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Collusion, soft play, chip dumping: viaggio nei mali del poker – 1: il Live

“Lei non saprà mai con quale punto l’ho sfidata a giocarsi 250 milioni”. I cinefili più attenti avranno già riconosciuto questa citazione: si tratta di una frase che l’avvocato Santelia (Carlo Delle Piane, foto sotto) rivolge a Franco (Diego Abatantuono) nel celebre “Regalo di Natale”, forse l’unico autentico cult-movie sul poker nella storia del cinema italiano, presente in modo indelebile nei ricordi e nella fraseologia di ogni pokerista dai 30 anni in su.

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Forse non tutti, però, fanno caso a un particolare. Tecnicamente parlando, quel dialogo e quel film descrivono un cancro che colpisce il poker fin dalle origini e che lo fa ancora oggi, live come online: la collusion.

Con questa breve inchiesta andremo ad occuparci di collusion nelle sue forme più subdole e diffuse, sia live come online: gli illeciti accordi di non belligeranza (soft play) e il passaggio fraudolento di fiches (chip dumping). Per fare questo, mi avvarrò della collaborazione di due grandi esperti in materia: Giulio Astarita, decano dei poker manager italiani, ed Elio Capuccio, Tournament Director con esperienze nei più noti circuiti italiani e internazionali. E proprio da quest’ultima dimensione iniziamo il nostro viaggio.

I FURBETTI DEL LIVE
“Diciamo subito che le situazioni realmente accertate sono molto poche, in rapporto ai casi sospetti”, esordisce Elio Capuccio riguardo alla frequenza con cui questi fenomeni si presentano live. Le difficoltà di un ufficiale di gara si possono facilmente intuire: spesso non è semplice capire se un giocatore che folda una mano infoldabile lo faccia intenzionalmente, o se invece si tratti di qualche circostanza particolare quando non di semplice incapacità tecnica.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando, Capuccio ci racconta due episodi realmente accaduti e che hanno portato a decisioni opposte.

“Eravamo a un satellite per l’EPT di Sanremo di qualche anno fa, abbastanza vicini alla bolla. C’erano due giocatori francesi coinvolti in una mano, in cui uno più deep aveva puntato su tutte le strade e l’altro aveva sempre chiamato. Sul river, lo short va allin e l’altro folda. Sulle proteste dei giocatori vengo chiamato, ma la decisione alla fine non era difficile: il giocatore più lungo pretendeva di foldare nonostante la scommessa di resto da parte dell’avversario fosse irrisoria, in rapporto al piatto ma anche al suo stack, che non avrebbe minimamente risentito dell’eventuale perdita di quelle ulteriori fiches. Inoltre il board era basso e non particolarmente connesso. Quindi in quel caso ho forzato il call del giocatore che gira JJ eliminando l’altro, il quale ovviamente aveva una mano inferiore e che in caso contrario avrebbe tratto un enorme quanto illecito vantaggio.

In un’altra occasione, sempre durante un satellite EPT a Sanremo, ho preso una decisione opposta. Qui eravamo a due eliminazioni dallo scoppio della bolla, ovvero erano rimasti 42 giocatori con 40 ticket in palio.
Vengo chiamato ad un tavolo dove c’era già stato un allin e un call, mentre un terzo giocatore – che aveva circa il doppio dell’average – aveva foldato dopo diverse titubanze, chiedendo al dealer di tenere le sue due carte da parte per poterle mostrare in seguito. Dopo lo showdown tra gli altri due è emerso che questo terzo player aveva foldato due assi. In questo caso non me la sono sentita di penalizzare il giocatore, perchè foldando lui era praticamente certo di arrivare al ticket, mentre chiamando (non contro uno ma contro due) avrebbe rischiato di peggiorare il proprio stack e mettere il ticket – di fatto già vinto – a repentaglio.”

