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No alla liquidità internazionale? L’esodo di 50 poker pro portoghesi verso Praga, Malta e Brasile

Inutile ripetere e ribadire l’importanza del fattore liquidità nel poker online. In Portogallo, l’attuale Governo, dopo aver promesso l’apertura delle frontiere per il futuro mercato regolamentato, ha fatto marcia indietro, scatenando l’ira (e non solo) di molti poker players.

Il nuovo mercato legale stenta a prendere forma per via della complessa burocrazia, l’amministrazione pubblica è in evidente affanno nel gestire l’apertura e il ritardo sta diventando imbarazzante. Da giugno infatti non è più possibile giocare sulla rete dot com.

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Joao Nunes, responsabile del primo blog in Portogallo e membro del team di PokerStars

Non a caso, PokerStars era intenzionata ad organizzare una tappa dell’EPT all’Estoril ma la scarsa fiducia nei confronti della burocrazia di Lisbona e i continui ritardi, hanno indotto i manager di PS a rinviare l’appuntamento nei prossimi anni, quando il mercato legale sarà realtà.

Ottantasei rooms sono state chiuse (o si sono ritirate dal mercato portoghese) nell’ultimo semestre e ben 50 poker pro – da giugno 2015 ad oggi – hanno deciso di salutare famiglia e amici e di trasferirsi all’estero.

A dare evidenza a questa singolare vicenda è il quotidiano lusitano Diário de Noticias che racconta dell’esperienza all’estero di questi “migranti”, costretti in alcuni casi anche ad interrompere gli studi pur di continuare a conservare un reddito che li renda indipendenti.

Le mete preferite sono Repubblica Ceca, Malta, Gran Bretagna, Ungheria e addirittura Brasile (scelta di vita forse ancor più condivisibile, considerando anche le minori difficoltà linguistiche nel trasferimento).

Il Diário de Noticias li ha definiti “migranti speciali“. Uno di questi ragazzi ha affermato dalla sua nuova residenza di Praga: “ritornerò in Portogallo solo quando la nostra professione di poker pro sarà legalmente riconosciuta. Qui in Repubblica Ceca siamo circa in 25, tutti pro. Nel poker l’unica soluzione interessante è la liquidità internazionale “.  Cinquanta giocatori professionisti può sembrare un dato insignificante, ma se si considera le dimensioni del mercato portoghese, a nostro avviso si tratta di un numero enorme in proporzione.

In Europa, nessun mercato nazionale può permettersi il lusso di rinunciare a 50 grinder in questo momento, figuriamoci nel piccolo Portogallo che ha una popolazione di 10 milioni di persone.

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Joao Nunes, responsabile del primo blog portoghese (Pokerpt.com) e poker pro di PokerStars, afferma: “la burocrazia è enorme, il processo richiede molto tempo ed è una situazione molto complicata per i giocatori. In almeno 50 hanno lasciato fidanzate, amici e famiglie per giocare all’estero visto che dallo scorso giugno non è più possibile accedere al dot com in Portogallo. Non si tratta di giocatori amatoriali”.

L’associazione dei grinder dell’online sostiene: “La community conta circa 60.000 utenti registrati unici, diversi sono professionisti o semi pro. In 150.000 hanno almeno una volta giocato online”.

E non è escluso che nei prossimi mesi altri giocatori decidano di intraprendere il medesimo percorso, in particolar modo se la burocrazia lusitana continuerà a gestire con lentezza l’apertura del mercato: sono 11 le gaming company che hanno presentato domanda per una licenza.

Il problema rimangono le scarse dimensioni, vista la rinuncia (discutibile) alla liquidità internazionale. E con questo esodo, il mercato potrebbe partire già zoppo.

Puoi leggere qui in versione integrale l’articolo del quotidiano portoghese

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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