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Elvezio Besostri e il poker underground

Ex giornalista Rai racconta il poker underground a Bari: “Onorevoli, notai e strozzini ai tavoli”

Bari come New York? A giudicare dall’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno da Elvezio Besostri, ex giornalista Rai ormai in pensione, il capoluogo pugliese e la Grande Mela avrebbero in comune un fitto sottobosco di sale e bische, dove si giocava (si gioca?) il cosiddetto poker underground.

Di Bari e di un sottofondo a tema poker aveva già parlato Gianrico Carofiglio nel suo Il passato è una terra straniera, romanzo noir dal quale è stato tratto anche un film. Ma un conto è la fiction, un conto è ascoltare le esperienze vissute da un personaggio in carne ed ossa.

Il poker underground e la ‘Bari bene’

Besostri inizia il suo racconto al Corriere del Mezzogiorno precisando di non esser un ludopatico ma un giocatore: la differenza, secondo l’ex giornalista, è che al primo interessa soltanto il brivido del gioco, al secondo interessa vincere.

Dopo aver precisato che “a poker si gioca per distruggere l’avversario, senza pietà”, Besostri passa a raccontare il ‘suo’ poker underground: “A Bari c’erano tante bische clandestine e ci giocava chiunque: avvocati, notai, professionisti, onorevoli e ovviamente strozzini.”

Una vita da gambler, durante la quale gli aneddoti non sono mancati. Come quando racconta di un onorevole barese molto noto che continuava a chiedere i soldi alla moglie per giocare, o del fratello che una volta perse tutto e si chiuse in bagno a distruggere il libretto degli assegni.

“Ho giocato 20 giorni di fila per 24 ore”

 Dal poker underground della ‘Bari bene’ alle vicende personali, Besostri è una miniera di curiosità. Rivela di aver giocato 20 giorni di fila per 24 ore, durante un periodo natalizio di qualche anno fa: “Avevo dei mancamenti, mi dimenticavo persino di mangiare”.

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Come si concilia una passione per il gioco così forte con l’amore? “Alle mie donne mettevo in chiaro le cose: due cose non si toccano, il calcio e le carte. Ho avuto una fidanzata che passava la serata a guardarmi mentre spennavo suo padre.

La necessità di un regolamento forte e preciso

Besostri ne ha pure sui tentativi – a suo dire inutili e “ridicoli” – di istituire un regolamento sul gioco d’azzardo: “Si cerca di svuotare il mare con un cucchiaino”, dice testualmente al Corriere del Mezzogiorno, riferendosi ad alcuni provvedimenti come la distanza minima delle sale da gioco dalle scuole o dai bancomat.

La ricetta, per l’ex giornalista Rai, è una sola: chiudere le sale da gioco e via le macchinette da bar e tabaccai.

Su questo punto, Besostri ha ragione: finora la politica non ha saputo dare risposte concrete al problema del gioco d’azzardo al di fuori dei casinò. La necessità di un regolamento forte e preciso, che tuteli le fasce più deboli senza per questo distruggere completamente il settore del gaming, è un problema che va risolto il più presto possibile.

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