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Arriva Black Wednesday italiano: sequestrato People’s Poker, nel mirino azienda di betting maltese

Terremoto nel mondo del gambling italiano con il coinvolgimento anche di uno dei network autorizzati più importanti del panorama italiano: People’s-Microgame. Sequestrate anche diverse skin, a tal punto da gettare nel panico molti giocatori italiani che non riescono più ad accedere al loro conto gioco.

La situazione, mentre scriviamo, è al limite del paradosso, visto che su alcuni siti del network, i players continuano a giocare.

Ma procediamo con ordine, con la maxi inchiesta della Procura di Reggio Calabria che mira a smascherare il controllo di alcune cosche della ‘Ndrangheta sul gioco online non autorizzato (in particolare con sede a Malta, Austria e Romania) e autorizzato.

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Nel mirino dei procuratori sono finite anche People’s Poker, Microgame ed alcuni grossi concessionari del network (Agile).

Sono in corso di esecuzione 41 ordinanze di custodia cautelare e il sequestro di 56 imprese nazionali ed estere, 1.500 punti commerciali e 82 siti nazionali e internazionali, per un valore stimato pari a circa 2 miliardi di euro. L’accusa principale è riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite, oltre alla raccolta illegale di scommesse non autorizzate.

Al centro dell’inchiesta diverse società operanti su Malta (il gruppo BetUniq ed altri) ma che raccoglievano gioco in Italia, attraverso una rete di CTD (Centri Trasmissione Dati). Per i procuratori, la mancata registrazione dei clienti è un presunto sistema per aggirare il fisco italiano e riciclare denaro. Ed è questo uno dei punti chiave dell’inchiesta (potete leggere a margine il comunicato stampa della Guardia di Finanza che spiega il sistema).

L’inchiesta ha toccato anche il mondo del poker autorizzato italiano con il sequestro cautelare del network People’s Poker ed alcune skin con migliaia di giocatori che non riescono più ad accedere ai loro conti.

La Procura di Reggio Calabria si è vista concedere una misura di sequestro preventivo cautelare per queste società. Il Tribunale delle Libertà poi si esprimerà – in un arco di tempo ragionevolmente breve – sulla fondatezza delle esigenze cautelari applicate dal Giudice per le Indagini Preliminari. I giocatori dovranno quindi attendere le decisioni della magistratura italiana.

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Come funzionava il sistema secondo la Guardia di Finanza

Il passaggio chiave del Comunicato Stampa della Guardia di Finanza che spiega il presunto sistema di riciclaggio e le accuse mosse al gruppo BetUniq che vanta una delle reti di CTD più importanti d’Italia:

1. “L’attività d’indagine complessivamente posta in essere – si legge in una nota diramata dalla Guardia di Finanza – ha permesso di portare alla luce un’associazione per delinquere di stampo mafioso con proiezione transnazionale – costituita da soggetti appartenenti all’organizzazione criminale denominata ‘ndrangheta – che avvalendosi di società estere di diritto maltese ha esercitato abusivamente l’attività del gioco e delle scommesse sull’intero territorio nazionale, così riciclando ingenti proventi illeciti”.

2. Invero, l’associazione criminale – attraverso lo schermo di imprese operanti nel mercato dei giochi e delle scommesse a distanza e dislocando in Stati esteri i server per la raccolta informatica delle giocate e la loro gestione – ha aggirato la normativa che regola il settore, realizzando consistenti profitti, poi reinvestiti per l’acquisizione di ulteriori imprese e licenze estere e nazionali per l’esercizio ancora più esteso e remunerativo delle attività.

In particolare, l’attività investigativa ha consentito di accertare che la raccolta “da banco” dei giochi e delle scommesse si è concretata attraverso una ramificata rete di agenzie che sono state inquadrate, simulatamente, come meri Centri di Trasmissione Dati (CTD) collegati a “bookmaker” esteri (autorizzati a operare la raccolta a distanza in forza di apposite licenze rilasciate dalla competente Autorità maltese) da un apparente “contratto di prestazioni di servizi”.

Difatti, la raccolta delle giocate – attraverso più siti internet di scommesse “online” (sia “.it” che “.com”) – non è avvenuta attraverso una transazione on-line in quanto le poste dei giocatori sono state acquisite in contanti o tramite assegni direttamente consegnati al gestore del punto commerciale dislocato sul territorio. Il contratto di gioco e scommessa, perciò, si è perfezionato interamente sul territorio dello Stato ed è stato direttamente gestito dal punto commerciale affiliato all’associazione criminale, che poi ha trasferito le somme – compensando le perdite con le vincite e al netto della propria provvigione – alla direzione amministrativa dell’associazione, allocata all’estero.

La diffusione dei brand con cui ha operato l’organizzazione è stata garantita da una rete commerciale strutturata gerarchicamente, rappresentata anche da imprese colluse con la camorra e la mafia, che ha distribuito provvigioni a cascata ai partecipi (secondo un criterio economico connesso al ruolo ricoperto).

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