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Andy Bloch: “Ivey deve ancora molti soldi a Full Tilt”

andy-blochAndy Bloch, uno dei giocatori più in vista del Team Pro di Full Tilt Poker, nonché azionista di Tiltware (la holding che controllava la red room) parla a cuore aperto e svela alcuni retroscena esplosivi sulle vicende e gli intrighi societari di quella che era la seconda room mondiale,  affondata dal black friday.

In vista del rilancio previsto per il 6 novembre (quando dovranno essere rimborsati tutti i giocatori dai nuovi azionisti) Bloch ha rilasciato un’interessante intervista a DiamondFlushPoker, noto moderatore del forum 2+2.

Il player originario di New Haven ha raccontato le fasi calde post 15 aprile 2011, quando si è recato a Dublino per due settimane, per seguire da vicino lo stato di crisi finanziaria della room, già al tempo oggetto di trattativa di vendita.

Andy Bloch non ha risparmiato un duro attacco frontale a Phil Ivey: nella calda primavera del 2011, Bitar e soci  erano riusciti a ‘scongelare’ 60 milioni di dollari che dovevano essere destinati ad un iniziale (parziale) rimborso dei clienti: “se Phil Ivey non avesse presentato quella denuncia contro Full Tilt, con ogni probabilità sarebbe andato tutto a buon fine. C’era un piano per restituire i fondi ai players statunitensi. Noi azionisti stavamo valutando un programma per pagare i giocatori ma poi tutto è saltato…”.

“Nel consiglio dei soci si era anche valutato di ricapitalizzare per 100 milioni di dollari, ma purtroppo non tutti sono come Chris Ferguson che non è abituato a spendere e sperperare.. Diversi azionisti non avevano la liquidità necessaria, perché avevano fatto investimenti nel settore immobiliare ed avevano perso molti fondi”.

Uno dei problemi denunciati da Andy Bloch sono stati anche i debitori di Full Tilt Poker che non hanno onorato i loro impegni con l’azienda: “abbiamo cercato di convincerli a restituire i soldi per poter rimborsare i clienti ma, della lunga lista degli interpellati,  solo Howard (Lederer, ndr) l’ha fatto. Phil Ivey invece ha sostenuto che aveva inviato parte del suo denaro ma non risulta da nessuna parte…”.

phil-iveyIn base alla due diligence effettuata da Bernard Tapie, prima del fallimento della trattativa di acquisto, risultava che Ivey doveva ancora alla room 4,5 milioni di dollari. In particolare, il giocatore californiano aveva ottenuto da Full Tilt Poker 18 prestiti (in particolare 3 milioni in sei rate da $500.000 da luglio a agosto 2009) ed ha restituito solo 6,2 milioni dei 10,7 totali.

“A tutti (proprietari e non) è stato chiesto di rimborsare i prestiti ma nessuno ha compiuto questo passo: chi non aveva fondi, chi accampava scuse, la verità è che molti di essi hanno confidato nel fallimento per non dover mai più pagare. Ci sono state forti discussioni all’interno del team di Full Tilt su questa storia dei prestiti…”.

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Bloch sembra avere un conto personale in sospeso con Ivey: “non so se avesse accordi speciali con il board ma la sua querela non aveva senso e il comunicato stampa da lui firmato nei confronti dei giocatori di Full Tilt Poker era ricco di falsità. Non c’era alcun fondamento giuridico per attaccare l’azienda. E’ ridicolo che un azionista che deve una montagna di soldi alla società, oltretutto la querela. Non ha senso. Il suo unico obiettivo era interrompere ogni rapporto…”.

D’altronde, alle rivelazioni esplosive di Tapie, il giocatore non ha mai risposto. “Ivey – rivela Bloch – ha ammesso a noi azionisti di essere debitore di Full Tilt. Aveva promesso anche di inviare 500.000$ appena riceveva un pagamento da un suo contatto ma non mi risulta che abbia mai onorato quella cifra. Per quanto riguarda gli altri fondi, ha affermato di non avere denaro a disposizione”.

Bloch, nella sua intervista, non ha risparmiato i retroscena sulle trattative ed i casi più spinosi che hanno riguardato le vicende societarie della red room, ma le sue accuse nei confronti di Ivey non finiscono, siamo solo all’inizio…

Fine prime parte – continua

Full Tilt Poker: la verità – seconda parte

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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