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Tra truffe e cash game: perché serve una polizia del giochi nel poker

gazzabet-50-bonusLe ultime vicende vissute dal poker live italiano meritano una profonda riflessione: a Modena hanno denunciato 70 persone (12 organizzatori e 58 giocatori), alcune delle quali sorprese a giocare a cash game.

Domenica sera, nella poker room di Campione, lo staff del casinò è stato abile nel sorprendere un giocatore che aveva introdotto chips false, durante un torneo. Ora rischia una denuncia per truffa e l’evento è stato annullato.

A Vercelli invece, un circolo è stato dissequestrato nonostante il poker sia nella tabella dei giochi proibiti della Questura locale. Ma per i giudici, il poker sportivo, quello in modalità torneo, è diverso rispetto al poker tradizionale (cash game).

Quali certezze per i giocatori italiani nel live? Nel settore (soprattutto alla base) si sta verificando un’anarchia dilagante: ognuno applica le proprie regole, senza neanche leggere le linee guida della Cassazione. Sentenze o meno, una cosa è certa: il cash game è vietato a qualsiasi livello. In poche parole, c’è bisogno di un ente che supervisioni tutto.

In Gran Bretagna, nel 1968 hanno fondato la “Polizia dei giochi”. Si tratta di un’authority super partes che garantisce la regolarità del gioco a qualsiasi livello. L’ente monitorizza anche i movimenti sospetti dei giocatori all’interno dei casinò.

E’ un’arma molto efficace per contrastare anche il riciclaggio e rilascia le licenze dei croupier. Controlla ogni aspetto, con il massimo rigore. Dopo la felice esperienza britannica, tutti i paesi occidentali hanno costituito authority di controllo, in Italia no.

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Con l’esistenza di un’ente di garanzia del genere, sarebbe possibile anche disciplinare in modo credibile il movimento dei circoli.

Da quando la Cassazione ha emesso le tre famose sentenze, in diversi club della Penisola si è “giocato” con l’ambiguità, sostenendo che fuori dai casinò si possa organizzare qualsiasi tipo di evento live. Niente di più falso.

La Cassazione ha dato linee guida precise (solo tornei live freezeout con limiti chiari). Ma il cash game prolifera a macchia d’olio. Ed è noto che è una disciplina vietata dal nostro codice penale e la Corte lo ha ribadito nell’ultima sentenza del 2013.

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Se è consentito online, non vuol dire che non sia un gioco d’azzardo dal vivo.  La disciplina del cash in rete deriva solo da una deroga speciale che autorizza questo gioco, ma solo con controlli e limiti specifici. Controlli che nella sua versione dal vivo sono pura utopia.

All’interno del movimento sta nascendo un movimento d’opinione che potrebbe presto portare alla costituzione di un’associazione pronta ad auto-gestire il settore, senza però fare sconti a nessuno e a denunciare chi trasgredisce le regole. E’ l’unica strada per fare “pulizia” e distinguere in modo netto i circoli di poker sportivo dalle bische.

Un modo soprattutto per tutelare i players sotto vari aspetti. Il primo obiettivo è ovviamente quello di proteggere gli appassionati che devono vivere il poker sportivo come puro divertimento. I tornei devono essere interpretati come una forma di intrattenimento a basso costo.

Inoltre, i circoli sani si sono accorti che il cash game live non solo rappresenta una concorrenza scomoda sul territorio (molti players preferiscono andare in associazioni più permissive…) ma è innanzitutto un pericolo per gli equilibri sociali ed economici del settore. Molti giocatori vanno rotti in poco tempo, stroncando non solo la liquidità interna dei circoli virtuosi (che si trovano con meno clienti) ma anche arrecando gravissimi danni d’immagine all’intero movimento. Per non parlare delle conseguenze sociali personali dei giocatori che devono rimanere prioritarie. Oltre alle riserve, emerse in primo luogo ai Monopoli, sull’efficacia dei controlli nelle dinamiche live del gioco.

Il poker sportivo dal vivo deve tornare alle origini e ritrovare l’antico spirito: con la costituzione di un’autorità dei giochi indipendente, tali obiettivi potrebbero non essere così lontani.

 

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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