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Perché la Global Poker League può avere successo: l’esempio degli eSports e dei pro di Dota

Alex Dreyfus e Global Poker Index hanno presentato l’ambizioso progetto della Global Poker League, primo campionato del mondo a squadre, sostenuto da una ricapitalizzazione per 4,9 milioni di euro, solo per iniziare le danze e garantire al nuovo circuito la tecnologia necessaria.

Dreyfus punta al bersaglio grosso: rendere il poker sportivo un gioco affascinante non solo agli occhi di chi lo pratica, ma anche per chi lo segue, visto che spesso in un tavolo televisivo bisogna aspettare ore solo per vedere una mano decente o un’action interessante. E’ ora di cambiare.

Pensate quando nel 1997 fu introdotta per la prima volta la Hole Card Camera: un piccolo oggetto che ha rivoluzionato il poker per decenni, rendendolo molto popolare. Tecnologia e innovazione sono alla base dei grossi cambiamenti, GPI ha capito che la strada è quella.

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Ora non ci sono solo le televisioni: Global Poker League si ispira al boom e all’esplosione degli eSports, non a caso il format è il medesimo: competizione a squadre con i players pagati direttamente dai team e dalla Lega. Le competizioni vengono disputate nelle arene sportive con presenti migliaia di appassionati, ma il vero successo è testimoniato dal seguito registrato su Twitch, con milioni di persone incollate al monitor a seguire gli eventi in streaming.

Negli eSpors ci sono ragazzi che possono vantare ingaggi milionari: in Corea e Cina esistono molti professionisti. Il più ricco, colui che ha guadagnato di più è il 25enne statunitense Saahil “UNiVeRsE” Arora, campione di Dota 2, con 1.600.000$ incassati nel 2015.

Pensate che grazie a queste competizioni, quasi 30 milioni di dollari sono stati spartiti da 1.060 players cinesi, 29 milioni da 1.412 coreaniDenaro non scommesso da altri players ma finanziato da sponsor, televisioni e appassionati che invadono gli impianti sportivi e pagano ticket d’ingresso per assistere per ore ed ore, a queste competizioni.

Il format della Global Poker League ha buone possibilità di sfondare soprattutto negli Stati Uniti e nei mercati asiatici. Difficile che queste competizioni possano – in un primo momento – avere successo in Europa, ma la GPL è forse l’ultima chance per trasformare il poker in un fenomeno di massa.

Forse ha ragione proprio Dreyfus: è giunto il momento di pensare in maniera diversa, svincolarsi dai vecchi schemi (che hanno portato alla stagnazione del mercato) e puntare in alto.

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Per questo il manager francese punta a spettacolarizzare la competizione pokeristica con l’aiuto della tecnologia (“The Cube”) e con la modifica di alcune regole, per rendere il gioco più veloce e dinamico.

A Londra, il CEO di GPI incontrerà i più importanti esponenti del poker mondiale, proprio per coinvolgere grossi sponsor nel progetto.

Negli anni del boom si parlava soprattutto di “poker sportivo” poi si è perso il focus sulla competizione e l’attenzione è stata spostata solo sui soldi. Da quel momento è iniziata una rapida discesa di popolarità per il giochino, le pressioni politiche e dell’opinione pubblica sono aumentate e, in modo inevitabile, è scemato l’interesse delle televisioni che hanno relegato il texas hold’em nei palinsesti notturni.

Nel momento del boom degli eSports e dei Daily Fantasy Sports (che hanno cannibalizzato il mercato dell’e-gaming statunitense), forse il mondo del poker dovrebbe aprire gli occhi e capire che le vecchie regole e lo stesso modo di pensare di 15 anni fa, non portano a nulla, se non ad un facile e scontato declino.

Per questo è giusto puntare sulla spettacolarizzazione del gioco, valorizzando al massimo il concetto di competizione sportiva e, su questo aspetto, forse Dreyfus ha ragione. D’altronde sono stati proprio i francesi ad ideare le Olimpiadi, i Mondiali di Calcio e la vecchia Coppa Campioni. La speranza è che anche nel poker (con le dovute e necessarie proporzioni), parta da un parigino (residente a Malta) un’altra rivoluzione che renda finalmente moderno questo gioco.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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