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Alec Torelli: “All’università guadagnavo più dei miei professori, così decisi di provarci col poker”

Oggi Alec Torelli è uno dei giocatori di poker più stimati al mondo, perché oltre ad aver vinto milioni di dollari è anche noto per i preziosissimi suggerimenti che dispensa su Youtube. Grazie ai suoi video di strategia e ai consigli (di poker e di vita) che fornisce quotidianamente, si è costruito una solida fanbase. Proprio per questo motivo riceve spesso una domanda ben precisa: come è iniziata la tua carriera di poker pro? Il player italo-americano ha deciso di svelare ai suoi followers com’è iniziata questa straordinaria avventura.

“Era il 2003 ed ero al penultimo anno di liceo” spiega Torelli. “Quello era l’anno di Chris Moneymaker, il momento di massima crescita del poker negli Stati Uniti. C’erano pubblicità ovunque, il poker era sexy e Chris Moneymaker incarnava l’idea che tutti potessero vincere. Io e i miei amici iniziammo a giocare soprattutto per una questione di competizione, ma era forte anche l’eccitazione di poter vincere soldi. Un giorno mi invitarono a casa di un amico per giocare e io, un adolescente sicuro di sé e un po’ arrogante, mi presentai pensando che avrei battuto tutti”.

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Effettivamente andò proprio così e fu quella la prima volta in cui Alec pensò di potersi guadagnare da vivere giocando a poker: “Ovviamente ero fortissimo per quella partita. Vinsi $12, una cifra che mi fece sognare di diventare un professionista“.

Quel semplice sogno divenne un obiettivo reale quando Alec incontrò un’esigenza: “Volevo comprarmi una macchina all’epoca e iniziai a chiedermi quanto avrei dovuto vincere per farlo. L’altra possibilità era di trovare un lavoro, ma io scelsi il poker. Iniziai a leggere libri e a giocare online. Era uno spettacolo a quei tempi: versavi 50$ e con i giocatori scarsi che trovavi e la rake bassa potevi guadagnare subito molto bene. Da quei $50 vinsi parecchi soldi“.

Acquistata l’automobile, Alec iniziò a cercare qualcuno che condividesse la sua passione. Lo trovò durante una partita privata: “Giocavamo ogni giorno dalle 15:00 alle 17:00. Era una partita tra amici ma ci spostavamo in tutta la Orange County per mantenerla viva. Io vincevo sempre, pensavo di essere il migliore anche se lo ero solo negli home games. Con uno dei miei amici parlavamo solo di quello, studiavamo insieme e iniziammo ad utilizzare i software di supporto per il poker online”.

Dopo aver finito il penultimo anno di liceo, Torelli si rese conto che il poker non era più un semplice passatempo: “Io e il mio amico dedicammo tutta la nostra estate al poker. Online stavo andando bene: ricordo che una volta vinsi $3.000 giocando il NL 200. Per me erano tantissimi soldi. Uno dei momenti chiave c’è stato quando giocai un torneo da $30 e lo vinsi per $2.200. Ero già all’ultimo anno di liceo e decisi di offrire il pranzo a tutti i miei amici. Ero il re del mondo, solo il poker ti dà questa sensazione. Ti senti invincibile”.

Con queste premesse era facile immaginare che l’università sarebbe passata in secondo piano. Nonostante il trasferimento in Texas per studiare, Alec Torelli si rese conto in fretta di non essere tagliato per quell’ambiente, non con quella voglia di imporsi nel mondo del poker.

Alec Torelli a Macao
Alec Torelli a Macao

“Amavo il gioco, avevo grande passione e dedizione e ottenevo anche ottimi risultati. Sono andato all’Università di Dallas ma giocavo così tanto poker che saltavo le lezioni e nel frattempo giocavo a limiti sempre più alti. Vincere o perdere $1.000 al giorno era ormai diventato la norma, e iniziavo a perdere la concentrazione in aula. Era difficile continuare a seguire le lezioni: con i miei compagni mi vantavo di guadagnare più dei nostri insegnanti. Non era un bel modo di ragionare, ma la mia mentalità dell’epoca era che il poker rappresentava un’infinità di opportunità. Pensavo: perché trovare un lavoro se posso fare ciò che adoro e guadagnare molti più soldi?

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La svolta ci fu nell’estate del suo primo anno di università:

“Ricorderò per sempre quel giorno. Ero a Dallas, seduto su uno sdraio di fianco a questa piscina dell’università. Tutti intorno a me studiavano sugli appunti e ripassavano per gli esami. Io invece mi ero stampato tutte le mani che avevo giocato per ripassare le mie mosse. Ne parlavo al telefono con il mio amico rimasto in California e avevo una calcolatrice per calcolare le odds delle mani, perché all’epoca non c’erano altri strumenti”.

Un’improvvisa presa di coscienza gli fece capire che la sua strada era il poker e avrebbe dovuto concentrarsi solo su quell’attività. Non per forza a tempo indeterminato, ma un tentativo andava fatto:

“Realizzai improvvisamente che tutti intorno a me si impegnavano al massimo per ottenere una laurea, mentre io mettevo lo stesso identico impegno nel poker. Così mi resi conto di non appartenere a quel mondo. Decisi di prendermi un anno: ero giovane, se avessi perso tutti i soldi che avevo (circa $20.000-$30.000) sarei tornato a studiare all’università l’anno successivo. Sarei stato comunque giovane e senza un soldo, come tutti gli altri studenti universitari”.

Il resto, come si suol dire, è storia: “Quel giorno a Dallas decisi che avrei inseguito i miei sogni per avere la certezza di guardarmi indietro in futuro e non avere alcun rimpianto. Così mi presi un anno da dedicare solo al poker, nel quale vinsi tantissimo online. Andai ad Aruba per giocare un torneo e vinsi $40.000 (chiudendo 8°, ndr). Da quel momento non mi sono mai più guardato indietro”.

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