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Enrico Mosca e il poker italiano: “qui si è fatto tutto al contrario”

Non è mai stato uno che si accoda al gregge, nè uno che le manda a dire. Perchè a Enrico Mosca piace essere se stesso, e anche per questo è un personaggio molto amato e rispettato da tutti, compresi quei grinder che in genere tendono a snobbare i giocatori live.

Due giorni fa Enrico ha pubblicato un post lungo e denso di ricordi e considerazioni, che è stato molto apprezzato dalla community dei pokeristi su Facebook. Così lo abbiamo contattato, per capire meglio le motivazioni del suo post, e per entrare maggiormente nel dettaglio dei punti più salienti. Intanto, ecco il pensiero originale:

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Innanzitutto, cosa ti ha spinto a pubblicare questa sorta di sfogo?
Perchè da molto tempo ormai l’atmosfera è cambiata, nel poker live di casa nostra. Un tempo si giocava il tavolo finale di un side event in mezzo a una bolgia di gente che faceva il tifo, oggi ti capitano tavoli finali di un main con 5 amici ad assistere. Oggi si vede molta più tensione, i giocatori sono meno sereni ed è comprensibile, perchè oggi è molto più difficile giocare i live, senza aiuti esterni. In generale, quindi, viene troppo a mancare la dimensione del divertimento.

Quella a te non è mai mancata di certo, nè allora nè oggi.
Io sono un caciarone, mi piace fare le trasferte con gli amici, gente con cui condivido un certo modo di vivere il poker. Gente che finito un torneo preferisce spendere una cifra al ristorante, piuttosto che sfondarsi alla roulette.

Un'immagine dal tavolo finale del primo EPT Sanremo (2008), con gli "spalti" gremiti
Un’immagine dal tavolo finale del primo EPT Sanremo (2008), con gli “spalti” gremiti

E’ un problema soprattutto di denaro?
Guarda, io so di avere un vantaggio importante: quello di non dover portare sempre e comunque i soldi a casa. Nonostante ciò tutte le mie stagioni sono sempre andate molto bene.

Non avere l’assillo del denaro è importante…
Sì, ma ti dico una cosa. Quando iniziai, fissai dei paletti rigidi: decisi che la mia massima spesa per torneo, nel 2009 e 2010, doveva essere di 550€. Così facevo solo i side, poi se vincevo i satelliti mi giocavo anche i main da 1000 o 2000, altrimenti stavo a guardare senza problemi. Invece vedevo che già allora la gente che chiedeva soldi e quote in giro. Oggi io ci sono ancora, mentre la maggior parte di questi non si vede più.

Forse è anche perchè il field si è davvero indurito?
Macchè, ti posso garantire che – paradossalmente – ci sono più amatori oggi che nel 2009. Il problema è che il poker italiano ha sbagliato tutto, ha invertito totalmente i tempi.

Cosa intendi dire?
Ma ti sembra normale un paese in cui si parte con i tornei da 2-3-5mila euro, e 5-6 anni dopo si arriva a un’offerta che non supera i 500€ di media? La programmazione è stata totalmente sbagliata, invertita. Saremmo dovuti partire con i tornei da 2-3-500€ dalle strutture meritocratiche, fare appassionare la gente e poi col tempo, gradualmente, proporre buy-in più alti. Invece si è scelto di partire al contrario. Oggi siamo come saremmo dovuti essere nel 2009, nel 2009 c’era un poker che si sarebbe dovuto proporre oggi.

Una critica abbastanza simile a quanto sostengono alcuni sul cash game online, ovvero che si sia partiti con livelli troppo alti.
Sì forse l’errore è simile. In questo caso chi organizzava non ha pensato a che il 93% di chi gioca è destinato ad andare rotto. Infatti diversi si sono schiantati presto, e per avere un’idea di questo basta guardare i regular dei live.

Intendi dire che oggi sono molti meno?
Esatto. Una volta andavi ai live e vedevi 200 nomi ricorrenti. Oggi queste persone non sono più di 30. E se ci pensi non c’è un senso, perchè una stagione di live oggi costa infinitamente meno di qualche anno fa.

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Facciamo un po’ di conti per capirci meglio!
Semplice. Nel 2010, una stagione con i principali live in Italia non ti costava meno di 80.000€, e credo di approssimare per difetto. Guardando i calendari di oggi, con 80mila euro potresti giocare 8 anni.

Quindi è solo una questione di programmazione sbagliata o c’è dell’altro?
Programmazione sbagliata e mancanza di meritocrazia. C’è stato un periodo in cui per diventare un team pro ti bastava essere amico degli amici, facevano apparire tutto semplice e ai tornei da 5mila euro vedevi gente patchata totalmente a caso. Pensa che alcuni di questi ogni tanto mi contattano per chiedermi di mandargli 2-300€…

Il danno è stato duplice. Da un lato si è vista molta gente andare rotta prima del tempo. Dall’altro, alcuni ragazzi che potevano essere meritevoli di una ribalta perchè bravi davvero, si sono visti scavalcare da gente senza arte nè parte, e alcuni di questi si sono inevitabilmente persi. La conseguenza è che oggi c’è una spaccatura enorme, tra i Sammartino e i Mustacchione che si sono fatti da soli, e tutto il resto del mondo del poker.

Una fotografia molto amara, la tua.
Ma è così, e fa rabbia perchè oggi vedo un numero di appassionati infinitamente più alto rispetto a prima, ma un numero di partecipanti infinitamente più basso. Fa rabbia perchè questo approccio “all’italiana” ha rovinato tutto: se fossimo partiti piano e avessimo fatto crescere il movimento per bene, oggi avremmo un bacino di giocatori infinito.

Dovrebbero prendere esempio da te
Io sono un privilegiato che però vive il poker nel modo giusto. E così fanno gli amici con cui vado in giro. Parlo di persone di una certa età, che hanno una notevole disponibilità economica ma anche entusiasmo e voglia di svagarsi. Parlo di amici come Alessandro Minasi che conoscete un po’ tutti ma anche di gente come Salvatore Filice e Aldo Valletta, che già mi sta pressando per organizzare le trasferte di EPT Barcellona e WSOPE Berlino.

E Vegas?
Ci andrò ma solo per il Main Event. Cercherò la concentrazione massima un po’ alla Rocky, parto da solo, in hotel da solo. E appena dovessi uscire, prendo l’aereo e ritorno a casa.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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