DATABASE CONDIVISO
Non è dunque sempre facile capire dove c’è il dolo e dove non c’è, anche se il continuo scambio di informazioni tra colleghi è molto utile a creare una sorta di “database” per identificare i soggetti più inclini a certe condotte borderline, o quelli da tenere maggiormente d’occhio, come capitato nel caso citato del satellite per l’EPT. Capuccio conferma: “Capita  spesso con Christian Scalzi e con altri colleghi TD ci scambiamo questo tipo di info, che aiutano a crearsi un archivio mentale dinamico e molto utile anche per prevenire”.

“LO FANNO, LO FANNO”
Naturalmente gli ufficiali di gara hanno il compito di vigilare sempre sul corretto svolgimento del torneo, ma i contorni spesso non nettissimi di alcune azioni illecite lasciano spazio a situazioni che vanno interpretate. “Soprattutto nei primi livelli da un lato è impossibile controllare tutto, dall’altro ci sono alcune situazioni marginali che sono quasi impossibili da valutare. È per esempio possibile che due amici o compagni di team siano allo stesso tavolo e non si facciano troppo la guerra. Ma nella maggior parte dei casi si tratta di situazioni così poco rilevanti che è quasi impossibile provare la punibilità. La mancata aggressività su un piatto di 1000-2000 ai primi livelli è in genere cosa ben difficile da riconoscere e quindi quasi mai soggetta ad intervento”, sostiene Elio.

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Discorso diverso è per il late stage, ovvero quando i gettoni iniziano ad avere un peso economico considerevole e ogni eventuale illecito rischia di spostare somme importanti. Capuccio però rassicura, da questo punto di vista: “Grazie al numero di tavoli ridotto, in questi frangenti la nostra attenzione è molto più intensa e focalizzata sull’azione di tutti i tavoli, quindi questa è una garanzia in più per i giocatori.”

Gianni Giaroni (a sinistra) osserva uno dei mille segnali lanciati da Pasqualini al complice Rossi. Ancora oggi è una delle collusion più clamorose che si siano mai viste
Gianni Giaroni osserva impotente Jean Paul Pasqualini al tavolo finale del Partouche 2009. Fu una delle collusion più clamorose di sempre

PUNIZIONI E DETERRENTI
Ma cosa rischia chi si rende autore di chip dumping, soft play o collusion? Qualcuno di voi ricorderà cosa successe nel 2009 al povero Gianni Giaroni, vittima di una spregevole collusion tra due francesi al tavolo finale del Partouche Poker Tour. Solo tre anni più tardi i fatti dimostrarono che i sospetti del bolognese (nel frattempo deceduto) erano più che fondati, e in seguito alla pubblicazione di un video che li inchiodava i due furono radiati da tutte le classifiche GPI.

Capuccio dice che la gamma delle sanzioni è comunque molto ampia e discrezionale: “Si va dalla forzatura di un’azione di gioco (come il call sopra citato, ndr),  a un numero variabile di giri di penalità, fino all’espulsione dal torneo, qualora ci siano prove incontrovertibili di un illecito compiuto, come ad esempio prove video.”
E il ban dalla casa da gioco? “Quello è più raro, e può avvenire quando l’illecito è molto grave e può danneggiare l’immagine del casinò. In quel caso può scattare il ban per un certo periodo di tempo, o l’inserimento del giocatore nella black list, i cui componenti sono attentamente monitorati dal momento in cui si registrano all’ingresso del casinò”.

GLI OCCHI AGGIUNTIVI DEI TD
Come sottolineava Elio, ci sono momenti in cui è praticamente impossibile, per un Tournament Director, tenere tutto sotto controllo. Qui diventa fondamentale la collaborazione dei giocatori, ma in primo luogo dei dealer: “se un mio dealer si accorge che c’è del marcio ha l’obbligo morale e professionale di chiamarmi.”
Ma la raccomandazione finale Elio Capuccio la indirizza ai giocatori, che poi sono i diretti interessati ad uno regolare svolgimento degli eventi: “Non date per scontato che tutti giochino onestamente come voi. Se avete un dubbio, fatelo presente a un ufficiale di gara”.

 

FINE PRIMA PARTE – Nella prossima puntata affronteremo il nodo delle varie tipologie di collusion che si trovano nel poker online.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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