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Eli Elezra: “Vinsi 1.8 milioni di dollari in una notte, mi sentivo intoccabile”

Eli Elezra è uno dei candidati alla Poker Hall Of Fame 2016, un riconoscimento che si è conquistato grazie a una carriera lunga 25 anni nel mondo del poker. In un quarto di secolo passato ai tavoli di poker di Las Vegas, il giocatore nato ad Israele ne ha viste e vissute di tutti i colori. Ha iniziato a giocare con la consapevolezza di essere il fish del tavolo, ma ben presto ha capito che c’era la possibilità concreta di fare tanti soldi, così si è dedicato full time alle carte dando in gestione le oltre 20 attività che possedeva a Sin City. Venticinque anni dopo continua a grindare quotidianamente il cash game, animato da un amore sconfinato per questo gioco.

“Ho iniziato a giocare a Las Vegas nel 1987”, ha dichiarato in un’intervista per Pokernews.com. “Sono partito subito dal $20/$40 e $40-$80 Limit allo Stardust e nel 1990 ho giocato il mio primo torneo. La verità è che mi sono subito innamorato del cash game, ma non tanto dei tornei. Ricordo Billy Baxter dire che se io e Scotty Nguyen avessimo giocato gli stessi tornei di Phil Hellmuth, ora avremmo 25 braccialetti in due invece di 13″.

All’inizio Eli si approcciò al poker come un hobby, perché la sua fonte di reddito derivava dalle oltre 20 attività che gestiva insieme alla sorella a Las Vegas. Questo atteggiamento lo rendeva immediatamente il fish del Big Game: “Perdevo soldi, è vero, però mi divertivo. Le mie attività mi rendevano abbastanza soldi da andare a giocare il blackjack o il baccarat e perdere. Ma io volevo giocare solo a poker. Se giochi contro il casinò perderai sempre. Con il poker potevo almeno divertirmi. Anche da fish, se vinci due o tre volte su dieci ti senti bene”.

Quando nel 1998 fu inaugurato il Bellagio, Eli prese una decisione che ha cambiato la sua vita: si sarebbe dedicato full time al poker. “Quello fu il mio più grande salto”, ricorda oggi. “Giocavo il $1.000/$2.000 e il $1.500/$3.000 con Doyle Brunson e Chip Reese e vincevo. Loro volevano sempre alzare i limiti e giocare 3-handed contro di me (perché era considerato il fish, ndr) e la gente pensava che io fossi pazzo, ma vincevo. Ho fatto un sacco di soldi“.

Motivato dalle prime importanti vincite, Elezra si convince di poter diventare un professionista del poker. D’altronde, i soldi in ballo erano tantissimi: “Avevo 20 business in città all’epoca, ma in quelle partite potevi vincere o perdere $300.000 o $400.000 ogni notte. Quello era un business ben più grosso. La mia più grande perdita fu di 1.1 milioni di dollari. Giocai per 30 ore di fila contro John Yount Brown, proprietario del Kentucky Fried Chicken e governatore del Kentucky. La mia vincita più grande fu di 1.8 milioni di dollari. Quando mi alzai dal tavolo mi sentivo intoccabile”.

Eli Elezra ha giocato agli high stakes per tutti gli anni novanta e i primi anni duemila. Quando Chris Moneymaker ha vinto il Main Event WSOP nel 2003, dando il via al boom del poker, il player israeliano ha iniziato a iscriversi anche ai tornei, per una pura questione di popolarità: “I miei figli vedevano il poker dappertutto in tv e mi chiedevano perché io non fossi mai in quelle trasmissioni!“. Anche nel poker sportivo è riuscito a fare molto bene (ha vinto 3.1 milioni di dollari e 3 braccialetti WSOP) , ma soprattutto ha iniziato a guadagnare in termini di popolarità. Questa circostanza gli ha permesso di essere invitato ad High Stakes Poker, uno degli show televisivi sul poker più seguiti di sempre.

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“Ricordo che il produttore ci invitò per una riunione alla Bobby’s Room. Io non ero sicuro, mi convinse Chip Reese. Dopo cinque anni e sette stagioni, ero famoso nel mondo del poker come se fossi Matt Damon. Non dico di essere un guru del No-Limit Hold’em, gioco principalmente mixed games. Ma ad High Stakes Poker ho vinto molto giocando un poker ABC. C’era sempre qualche giovane come Brad Booth che bluffava giocando con un milione di chips. Io ero lì ad aspettarli“.

Oggi Eli Elezra non gioca più nelle partite più alte di Las Vegas. Si accontenta del $200-$400 del Bellagio perché in fondo ciò che più conta è mantenere viva la stessa passione viscerale di 25 anni fa. In questo senso, essere nominato per la Poker Hall Of Fame è una grandissima soddisfazione: “Quando ho letto il mio nome ho avuto i brividi, soprattutto quando ho scoperto che la votazione era pubblica. Io non ho fatto nulla per promuovermi. Per me questa candidatura mette il sigillo su 25 anni di gioia, perché amo davvero il poker, mi diverto e mi rende felice che tutto questo venga riconosciuto“.

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