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Marco Trucco: “non conviene più puntare sui pro sponsorizzati”

marco-truccoSponsorizzare i poker pro è sempre un investimento efficace per una room oppure sono più profittevoli altri strumenti marketing? Ci sono due scuole di pensiero al riguardo, una favorevole e l’altra contraria. Il mercato d’altronde è in continua evoluzione ed in Italia la concorrenza oramai è alle stelle.

Per la promozione di un brand, basta una semplice patch ad un torneo oppure servono canali più diretti e verticali nell’online? Lo abbiamo chiesto a Marco Trucco, ex country manager di Everest Poker ed attuale CEO di Casinò Italia. Ci siamo rivolti a lui perché hanno fatto un certo effetto alcune sue dichiarazioni espresse durante il convegno Italian Gaming Revolution proprio sull’argomento. Trucco va controcorrente rispetto a molti marketing manager.

AP: Ci può chiarire la sua posizione sulle sponsorizzazioni nel poker? Per lei sono investimenti necessari?
MT: Volevo puntualizzare che il senso del mio intervento era solo volto a spiegare la strategia di Casinò Italia. Logico che per il nostro brand, l’utilità di un’ operazione del genere è del tutto marginale. Mi spiego meglio: in Everest avevo il lusso di avere giocatori sponsorizzati.

AP: Un lusso? In che senso?
MT: E’ un lusso per una room, non certo un elemento centrale per una strategia marketing.

AP: Ma un giocatore sponsorizzato che caratteristiche deve avere?
MT: Deve essere molto bravo nelle pubbliche relazioni. Se riesce a fare qualche risultato tanto meglio, ma la cosa fondamentale è la sua capacità di comunicare. Partiamo dal presupposto che i poker pro non possono vincere tutti i tornei: se fanno due buoni piazzamenti l’anno è già una buona media. Devono invece essere capaci di attirare l’attenzione su di sé. Io avevo Cristiano Blanco che era molto bravo in questo ed anche Francesco De Vivo. Per me erano importanti sotto il profilo delle pr.

AP: Cosa chiedeva ai suoi giocatori?
MT: Le vittorie a me non interessavano. La reale bravura di un player è fare notizia anche quando non arrivano i risultati; non viceversa.

AP: La sua esperienza attuale parte da differenti presupposti o sbaglio?
MT: Casinò Italia è un’azienda diversa, orientata solo sul mercato italiano, principalmente dei casinò. Sono convinto che, in questo momento, avere un team di giocatori professionisti non sia la soluzione migliore per noi. E’ un investimento che non vale la candela: se sei fortunato arrivi in un paio di tavoli finali e devi sperare che siano ripresi dalla televisione. E’ quasi impossibile rientrare dell’investimento iniziale. Diciamo che non c’è un ritorno economico nel breve termine.

AP: Secondo lei quando può essere sensato puntare su un testimonial?
MT: Quando il brand valorizza il giocatore e viceversa. Non posso aspettare che il giocatore mi arrivi ad un final table per valorizzare il mio brand, sono altre le cose da fare.

cristiano-blancoAP: Qualche anno fa era però i poker pro erano centrali nelle politiche marketing, soprattutto per le rooms più importanti. E’ d’accordo?
MT: Si, c’era un mercato da acquisire, il campo era aperto e le rooms venivano identificate con i volti dei giocatori. I Luca Pagano e i Max Pescatori hanno fatto benissimo e così le aziende ad investire su di loro. Ed è stato un bene per tutto il poker online. Ora però le cose sono cambiate e questo tipo di investimento serve solo a determinati gruppi. Sono un lusso che può permettersi solo chi ha un budget promozionale molto ampio. Comunque non vorrei essere equivocato perché i giocatori sponsorizzati hanno fatto bene al mondo del poker.

AP: Facciamo un gioco: se un giorno decidesse di sponsorizzare un giocatore, chi sceglierebbe?
MT: Senza dubbio a me piace l’idea del player sponsorizzato nato e cresciuto nella nostra room. Sono contrario al poker mercato. Ai propri giocatori si lancia un messaggio sbagliato. Su Everest avevamo fatto una promozione molto bella con i nostri players che alla fine venivano selezionati da una commissione. Il primo anno vinse Simone Coppari mentre nella seconda edizione fu scelto Francesco De Vivo. Non escludo in futuro di promuovere un’iniziativa simile.

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AP: Le piace scommettere sui volti nuovi?
MT: Senza dubbio: amo puntare sul giocatore che deve ancora fare il grande colpo.

AP: Il vip nel poker non è visto benissimo, soprattutto per la community online. E’ dello stesso avviso? Assicura un buon ritorno d’immagine?
MT: Nel poker, il vip serve a poco, perché il player che inizia a giocare può essere anche attratto ma alla lunga preferisce avere un punto di riferimento, un compagno di strada che rappresenti il suo sito. Il vip da solo non funziona, deve essere affiancato da alcuni giocatori.

AP: Per i casinò immagino sia diverso?
MT: Assolutamente si, il testimonial in questo caso serve e deve essere un volto conosciuto al grande pubblico. Non a caso abbiamo deciso di puntare su Belen Rodriguez (nella foto in basso) per una campagna promozionale sul web e lanceremo una skin di Fabrizio Corona. Il mercato dei casinò ha logiche diverse rispetto al poker. Abbiamo in cantiere anche altre interessanti iniziative che riguardano grossi gruppi.

belen-rodriguez

AP: Alcune rooms, anche di livello internazionali, hanno deciso di applicare una sorta di turnover: alla scadenza dei contratti preferiscono ingaggiare altri volti. Come interpreta questa scelta?
MT: Per me sbagliano. Avere un giocatore professionista è un investimento a lungo termine. La sua immagine deve essere abbinata a quella della room. Quando avevo Blanco, ho fatto di tutto per trattenerlo perché avevamo lavorato molto sulla sua immagine nel corso degli anni. Per me non ha senso neanche avere un team con 5 o 6 persone; la mia però è solo una visione personale e non è nell’unica, né la migliore, è solo un mio pensiero: io investo in un volto che deve sempre essere identificato alla room. Una persona mi basta e mi avanza. La sua attività non deve essere solo ai tavoli ma anche fuori: interviste etc.

AP: Per un sito come il vostro quali possono essere le strategie marketing alternative alle sponsorizzazioni?
MT: Bisogna sempre cercare strade diverse. Ad esempio, stiamo mettendo online una versione tradotta in lingua cinese del nostro sito. Ci sono 400.000 residenti cinesi regolari che hanno codice fiscale e che potenzialmente possono giocare sulle piattaforme italiane. Le nostre iniziative sono sempre volte all’online essendo un gruppo che opera esclusivamente su internet. Anche con Belen, la campagna sarà solo sul web.

AP: Ha un sogno nel cassetto o un obiettivo?
MT: Si, creare un’associazione che rappresenti solo gli operatori che lavorano esclusivamente nell’online, con l’obiettivo di curare la comunicazione e l’attività di lobby. Delle associazioni già esistenti non mi sento rappresentato perché hanno interessi diversi e rappresentano anche le società offline. Invece deve esserci un’entità che tuteli gli interessi di settore e che intervenga e prenda la parola, ogni qual volta il gioco online venga attaccato deliberatamente nei telegiornali ed in altre sedi. Purtroppo capita sempre più spesso ed è giusto tutelarci.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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