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Brexit: Malta sempre più capitale del poker europeo per grinder e bookies, goodbye Londra!

Londra e la Gran Bretagna fino ad ora hanno rappresentato la location ideale per i grinders europei. I professionisti del poker online hanno sempre visto di buon occhio il Regno Unito per due motivi:

  • Le vincite derivanti da gioco in UK non sono tassate
  • La possibilità anche dalle piattaforme autorizzate britanniche (co.uk) di poter sfidare il field internazionale di PokerStars.com/eu, ParyPoker, 888Poker e delle principali rooms mondiali, con una tassazione alla fonte favorevole (prelievo del 15% sul rake lordo) che si riflette naturalmente sulla commissione applicata dalla sala da gioco sui pot (nel cash game) e buy-ins (negli MTT e nei sit and go e spin).

Molti giocatori spagnoli, francesi ed anche italiani si sono trasferiti a Londra e dintorni negli ultimi anni, nonostante il costo della vita decisamente oneroso e una sterlina molto forte.

Con la Brexit tutto potrebbe essere rivoluzionato. Molto dipenderà dai trattati bilaterali tra i singoli stati ma è chiaro che il principio di libera circolazione dei lavoratori e dei cittadini europei andrà a farsi benedire e i flussi migratori saranno disciplinati con maggiore rigore (anche se gli scenari catastrofici ipotizzati in queste ore paiono eccessivi).

Ma per un grinder (che svolge un’attività professionale atipica) non sarà semplice poter ottenere visti e permessi in Gran Bretagna senza un’altra occupazione ufficiale.

Una cosa sembra certa: la liquidità internazionale nel poker online e nel betting exchange pare non essere messa in discussione (questo aspetto però lo valuteremo nel dettaglio nei prossimi articoli), anche perché il Governo britannico ha già sposato questa scelta nel 2015 (le rooms co.uk hanno la porta aperta sul field dot com).

In tutti i casi per i grinder, nei prossimi anni, la scelta naturale pare cadere su Malta, in alternativa a Londra. Sull’isola già molti giocatori professionisti vivono anche per una qualità della vita buono ed un clima favorevole.

E’ una delle poche location che offre ai giocatori professionisti la possibilità di poter giocare su PokerStars.eu e sulle altre piattaforme internazionali nel pieno rispetto delle leggi locali (per gli aspetti fiscali leggi questo articolo).

Stesso discorso vale per le gaming company britanniche che avevano sede a Gibilterra e solo in UK. Tutti i bookmakers dovranno avere un quartier generale legale all’interno dell’Unione Europea se vorranno mantenere le licenze nel Vecchio Continente (Italia in primis). Per costi del personale, servizi e tassazione corporate, Malta è senza dubbio la piattaforma ideale (non a caso Rational Group ha il proprio quartier generale a Sliema dove controlla tutti i mercati del sud Europa).

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Lo stato della piccola isola del Mediterraneo da una parte è consapevole di aver perso all’interno dell’Unione Europea un alleato importante (alcune agevolazioni fiscali potrebbero essere messe in discussione) ma al tempo stesso vede nella Brexit un’opportunità.

Il premier Joseph Muscat  (leader del partito Laburista) è moderatamente preoccupato (Malta e Cipro sono i due paesi più esposti finanziariamente secondo gli analisti per Brexit) ma al tempo stesso è pronto a cogliere l’occasione: nelle ultime ore ha rivelato che Malta potrebbe essere il “gateway” (la porta) commerciale tra la Gran Bretagna e l’Europa, considerando che l’isola fa parte del Commonwealth. I negoziati tra Malta e UK quindi saranno orientati verso una reciproca collaborazione, anche perchè molti cittadini inglesi soggiornano sull’isola e parecchi maltesi lavorano a Londra.

Inoltre lo stato isolano si appresta al semestre di presidenza europea, nel quale dovrà avviare le trattative proprio con UK per i negoziati che dovranno stabilire le condizioni di uscita del Regno Unito dall’Unione.

Nel prossimo articolo analizzeremo nel dettaglio proprio le strategie maltesi nel settore del gaming per rafforzare la propria leadership europea.

Speciale Brexit – prima parte: le trappole fiscali per i grinders ed i giocatori di poker
Speciale Brexit – seconda parte: la fuga delle gaming company da Gibilterra

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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