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Serve una Poker Players Aliance europea?

paddy-powerUna ricerca di Deloitte sul mercato spagnolo ha suggerito che per essere sostenibile, la tassazione nel settore del poker online non può essere superiore al 10%. Da qui si può comprendere come la maggior parte dei mercati regolamentati europei sia in crisi.

L’elevata pressione fiscale soffoca la vitalità del settore che si traduce in mancati investimenti e soprattutto in un rake più alto per i players. Ma i Governi centrali sembrano essere insensibili all’argomento.  Ed è interessante, in quest’ottica, leggere un editoriale a firma di Jocelyn Wood di PokerFuse che analizza nei particolari, il poker online europeo ed in particolare,  quali sono le cause “geo-politiche” che hanno portato alla flessione degli ultimi anni: “il poker online in Europa è in pericolo, perché l’Unione Europea è frammentata, per divisione linguistica e per mancanza di cooperazione internazionale. Non c’è una difesa coordinata. La minaccia viene dalla crescente prevalenza della regolamentazione nazionale, il tutto giustificata sulla teorica protezione del consumatore. In realtà si tratta di un paravento per aumentare le entrate fiscali”.

Il blogger propone una soluzione: “è arrivato il momento di formare un’associazione no profit, una versione europea di Poker Players Aliance (PPA) che formi lobby con i parlamenti nazionali, per una legislazione unica che permetta al poker di prosperare. Ne hanno bisogno i giocatori ed anche l’industria”.

Ad una prima lettura sembrano parole sante ma se ci riflettiamo, la soluzione non convince: attenzione, la realtà europea è completamente diversa da quella americana ed ogni stato ha proprie tradizioni ed equilibri politici e democratici.

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Inoltre, abbiamo delle forti riserve sull’efficacia della PPA a questi livelli. Negli Stati Uniti, per certi versi, è stata inutile.  La PPA – in teoria – era una super potenza, finanziata da PokerStars e Full Tilt ai tempi d’oro. Una super potenza che non è stata capace di evitare l’urgano black friday.

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Da oltre un decennio la Poker Players Aliance ha provato a far approvare una legge federale, ma tutti i tentativi sono andati a vuoto. Negli ultimi anni, il poker online è stato permesso in Nevada, New Jersey e Delaware solo su una precisa spinta della potentissima lobby dei casinò americani.

Non vogliamo dire che l’associazione dei players non sia utile (in diversi casi, pro statunitensi sono stati assolti in procedimenti penali di primo piano grazie alla collaborazione dei legali della PPA), ma i processi che portano all’emanazione di una regolamentazione, sono di difficilissima gestione per qualsiasi associazione e lobby di questo tipo (anche se al loro interno vi è la presenza di ex senatori di primo piano). Difficile negli States, quasi del tutto impossibile nel contesto politico europeo. Un’associazione rappresentativa dei players può essere funzionale alla difesa e tutela del settore, dai continui attacchi dell’opinione pubblica, ma non illudiamoci che possa disporre di super poteri.

– fine prima parte – continua

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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