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I milionari del gambling: Michael Tabor e Ruth Parasol

ruth-parasolPeter Coates è l’uomo più ricco dell’e-gaming britannico ma ci sono uomini e donne che sono riusciti a fiutare il business in tempi non sospetti.

Michael Tabor (nella foto in anteprima) ha sempre avuto il gambling nelle vene, sia come manager che come scommettitore infallibile. Intuizioni e capacità che l’hanno portato a possedere il 45% delle azioni Victor Chandler, uno degli allibratori online internazionali più famosi. 

“I buoni scommettitori sono anche bravi bookmakers. Ho scoperto sulla mia pelle quanto sia vera questa frase” va spesso ripetendo. La sua storia è ricca di fascino. Michael Barry Tabor, nato a Londra nel 1941, ha accumulato grazie al gioco un patrimonio di 550 milioni di sterline, secondo l’ultima classifica pubblicata dal Sunday Times. Solo due anni fa, le sue ricchezze erano stimate in due miliardi. D’altronde la sua vita è sempre stata costellata da alti e bassi. 

Figlio di un vetraio di origine ebrea russa, ha costruito un impero dal nulla. Fin dalla giovane età è stato a contatto con il mondo del gioco d’azzardo: suo padre collaborava con un bookmaker per arrotondare lo stipendio. 

In poco tempo diventa uno scommettitore professionista ed uno dei massimi esperti nell’ ippica inglese.  Nel 1968, riesce ad ottenere in prestito da un finanziere ebreo, 30.000 sterline: acquista due betting shop che verranno battezzati da lui “Arthur Prince”. In poco tempo riuscirà ad aprirne ben 114 e a rivenderli nel 1995 per 27 milioni di sterline al gruppo Coral.

Il buon vecchio Tabor non è proprio un santo e nel 1970 viene squalificato dal Jockey Club, per aver corrotto due fantini. La squalifica a vita dagli ippodromi però gli viene revocata dopo tre anni. 

Non è però solo un manager scaltro e furbo, ma viene ritenuto nell’ambiente anche uno scommettitore abile, capace di condizionare anche le quote su un cavallo, in base alle sue giocate e valutazioni. Derrick Smith, uno dei responsabili di Ladbrokes, ha ammesso che nei primi anni ’80 non accettava più le scommesse da Tabor. 

Ha sempre saputo scegliere il cavallo giusto, non solo come scommettitore ma anche come investitore.  Grazie alle sue intuizioni i suoi pupilli sono riusciti a vincere molti premi di livello internazionale. E’ stato molto bravo anche nel diversificare i suoi investimenti: possiede un hotel di lusso alle Barbados e con il figlio controlla Global Radio, poi divenuta GCAP (insieme ad altri soci), il più grosso gruppo radiofonico del Regno Unito (ne fanno parte anche Radio Capital e Classic FM).

Chi non è da meno negli affari è Ruth Parasol, fondatrice di PartyGaming (che si è fusa due anni fa con la multinazionale austriaca Bwin)., la società madre di PartyPoker.

Il suo patrimonio, insieme a quello del marito Russ DeLeon, è stimato in 667 milioni di sterline. Californiana (figlia di un ebreo polacco sopravvissuto all’Olocausto), nel 1997, a soli 30 anni, ha la felice intuizione di investire nell’online, lanciando nei Caraibi il casinò Starluck

Un anno dopo, conosce l’ingegnere indiano Anurag Dikshit e fonda PartyGaming insieme ai soci Vikrant Bhargava e Russ DeLeon (suo marito). Il 2001 è l’anno della svolta con il lancio sul mercato del software sul texas hold’em: in pochi anni PartyPoker.com diventa la room numero uno negli States, monopolizzando o quasi il mercato.

Ruth Parasol rimane consulente di Party fino al 2006 e ad oggi è l’azionista di riferimento. Fino al 2005 la società ha registrato una rapida espansione, arrivando a registrare revenues lorde per 500 milioni di dollari all’anno, ma dal 2006 con l’entrata in vigore negli States della normativa federale UIGEA, PartyPoker si è dovuta ritirare dal mercato a stelle e strisce e subire una forte contrazione degli utili. 

Dopo la fusione con gli austriaci, Bwin-Party però sta ritornando ad investire negli USA, grazie ad alcune partnership di primo piano, in primis con MGM Resorts, il colosso di Las Vegas.

fine seconda parte – continua

Prima parte: Peter Coates