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Daniel Negreanu spiega l’importanza dei blocker analizzando due mani giocate al WPT

Tutti i professionisti del poker sono concordi nel dire che i blocker siano un aspetto fondamentale del gioco. Che si tratti di No-Limit Hold’em o PLO, torneo o cash game, è indifferente: imparare a ragionare in base ai blocker è imprescindibile per diventare un giocatore vincente.

La definizione di blocker nel poker è piuttosto semplice: si tratta di quelle carte che escludono una parte importante di un range.

I blocker possono essere carte che abbiamo in mano o carte che scendono sul board. Un esempio per quanto riguarda il primo caso: abbiamo J-J e fronteggiamo un all-in sul board 10-10-9-2-8. In questo spot possiamo escludere dal range del nostro avversario tante combinazioni con il Jack, perché noi ne abbiamo già due in mano. Mani come J-10, J-7 e J-Q (che ci battono) sono molto meno probabili.

Daniel Negreanu

A proposito di esempi, recentemente Daniel Negreanu ha dato una spiegazione pratica dei blocker e della loro importanza durante il suo podcast di fine anno. Kid Poker ha ripreso due mani giocate al WPT Five Diamond del Bellagio nel quale i blocker hanno avuto un ruolo chiave, nel primo caso per consentire all’avversario di herocallare, nel secondo caso nel spingere lui stesso ad effettuare la chiamata. Ecco l’analisi del team pro di Pokerstars.

Daniel Negreanu spiega l’importanza dei blocker

Spot #1: Negreanu tenta il bluff su Vamplew

“La prima mano è stata giocata contro David Vamplew, un ottimo giovane giocatore”, spiega. “È importante sottolineare che si poteva ancora fare rebuy. Non avrei giocato in questo modo altrimenti”.

Daniel racconta che sui blinds 250-500 ha rilanciato a 1.200 con uno stack di circa 75.000 chips. Vamplew era direttamente alla sua sinistra e ha deciso di 3-bettare a 3.600. Con 9 6 in mano, Negreanu ha chiamato. “Con una mano del genere fuori posizione dovresti foldare, ma era il periodo dei rebuy e in questi casi puoi fare mosse strane per cercare di far crescere lo stack velocemente”.

Il flop è J-8-7 con due carte a quadri. Daniel fa check e chiama la puntata di 3.500. Sul turn scende un 4 e si ripete il check/call, stavolta sulla puntata di 8.000.

“Chiamare per centrare la scala è sbagliato, perché non ho le odds giuste per farlo”, spiega. “Inoltre se pesco il 10 non mi faccio pagare, vinco un piatto grosso solo se pesco un 5. Quindi, come faccio a vincere questo pot? Se esce un quadri posso facilmente avere un flush e in quel caso potrei andare all-in per le sue ultime 20.000 chios“.

David Vamplew
David Vamplew

Il river è proprio un 2 . Rispettando il piano, Daniel va all-in per 20.000 chips effettive, che in quel momento rappresentavano l’intero stack di Vamplew. Lo scozzese ci pensa a lungo e alla fine chiama con Q-Q. Una delle due carte era una q .

“In questo caso, è stato lui a ragionare in termini di blockers“, analizza Kid Poker. “Il motivo per cui è rilevante la q è perché se lui ce l’ha in mano non posso averla io, pertanto ho molti meno colori. Deve aver pensato che non potevo avere q -9, q -10, q -K e A-q . Ci sono tanti colori che non posso avere, perché la q  è una carta molto importante nel mio range. Per lui ha avuto senso chiamare proprio dopo aver ragionato sui blocker“.

Spot #1: Negreanu herocalla su un possibile colore “blockerato”

In questo caso Daniel rilancia da UTG a 2.000 su blinds 300-600 con K-K. Una sua avversaria (in quel momento era loro i due big stack al tavolo) 3-betta a 11.000. “Eravamo entrambi sui 250.000, non credo che si metterebbe a bluffare. Mi sono chiesto: se 4-betto e lei pusha chiamo con K-K giocandomi tutto il torneo? Meglio underplayare, anche per proteggermi dal cooler con A-A. La miglior mossa per me, in quello spot, è flattare“.

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Così Daniel si limita al call in posizione. Il flop è 6-7-2 con due carte a fiori. “Non ho niente di cui preoccuparmi per quanto riguarda set e scale, perché non sono nel suo range”, dichiara il team pro di Pokerstars. La giocatrice punta 16.000 e Daniel chiama. Il turn è una q . “Questa è una scary card, perché ora perdo contro Q-Q. Io faccio check e lei pure, molto velocemente. A questo punto non penso che abbia una Q, perché in tal caso ci avrebbe pensato almeno un po’”.

Un sempre competitivo Daniel Negreanu tra i finalisti (courtesy WPT)

Al river compare un 3 che completa un possibile colore e una scala. Ciononostante, Daniel è convinto di essere avanti: “Di cosa dovrei preoccuparmi su questo board? Ho K-K. Lei potrebbe fare check back, quindi devo puntare”.

Daniel mette in mezzo 24.000 chips e la sua avversaria rilancia a 60.000.

“Ho pensato: che diavolo succede! Il mio primo istinto è stato di foldare, perché con cosa può bluffare qui? Ma poi ho pensato alle combo. Lei sicuramente ha l’a nel suo range, ma io ho un k . Posso quindi escludere che abbia a k . Non può avere nemmeno a q perché ha fatto check troppo velocemente sulla Q al turn. Potrebbe avere a 10 o a j ? Queste mani giocano meglio con un call rispetto a una 3-bet, è improbabile che le abbia”.

Dopo aver fatto tutte queste considerazioni (che risultano utili soprattutto quando si parla di range molto stretti come, per l’appunto, quelli di 3-bet fuori posizione), Daniel si rende conto che nel range della sua avversaria non ci sono molti colori. “Ho pensato invece che potesse avere a -K, una mano che batto. La vibrazione era che stesse bluffando. Ho deciso di chiamare e lei ha mostrato a 10”.

Una mano che è andata male per Daniel Negreanu, che in questo spot ha perso un monster pot da 150.000 chips. Ciononostante, il canadese non si pente della sua scelta: il ragionamento sui blocker era corretto, e questa è l’unica cosa che conta.

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