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Nel 2014 ha dato 5 milioni di sterline in beneficenza: lui è Talal Shakerchi

[imagebanner gruppo=pokerstars] Quando vinse l’EPT High Roller di Londra nel 2013, Talal Shakerchi mise le mani su un primo premio da 436.000 sterline: una vera e propria fortuna ma non per lui, visto che il britannico ha un patrimonio stimato di circa 100 milioni di sterline.

A fargli i conti in tasca ci ha pensato il Sunday Times, che ogni anno pubblica la lista degli uomini britannici più facoltosi, assieme a quella dei più generosi, ovvero di coloro che donano denaro in beneficenza. Così, se a livello di ricchezza Shakerchi è a malapena fra i prime mille del regno unito, quando si tratta di donare non si tira indietro.

Negli ultimi dodici mesi avrebbe infatti dato in beneficenza circa 5 milioni di sterline, ovvero tutti i proventi che la sua società – la Meditor Capital – ha saputo conseguire gestendo un fondo finanziario che porta lo stesso nome. Avendo guadagnato molto denaro in passato non sente il bisogno di ammassarne dell’altro, né col poker né perfino col suo lavoro. Questa cifra lo piazza al 25esimo posto fra tutti i donatori più “munifici” del Regno Unito.

Ci sono molte disparità oggi, quando si tratta di accumulare ricchezze, e così è possibile per alcune persone guadagnare grandi fortune, specie se provengono da settori come la finanza o la tecnologia – aveva dichiarato lo scorso anno a PokerListings.com – potremmo discutere se questo sia giusto o meno, ma è il sistema in cui viviamo. La vera domanda allora è, che cosa fanno le persone con le loro ricchezze? Uomini diversi arrivano a conclusioni differenti, e quella della Meditor è di dare tutto in beneficenza”.

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Fiero possessore di una Volkswagen e di origini arabe ma nel Regno Unito da diverse generazioni, Shakerchi ci tiene a sottolineare anche il fatto che, d’accordo, non sarà un professionista ma il poker non lo prende poi così alla leggera: “Nella mia libreria ne ho una sessantina che parlano di poker, controllo TwoPlusTwo tutti i giorni, gioco i domenicali principali e guardo anche i video di strategia – sottolinea – ovviamente preferisco i tornei più importanti, mentre non gioco ad altre varianti come il cash game o i sit&go”.

Quello che lo spinge a giocare a poker, per sua stessa ammissione, è la “competizione intellettuale”, perché in fondo vincere è bello e quando capita contro i migliori – abilità o fortuna che sia, entrambe con tutta probabilità – è ancora meglio.

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