Come era logico prevedere, dopo la sentenza della scorsa settimana dell’High Court inglese sulla tecnica dell’edge sorting usata da Phil Ivey, gli avvocati del Borgata Casinò – secondo quanto ha riportato il sito NorthJersey.com – sono passati all’offensiva, depositando una memoria all’US District Court del New Jersey, per evidenziare davanti ai giudici statunitensi, le conclusioni dei “colleghi” inglesi.
E’ vero che stiamo parlando di due sistemi giudiziari diversi, però essendo entrambi di common law, i legali del casinò di Atlantic City vorrebbero addirittura l’applicazione diretta della sentenza, sostenendo che i due casi sono del tutto identici (ed anche parte dei soggetti coinvolti).
In tutti i casi, la giurisprudenza è inesistente in materia e un precedente specifico può senza dubbio influenzare in maniera decisiva qualsiasi giudice.
Per questo motivo, la prima sentenza rischia di creare un effetto domino e Ivey potrebbe dover restituire i 9,6 milioni di dollari vinti nel casinò di Atlantic City.
Come noto, sette giorni fa, l’High Court di Londra ha sancito che Phil Ivey avrebbe vinto in modo irregolare ai tavoli di baccarat del Crockford Casinò della capitale inglese. In questo modo la sala da gioco non sarà più costretta a pagare la vincita (pari a circa 12 milioni di dollari).
Sulla scia di questo precedente, nella giornata di lunedì, gli avvocati del Borgata hanno depositato una memoria contenente la sentenza del tribunale britannico, dove si mette in evidenza il comportamento di Mister Ivey.
Per il giudice inglese, il poker pro statunitense ha “barato”, in base all’applicazione del diritto comune, per una motivazione chiara: essendo a conoscenza del difetto del mazzo, avrebbe “manovrato” a suo vantaggio il dealer, chiedendo una distribuzione delle carte non convenzionale, in modo tale da esporre questo tipo di difetto ai suoi occhi e della sua socia.
Il Borgata sostiene che Ivey abbia assunto il medesimo comportamento, per questo invoca la restituzione della vincita da 9,6 milioni di dollari, maturata in diverse sessioni nel 2012.
Da un punto di vista strettamente legale, la posizione di Ivey in questo caso è ancora più debole, perché il poker pro avrebbe più volte ingannato la casa da gioco, chiedendo che fossero usate le medesime carte e distribuite allo stesso modo del Crockford, affermando di essere superstizioso ed esponendo anche altre scuse ai manager. Se questa versione dei fatti fosse provata davanti al giudice, saremo davanti ad un chiaro quadro truffaldino costruito ad arte e finalizzato al raggiro.