Il fisco italiano ha contestato – nel marzo del 2015 – a PokerStars una mancata dichiarazione di 85 milioni, ma dopo oltre 10 mesi, lontano dal clamore mediatico, il caso si è sgonfiato. Alla fine è arrivato un accordo extragiudiziale per 5,9 milioni di euro.
Lo ha annunciato poche ore fa Amaya Gaming, la società canadese che controlla PokerStars. Nella nota stampa, la multinazionale ha reso noti i dettagli dell’accordo:
“stamani sono stati pagati 5,9 milioni di euro, nel rispetto dell’accordo finale con le autorità fiscali italiane, per risolvere un contenzioso fiscale, in precedenza comunicato, in cui l’Agenzia delle Entrate ha stimato che una controllata di Amaya doveva versare circa 85 milioni di euro, per le sue attività in Italia utilizzando il marchio PokerStars, per gli anni d’imposta 2009-2014”.
“L’accordo rappresenta una soluzione definitiva della questione e il pagamento comprende tutte le somme dovute alle autorità italiane per i periodi in questione. Inoltre, non sono dovute tasse supplementari per l’anno fiscale 2014. L’intero importo in liquidazione e le relative spese sono state pagate utilizzando lo speciale fondo previsto dal contratto siglato al momento dell’acquisto di PokerStars da parte di Amaya”.
La famiglia Scheinberg aveva previsto un fondo per le querelle giudiziarie riguardo la gestione precedente, per circa 300 milioni di dollari.
Si chiude il contenzioso tra lo stato Italiano e PokerStars in merito alla presunta mancata dichiarazione relativa agli anni fiscali 2009-2014. Come noto, PokerStars da anni non ha più sede in Italia (controlla il mercato italiano dall’isola di Malta, in armonia con la legge per gli adeguamenti degli obblighi comunitari del 2009), ma per alcuni anni si è avvalsa di alcuni servizi markleting di una controllata che operava sul suolo italiano.
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