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Patrick Leonard: “un giocatore di poker dovrebbe vivere da solo. Si arriva a gufare gli amici…”

Con il nickname “pads1161” è da anni uno dei più stimati regular MTT del panorama mondiale, ma anche un ragazzo abituato a dire quello che pensa. In questo caso, Patrick Leonard ha fatto discutere su un argomento non certo di secondo piano: la scelta degli eventuali coinquilini con cui condividere casa e spazi vitali e, più in generale, la qualità della vita del giocatore di poker online.

GRINDING HOUSE: IL BOOM DOPO IL BLACK FRIDAY

Quella del vivere insieme ad altri ragazzi che giocano online è una consuetudine in voga da anni, in particolar modo dopo il black friday. In quell’occasione, infatti, molti grinder (in primis statunitensi) si trovarono nella necessità di emigrare altrove per continuare a giocare, e condividere un appartamento con amici e/o colleghi nella stessa situazione è diventato un costume quasi obbligato.

Tuttavia questo aspetto andrebbe valutato con molta più attenzione di quanto non si faccia, secondo Patrick Leonard. Così, qualche settimana fa, “pads” ha scritto un lungo post su twoplustwo in cui analizza le varie sfaccettature del problema.

grindhouse

PATRICK LEONARD: “PROBLEMA SOTTOVALUTATO”

“Scegliere con chi vivere è davvero importante per un poker pro, e forse molte persone sottovalutano questo aspetto. Se ipotizziamo in 5 anni la durata media della carriera di un player, vivere con qualcuno per un anno significa impegnare circa il 20% della stessa carriera”, esordisce Leonard.

Essendo il nostro un lavoro in cui essere felice, sentirsi rilassati e a proprio agio è indispensabile, non dare il giusto peso a questo aspetto può essere un grave errore. Da un lato ti può capitare gente che ti disturba il sonno, o che svela tuoi particolari privati, dall’altro rischi tu stesso di perdere l’occasione di ampliare i tuoi orizzonti, conoscere gente nuova da cui apprendere qualcosa che ti aiuti a migliorare.”

Patrick Leonard, qui con il nostro Antonino Venneri
Patrick Leonard, qui con il nostro Antonino Venneri

“MEGLIO VIVERE DA SOLI. ECCO PERCHE”

Patrick sostiene che la miglior soluzione abitativa per un poker player sia quella di vivere da soli. “In genere, vivere con altri 2 o 3 ragazzi significa che questi, molto probabilmente, entreranno e usciranno di casa negli orari più disparati. Magari fanno serata il sabato, sbattono le porte e tu ti svegli nel cuore della notte non riuscendo più a prendere sonno, rovinando così in partenza il tuo grinding domenicale. O magari hai preso un buon ritmo di sonno e qualcuno te lo rompe così, a caso, in un giorno della settimana.”

In questo senso, il punto di Leonard è interessante. Il mondo reale in genere vive in funzione del weekend, con ritmi identici scanditi da molte persone. Per il poker player il problema è invece opposto: riuscire ad avere un minimo di routine.” Già è difficile darsi una disciplina per sè, quando si condivide casa con qualcun altro è molto più facile che i buoni propositi rimangano solo tali.

SCONOSCIUTI O AMICI: GUAI SEMPRE DIETRO L’ANGOLO

Secondo Patrick Leonard, ci sono due ordini principali di problemi che possono scaturire dal mettersi in casa altre persone:

  1. Vivere con qualcuno che non conosci
  2. Vivere con qualcuno che conosci piuttosto bene

Nel primo caso, si tratta di un potenziale problema per moltissime ragioni, alcune delle quali piuttosto ovvie. Essendo il tuo posto di lavoro anche quello in cui vivi, le occasioni che possono mettere a repentaglio la propria felicità non sono poche. Ad esempio puoi aver lavato tutti i piatti e poi ritrovarteli sporcati poco dopo da qualcun altro. Oppure vivere con qualcuno che ascolta musica brutta o ad alto volume, eccetera. Tutti dettagli di per sè non importanti, ma che possono causare malessere.

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Nel secondo caso, si possono generare problemi ancora più gravi. “Più tempo passi con una persona, più è alta la probabilità di vedere il suo lato peggiore. Se frequenti una persona due volte a settimana, ci esci a cena e ci stai bene, non significa che vivendo insieme l’amicizia continuerà o si rafforzerà. Tanti piccoli dettagli inizieranno a darti fastidio, cose che in genere ignori ma su cui improvvisamente ti scopri pignolo. Perciò il mio consiglio è: se tenete all’amicizia con una persona, non prendete il rischio di condividere casa con questa.

“In generale credo che vivere con qualcuno con cui non si è mai vissuto in precedenza sia un grave rischio, per un poker player. Se una presenza negativa intacca la vostra capacità di concentrazione sul lavoro anche per soli sei mesi, ciò potrebbe significare vedere compromesso il 10% della propria carriera.” Eppure a lui non pare essere andata sempre così male: “Ho avuto diverse esperienze positive. Ho vissuto in casa da solo, con una o con altre due persone. Penso che in generale vivere con gruppi più numerosi sia più semplice. Innanzitutto perchè significa che passerai più tempo a casa senza per questo sentire il bisogno di socializzare.”

Patrick Leonard
Patrick Leonard

“SI ARRIVA A GUFARE GLI AMICI”

C’è poi un aspetto molto interessante, toccato da Leonard nella sua riflessione: quello della gestione delle negatività e delle possibili invidie. “Quest’estate ho avuto una bella esperienza: una casa condivisa con ragazzi affini, tutti con motivazioni simili e con ciascuno che sinceramente sperava il meglio per l’altro.” Non sempre è così, però, “quando condividi casa con altre persone che vivono grazie a un gioco dominato dalla varianza. Ad esempio, se stai attraversando un periodo in cui perdi tutti i colpi mentre un amico –  che magari gioca come o peggio di te – sta shippando infinito, allora è facile diventare acidi, o gelosi, o magari tifare per il 2 quando il tuo amico è ai resti preflop AA vs 22, magari 80 left al Sunday Million.

Mi è capitato e mi sono sentito una brutta persona, per il fatto di desiderare che qualche amico ogni tanto perda. Ovviamente non volevo che ciò accadesse davvero, ero solo geloso del loro successo in un momento in cui a me le cose andavano male. Ho letto molto a riguardo e ho capito che sono sentimenti normali, derivanti solo dall’incapacità di gestire le emozioni negative. Ora non mi capita da molto tempo, ma so che una volta o l’altra potrebbe nuovamente accadermi.”

I PARERI CONTRARI: VIVERE DA SOLI = DEPRESSIONE?

Gli argomenti lanciati da Patrick Leonard hanno stimolato un notevole dibattito sul forum di twoplustwo. Ad esempio, Justin “DoGGz” Marsh è di avviso diametralmente opposto: “Ho vissuto da solo un certo numero di anni, durante la mia carriera, e posso dire che si tratta di uno dei più grossi errori che abbia mai fatto. Ogni volta che mi è successo, mi sono trovato a cadere in una profonda depressione. Stare seduti da soli davanti a un computer tutto il giorno non può mai fare rima con qualità della vita. Gli esseri umani hanno bisogno di avere regolari e frequenti contatti con altri esseri umani”.

Comunque sia, il dibattito è ancora aperto ed è davvero difficile che si giunga ad una conclusione perchè buona parte degli elementi in gioco è di natura squisitamente soggettiva. A proposito, voi cosa ne pensate?

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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