Molti nemici, molto onore. Perdonate la citazione storica ma calza a pennello, quando si parla di Jack Salter. Il runner up dell’EPT di Montecarlo 2014 ha parecchi nemici nel mondo del poker, inutile negarlo e da oggi ne avrà due in più.
Con il suo atteggiamento (quasi) arrogante, ma fin troppo trasparente, non sta simpatico a parecchi suoi colleghi.
Ne sa qualcosa Antonio Buonanno, quando durante l’heads-up decisivo per la picca all’EPT di Montecarlo di due anni fa, non è cascato nelle provocazioni dell’inglese che si comportò al limite dell’educazione.
Jack è tornato alla ribalta delle cronache in questi giorni per aver mosso gravissime accuse nei confronti di Melanie Weisner e Dylan Wilkinson.
Secondo Salter, i due avrebbero fatto collusion (ma è giusto prendere queste accuse con le necessarie cautele) nei sit and go e satelliti al Rio Casinò che si disputano a margine dei tornei delle WSOP.
Salter è convinto che i due si siano accordati per uno scambio di quote e non solo: per l’inglese “Callisto” (il nick storico online della statunitense) e Wilkinson stanno giocando agli stessi tavoli in modo non del tutto corretto nei confronti degli altri giocatori, in accordo.
Have used up a lot of energy with this @melanieweisner @DylanWilkerson bs. Hope it was not a waste of time. Thanks to those who RT’d
— Jack Salter (@jackziyang) 6 Luglio 2015
Lo scambio di azioni è un problema che si presenta in modo quotidiano a Las Vegas, tra i regular locali. Vi è oramai un intreccio perverso di interessi ai tavoli. Ed è difficile tracciare un confine tra il bene e il male. Su Twitter, Salter ha denunciato la cosa, raccontando anche di dinamiche e mani sospette.
HH with @melanieweisner @DylanWilkerson pic.twitter.com/eRsnA5g8OF
— Jack Salter (@jackziyang) 6 Luglio 2015
Tuttavia, non vi è nessuna prova granitica che supporta le teorie di Salter, ma al Rio è scattato l’allarme tra gli altri giocatori.
Le accuse, al momento, non trovano riscontri. Melanie era già stata al centro di polemiche feroci per aver prestato il proprio volto, come testimonial, alla poker room Lock Poker, quando già erano note le difficoltà finanziarie della società “guidata” dall’imprenditrice canadese Jennifer Larson, capace di creare un buco da 15 milioni di dollari e di non rimborsare neanche un giocatore.