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Candio: “I circoli non ce la fanno senza cash game”

gazzabet-50-bonusIl nostro editoriale sulla “Polizia dei giochi” sta scatenando, come ci aspettavamo, reazioni a catena, in particolar modo per la nostra posizione critica nei confronti del fenomeno del cash game nei circoli.

Critiche dai toni forti, ma che accettiamo perché espresse in buona fede e funzionali all’apertura di un dibattito costruttivo.  D’altronde eravamo consapevoli del fatto che sarebbe stato aperto un dibattito deciso (ben venga) sulla sostenibilità economica dei circoli. Un argomento più volte affrontato e, per questo motivo, non analizzato in quel contesto specifico, per non perdere di vista altri focus. Non vogliamo però essere travisati. Il nostro messaggio è un altro e non è demagogico. Ma procediamo per gradi.

  • Sostenibilità economica circoli

Il primo a sollevare dubbi è il November Nine italiano Filippo Candio che sul suo blog, con freddi numeri, dimostra chiaramente come grossi circoli difficilmente riescono a sostenere la propria attività solo con i tornei, anche quando si parla di un numero importante di partecipanti.

“Ragioniamo in economia: se organizziamo – scrive Filippo – un torneo da 100 euro al quale partecipano 100 persone ( risultato da circolo gigantesco) e ammettiamo che la casa prenda il 20% del montepremi ( dunque 80 €+ 20€ alla casa), cosa veramente esagerata che già dovrebbe far si che i giocatori intelligenti non si mettano a giocare un torneo del genere, notiamo che il guadagno della casa è di 2000 euro , molto direte voi?

Zero: devi pagare – prosegue Candio – una decina di dealer per almeno 6/10 ore e poi continuare a pagarne per il numero di tavoli rimanenti più qualcuno che dia i cambi ai ragazzi, cosa che se sei uno strozzino, ti costa minimo 60 euro all’ora. Ipoteticamente, se stai organizzando un torneo del genere, avrai una o due floorman e qualcuno che si occupi della sicurezza. Spendere soldi per pubblicizzare l’ evento e tutta una serie di cose. A fine dei conti non rimane granché e gli organizzatori lavorano 24 ore per niente. Dunque nei circoli live il cash game diventa una necessità e non altro”.

Il pensiero non è solo quello di Candio. E’ opinione di molti operatori che le associazioni senza cash game non possono andare avanti.

Ma è su questo punto che verte l’equivoco, secondo la nostra personale opinione ed è proprio per questo motivo che abbiamo proposto la costituzione di un ente indipendente di supervisione sulla regolarità del gioco.

L’obiettivo è quello di arrivare, in futuro, ad una disciplina compiuta (un passaggio che nel dettaglio spiegheremo nella seconda parte) che renda ogni attività dei circoli legale. Ma per riuscire a raggiungere un traguardo così ambizioso, il settore deve fare un passo indietro, o almeno fermarsi e riflettere.

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  • Scelte di fondo

Con l’anarchia attuale, non si va da nessuna parte. Bisogna però partire da un altro concetto: nessuno è mai stato costretto a intraprendere questa strada. Sono passati 6 anni, da quando lo Stato improvvisamente cambiò le carte in tavola nel live. Oramai le “regole” sono chiare e stabili a tutti, seppur un regolamento non sia stato pubblicato. I giudici hanno dato punti di riferimento chiari, riconoscendo la liceità dei tornei freezeout.

In qualsiasi settore dell’economia, ogni imprenditore valuta a priori se – dal suo punto di vista – l’attività economica da intraprendere, possa essere o meno sostenibile. E quando compie questa scelta, deve necessariamente, tenere presente il quadro normativo di riferimento, prima di assumersi i rischi d’impresa. Ma se sceglie di rendere sostenibile la sua impresa basandosi su un’attività illecita, è fuori strada. Se parliamo poi in ottica associativa, allora vi dovrebbe essere una sensibilità ancora maggiore, sotto questo profilo.

Il cash game è punito dal nostro codice penale e la Corte di Cassazione ha ribadito che si tratta di gioco d’azzardo, quindi punibile. E su questo non si può scherzare o giocare con le parole. Per uno scherzo del genere, a Modena, 10 giorni fa, sono state denunciate 70 persone.

Un modello (quello fondato sul cash game) che non può reggere, senza controlli e disciplina. Non a caso, nel primo decreto del 2008, si prevedeva una disciplina diversa, con l’organizzazione di tornei low stakes. Le sale da poker dovevano essere il trampolino di lancio per altri giochi. Ma il problema verte sempre sulla credibilità del settore.

Nella seconda parte parleremo della nostra proposta per disciplinare il live, con un doveroso chiarimento sulla “Polizia dei giochi”.

Fine prima parte – continua

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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