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Match Poker: un texas hold’em privo del fattore-fortuna è possibile

L’idea è di quelle potenzialmente rivoluzionarie, ma per un vero cambiamento epocale servirebbe una combinazione di variabili che – ad oggi – è tutt’altro che semplice.

Si chiama Match Poker, ed è un’idea partorita dalla mente di Patrick Nally, presidente della International Federation of Poker ma già da anni guru del marketing sportivo, anzi per molti versi l’autentico inventore del marketing applicato allo sport.

Patrick Nally (secondo da sinistra) con la rappresentanza IFP al recente summit TDA di Las Vegas
Patrick Nally (secondo da sinistra) con la rappresentanza IFP al recente summit TDA di Las Vegas

COCA COLA, CALCIO, OLIMPIADI, POKER

Nel 1977 fu proprio lui, 30enne imprenditore londinese, a chiudere un accordo con la Coca Cola per sponsorizzare i mondiali giovanili di calcio. Un matrimonio felice, che grazie ai buoni uffici di Nally si ripetè ai mondiali di calcio veri e propri in Argentina l’anno seguente, quindi alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984 e così via.

Dal 2009 Nally è anche presidente della International Federation of Poker, e ha sempre perseguito l’obiettivo finale: dare legittimità sportiva al poker, nella convinzione che solo tramite questo passaggio il poker possa diventare un business anche dal punto di vista del marketing, attraendo sponsor esterni che altrimenti ne rimarrebbero fatalmente lontani. In questa ottica, fin dal 2010 IFP è entrata a far parte della IMSA (International Mind Sports Association).

L’idea del Match Poker nasce lo scorso anno, e da allora c’è stata una lunga fase di studio dei dettagli e di test anche pubblici come quello sostenuto all’interno del London Eye, celebre ruota panoramica sita sulla riva sud del Tamigi.

Il torneo dimostrativo di Match Poker tenuto nel 2014 all'interno del London Eye
Il torneo dimostrativo di Match Poker tenuto nel 2014 all’interno del London Eye

Nei giorni scorsi l’argomento è tornato improvvisamente di attualità: IFP è stata invitata a Las Vegas per il Summit della TDA, dove si discuteva di regolamenti e si sono prese alcune importanti decisioni. All’interno del meeting è stato svolto un torneo dimostrativo di Match Poker, allo scopo di lanciare la nuova modalità con l’ambizioso attributo di “most skillful form of poker”.

COME SI GIOCA

Ma è tempo di andare a vedere di cosa si tratta. Match Poker segue le stesse regole del Texas Hold’em, ma le applica in modo estremamente diverso:

  • si tratta di un gioco a squadre
  • ogni squadra ha il medesimo numero di giocatori
  • ogni tavolo ospita un solo giocatore per squadra, ma sempre in posti differenti
  • In ogni tavolo si giocherà contemporaneamente la stessa mano, con le stesse pocket cards distribuite sugli stessi posti
  • ogni giocatore parte con lo stesso numero di fiches e riceve le pocket cards su un dispositivo mobile
  • alla fine di ciascuna mano, vengono combinati gli stack residui per ogni giocatore di ciascuna squadra, e assegnati i punti in base al totale delle chips vinte/perse
  • assegnati i punti, si azzerano gli stack e si riparte con una nuova mano
  • al termine di un numero prestabilito di mani, il team con più punti è dichiarato vincitore

In sintesi, qui c’è una utilissima infografica che può aiutarvi a comprendere meglio il meccanismo

Ma potrete capire bene anche con l’aiuto di questo video

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PREGI, DIFETTI E PROSPETTIVE

Sicuramente si tratta di un gioco dall’impatto non immediato e dirompente come il Texas Hold’em classico. Inoltre, da un punto di vista organizzativo-produttivo serve un investimento non indifferente, soprattutto se si pensa ad una diffusione su larga scala e al relativo bisogno di software, dispositivi mobili eccetera. Infine, l’appeal televisivo di questo nuovo prodotto potrebbe essere molto basso. O forse potremmo essere noi i “viziati”, abituati alle dinamiche e all’estetica del poker come lo abbiamo vissuto fino ad oggi e che quindi fatichiamo ad assumere una visione nuova di zecca, rovesciata, scomposta e ricomposta, del poker.

In fin dei conti, la tipologia di competizione a cui abbiamo assistito nella primavera scorsa durante il Global Poker Masters che ha visto trionfare il team Italia è qualcosa di vagamente simile, e pare sia piaciuta molto. Certo quella del GPM era una formula “ibrida”, una sorta di via di mezzo, di compromesso tra il poker classico e l’idea di Nally che invece è decisamente più estema, radicale.

Proprio questa distruzione-ricostruzione di un meccanismo ampiamente consolidato per milioni di appassionati potrebbe costituire un ulteriore ostacolo. Ma anche qui è una questione di punti di vista.
Sparirebbero interi capitoli nell’enciclopedia del poker moderno, come ad esempio lo stack management che andrebbe completamente ripensato e ricalibrato alle nuove dinamiche. Sparirebbe l’abilità a giocare deep e quella a disimpegnarsi da short, mentre il gioco sulle tre strade dovrebbe rimanere sostanzialmente simile. Per una serie di statistiche che andrebbero a sparire, se ne creerebbero però altrettante di nuove.

Ma le vere sfide sono due:

  • l’abbattimento del fattore-fortuna: se davvero Match Poker riuscirà a depurare il gioco rendendolo ancora più skill intensive di quanto non sia oggi, allora forse il poker potrebbe finalmente ambire ad entrare nel marketing sportivo dalla porta principale, trovare nuovi partner, nuovi investitori, nuova liquidità.
  • il definitivo affrancamento del poker dal denaro, che non rappresenterebbe più un elemento indispensabile per rendere il gioco realistico.

A questo punto la domanda non è tanto “il poker è pronto per una svolta epocale di questo genere?” ma piuttosto “è una svolta che piacerà?” Dubito che nei programmi di Nally ci sia quello di soppiantare l’odierno business del poker con la sua invenzione. Anche nel momento in cui questa trovata piacesse al pubblico, lo scenario più verosimile è che la diffusione di Match Poker si affianchi a quella del poker come lo abbiamo vissuto fino ad oggi, creando una modalità più “fair” che allarghi la gamma delle possibilità e delle forme possibili per questo gioco.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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