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IraqiZorro

IraqiZorro, il campione di Vainglory cresciuto con la guerra: “Potevamo morire ogni giorno”

“Quando uscivo a giocare con i miei amici, non sapevo se qualcosa sarebbe saltato in aria vicino a noi. Parole – amare – e musica di IraqiZorro, al secolo Hamza Najim, oggi uno dei migliori giocatori di Vainglory al mondo, ma ieri uno dei tanti bimbi nati e cresciuti in Iraq all’epoca di Saddam Hussein.

Ed è proprio l’uomo che si nasconde dietro al pro player che oggi vogliamo farvi conoscere. Perché quella di IraqiZorro è una storia di redenzione, un esempio di determinazione, forza di volontà e di spensieratezza – nonostante gli orrori della guerra.

“La mattina andavo a scuola e pensavo: tornerò a casa?”

Iraq, 2003. Hamzi non conosce ancora neppure la parola eSport, figurarsi se immagina che un giorno diventerà IraqiZorro. Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, l’allerta negli USA è al massimo e Saddam Hussein è tra gli obiettivi numero 1.

Negli Stati Uniti, la paura che il leader iracheno stia continuando il suo programma nucleare induce l’allora presidente George W. Bush a invadere l’Iraq. La paura ha di nuovo inizio, dopo che il paese ha visto morire 1,5 milioni di civili – tra la rivoluzione del 1958 e la fine della Guerra del Golfo nel 1991.

“Quando uscivo a giocare con i miei amici”, ricorda Hamzi, non avevo idea se qualcosa sarebbe esplosa vicino a noi. La mattina andavo a scuola, ma non avevo la certezza che sarei tornato a casa. Anche quando ero a casa con la mia famiglia, non ci sentivamo mai davvero sicuri, perché in qualsiasi momento poteva arrivare l’esercito e farci fuori senza motivo.

Il fratello come fonte d’ispirazione

La famiglia Najim a quel tempo non poteva permettersi nessuna console. Il fratello maggiore del piccolo Hamzi, Karar, era comunque appassionato di videogame: “Risparmiava i soldi del pranzo per andare a giocare in un Internet Point il pomeriggio. Adoravo guardarlo giocare”.

La passione per i videogiochi cattura anche il futuro IraqiZorro: Counter-Strike, Command & Conquer e Medal of Honor erano i suoi giochi preferiti. Tanto che ben presto anche Hamzi, come il fratello, cominciò a saltare i pasti pur di poter giocare.

Karar è stato per Hamzi anche un esempio di vita: “Se a scuola ottenevo un 94% o 95%, la prima cosa che mio fratello e mia mamma mi dicevano era: ‘Perché non 100%? Non hai avuto abbastanza tempo per studiare? O non ti interessa abbastanza? Pensi di non essere intelligente? Nessuno di questi è il caso’. Mi hanno insegnato a spingermi per fare sempre meglio e che le circostanze sono quasi sempre tutte in mio controllo.

Vainglory
Vainglory è un MOBA per iOS e Android

La Turchia e il Canada

Quando la situazione si fa insostenibile, la famiglia Najim si trasferisce in Turchia, dove comincia una nuova vita. Il gaming diventa l’hobby principale di Hamzi, che comincia anche a seguire i top player su YouTube prima e Twitch poi.

Qualche anno dopo, Hamzi si trasferisce in Canada, dove cerca di trasformare la sua passione in una carriera. Purtroppo non ha un laptop né un pc, ma soltanto un iPad. L’incontro con Vainglory, uno dei MOBA più diffusi, è il naturale sfogo della sua voglia di eSport.

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Nel 2015 fonda i GankStars, un vero e proprio team di eSport che nel giro di un amen ottiene risultati pazzeschi. 3° posto nell’Ongamenet Vainglory World Invitational, vittoria nel seguente Vainglory International Premier League (senza perdere neppure un match) e tanti altro ancora.

Oggi i GankStars hanno un doppio roster, uno per competere in Europa e uno per competere in Nordamerica. A gennaio di quest’anno, IraqiZorro è stato spostato proprio nella lineup nordamericana per sostituire un giocatore passato ad un altro tem. Tre giorni dopo, Donald Trump ha istituito il Muslim Ban.

IraqiZorro e il Muslim Ban

Una vera mazzata per Hamza, non tanto dal punto di vista personale (“sono stato abituato alla discriminazione in tutta la mia vita”), quando da quello professionale: “Il Muslim Ban mi ha distrutto i piani per il 2017”. Tra i quali anche quello di aprire una gaming house in California.

Sì, perché anche se Hamza è un regolare cittadino canadese, che l’anno scorso ha pure ricevuto il visto per entrare negli USA da atleta, le sue origini irachene gli impediscono di fatto di mettere piede negli Stati Uniti d’America, come da decreto del presidente Trump.

Ma il giovane campione di Vainglory non è tipo da farsi abbattere: “Tante persone mi hanno contattato per darmi il loro supporto, apprezzo moltissimo le loro parole e i loro pensieri. Questo dimostra che in molti hanno a cuore la questione, anche se non li tocca direttamente. A loro dico grazie per esserci”.

D’altra parte, se nemmeno la guerra ha fermato IraqiZorro, può un semplice decreto?

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