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Phil Hellmuth: “Non ho più sentito parlare dei ragazzini che dicevano di essere meglio di me…”

Tutti sappiamo quanto sia insaziabile l’ego di Phil Hellmuth, pertanto non stupisce nessuno il fatto che il professionista 51enne abbia deciso senza indugi di rilasciare un’intervista per il Startribune, uno dei quotidiani più importanti d’America. D’altronde “Poker Brat” è da sempre molto più interessato ad avere un pubblico mainstream piuttosto che una stretta cerchia di seguaci, una filosofia simile a quella che applica ai tornei di poker: meglio i tornei con field oceanici piuttosto che gli high roller per pochi eletti.

Il giornalista del Startribune, non essendo uno specialista del poker, ha iniziato la chiacchierata chiedendo a Hellmuth quale fosse stata la reazione dei suoi genitori quando gli comunicò di voler diventare un professionista: “Mio padre mi ha quasi ucciso“, scherza Phil. “Vedete, lui aveva un Ph.D., un J.D., un M.B.A (si tratta di titoli accademici statunitensi, ndr) e pensate un po’: io sono il più vecchio dei suoi cinque figli. Avrei dovuto fare da apripista in famiglia per un percorso di studi, ma non è andata in quel modo”.

Tuttavia, Phil è riuscito a rendere molto orgoglioso il suo padre quando è stato invitato per un discorso in una prestigiosa università: “Dico questo in mia difesa: i miei fratelli e sorelle sono stati bravissimi. Hanno i Ph.D. e i J.D.s e tutta quella roba. Però io resto l’unico della famiglia ad aver parlato ad Oxford. Chiamai mio padre per dirglielo. Il percorso della vita è pieno di deviazioni”.

Il 25enne Phil Hellmuth dopo la vittoria del Main Event WSOP 1989
Il 25enne Phil Hellmuth dopo la vittoria del Main Event WSOP 1989

Concentrandosi sui suoi inizi, Hellmuth racconta un aneddoto che a suo dire gli è servito moltissimo per dare il via alla sua carriera di professionista: “Nel 1987 ho scritto un foglio degli obiettivi. Non volevo buttare la mia vita. Avevo appena lasciato l’università e avevo addosso una forte pressione da parte dei miei genitori”, ricorda ancora oggi il 14-volte campione WSOP. “Decisi che se mi fossi buttato nel poker lo avrei fatto per diventare il migliore al mondo“.

Come ben sappiamo, due anni dopo vinse il Main Event WSOP. Quel successo lo consacrò come uno dei giovani di maggior talento nella storia del poker, ma per Phil non fu più di tanto una sorpresa: “Uno degli obiettivi che scrissi su quel foglio nel 1987 era proprio di vincere il Main Event… Ne avevo altri cinque o sei: incontrare e sposare una donna straordinaria, comprare una casa spettacolare, e molte altre cose più banali. A quanto pare li ho raggiunti tutti“.

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Con quattordici titoli delle World Series Of Poker in bacheca e 19 milioni di dollari incassati nei tornei live, la carriera di Phil Hellmuth è assolutamente intaccabile. Nonostante ciò, da sempre “Poker Brat” ha molti haters, spesso tra gli stessi avversari: “Questi ragazzini facevano un milione, due milioni, cinque milioni in brevissimo tempo e a quel punto diventavano arroganti e iniziavano a dire ‘Oh, sono molto più forte di Phil Hellmuth‘. Mi attaccavano per qualche motivo. Della maggior parte di quelli che dicevano queste cose nel 2004 o nel 2005, non ho più sentito parlare già dal 2006″.

La frecciatina potrebbe essere indirizzata a Tom Dwan (tralasciando le connotazioni temporali), da sempre grande rivale di Hellmuth. Nel 2008 Phil gli disse: “Vedremo se sarai ancora in giro tra cinque anni“, e, come ben sappiamo, “durrrrnon se la sta passando proprio bene ultimamente. In ogni caso, Hellmuth non approfondisce questo discorso e preferisce chiudere l’intervista con un consiglio agli aspiranti giocatori professionisti.

La pazienza è la cosa più importante“, dichiara il 51enne di Palo Alto. “Il mio consiglio numero uno è sempre quello di avere pazienza. La gente non capisce quanto bisogna essere pazienti nel poker… Io non voglio che qualcuno venga massacrato al tavolo. Voglio che le persone imparino… Giocate con tanta pazienza finché non svilupperete una capacità di lettura, finché non inizierete ad aggiungere diversi livelli di pensiero al vostro gioco”.

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