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Jorryt van Hoof: ‘Mi sono presentato al Main Event in ritardo perché…’

Quando raggiungi il tavolo finale di un torneo come il Main Event WSOP, per di più da chipleader, è difficile immaginare che anche soltanto qualcosa possa esserti andato storto, ma a quanto pare le cose non stanno proprio così.

Jorryt van Hoof, durante la prima giornata di quel torneo, stava infatti per commettere uno sbaglio che avrebbe potuto costargli davvero molto caro: “Ero convinto di non dover giocare quel giorno, e così ho seguito la mia routine di ogni mattina – ha raccontato in una recente intervista – meditazione, una colazione sana, e stavo per andarmene in piscina quando ho letto per caso su un sito web che invece avrei dovuto essere al Rio…”.

A causa di questo contrattempo ha perso l’intero primo livello di gioco, ma questo non gli ha impedito di chiudere la giornata con un beneaugurante stack da 78.000 fiches: “Qualche anno fa uno sbaglio simile mi avrebbe mandato fuori di testa – ha ammesso – mentre invece in quest’occasione sono riuscito a rimanere comunque rilassato. Anzi ero contento, perché proprio grazie alla mia routine di ogni giorno mi sentivo particolarmente bene”.

L’olandese, man mano che proseguiva nella sua marcia ed il field si faceva sempre più ridotto, ha continuato a pensare a quello che stava facendo sul momento, concentrandosi su ogni singola mano senza lavorare troppo di immaginazione circa quello che avrebbe potuto raggiungere: “Soltanto durante il day 7 ho cominciato a pensare che forse avrei potuto essere uno dei November Nine, ma anche una volta rimasti in tredici ho mantenuto la concentrazione su ogni scelta”.

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Ed anche se naturalmente in questo periodo tutte le sue energie sono orientate a vivere al meglio il grande appuntamento che lo aspetta di qui a qualche mese, per “TheCleaner11” è impossibile non pensare a quando tornerà al “suo” gioco, il Pot Limit Omaha cash game: “In passato giocavo anche high stakes, ma sono molto geloso della mia routine ed i tavoli con bui pari o superiori al $100/$200 ci sono di rado – sottolinea – per questo prediligo soprattutto i tavoli ZOOM, dove non hai il problema di doverti preoccupare delle waiting list o di prendere posizione su questo o quel giocatore”.

In ogni caso, una volta che sarà tornato da Las Vegas, una puntatina ai limiti superiori è probabile che se la conceda: “Sono un professionista piuttosto conservativo, non mi piace espormi a grossi downswing o mettere alla prova il mio bankroll. Nonostante questo, adoro il Pot Limit Omaha e non smetterei di giocarlo neppure se vincessi, anzi è probabile che conceda un po’ di azione agli high stakes”.

Naturalmente senza esagerare, visto che farsi prendere la mano a certi livelli raramente si rivela una buona idea…

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