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Tony Dunst e tre buoni motivi per giocarsi i coinflip negli mtt

[imagebanner gruppo=”ballas”] Tony Dunst è uno dei più stimati giocatori e coach americani e la sua rubrica Raw Deal durante gli episodi del WPT trasmessi in televisione ha da sempre grande seguito. In questo caso vogliamo riportarvi un’interessante analisi da parte del campione americano sul reale valore dei coinflip negli mtt e sulla falsa credenza secondo la quale vanno evitati a tutti i costi.

“Spesso i player giustificano il fold dicendo che non volevano giocarsi il coinflip, ma oggi voglio schierarmi dalla parte dei coinflip, che sono stati ingiustamente diffamati ovunque dai giocatori nitty“, esordisce “Bond18” con il suo consueto stile. Per spiegare le sue motivazioni, Tony prende come esempio una mano giocata da Michael Mizrachi a un final table del WPT ma prima ci tiene a precisare: “Chiariamo subito che The Grinder non è un nit ed è noto per essere uno che entra in gioco con una percentuale molto alta. Per questo è ancora più sconvolgente vederlo passare una ottima opportunità solo perchè pensa di essere in coinflip”.

Tony si riferisce a un final table del World Poker Tour nel quale Mizrachi decide di passare una coppia di 8 di fronte al push di Marvin Rettenmaier con una coppia di 5. Ovviamente “Bond18” non è uno che si fa condizionare dal risultato di una mano e quindi il fatto che il tedesco avesse una pocket pair inferiore è quasi insignificante in questo spot. Non a caso Tony espone tre fattori che ci dovrebbero sempre far propendere per giocarci l’eventuale coinflip, indipendentemente dalla effettiva mano dell’avversario.

dunst

“Il primo fattore è che negli mtt molto spesso vi ritroverete a dover pagare un prezzo troppo profittevole per foldare“, spiega il pro americano. “Ipotizziamo che Mizrachi sapesse che la mano di Rettenmaier fosse A-K. In tal caso avrebbe la possibilità di vincere 3.35 milioni di chips chiamandone 2.65 milioni, il che significa che le sue odds sarebbero di circa 1.25 a 1. Basandoci sulla matematica, questo è un chiaro call“.

Il secondo fattore riguarda una semplice questione di probabilità: “La coppia di 8 di Mizrachi in realtà è favorita al 54% contro le overcard. Quindi oltre ad avere la migliore equity ha anche la mano migliore (contro un range composto da overcard, ndr)”.

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L’ultimo motivo per cui si dovrebbe essere soddisfatti di giocarsi un eventuale coinflip è una questione di valutazione errata e troppo nitty (come direbbe Tony) del range del nostro avversario: “Semplicemente, molte volte, un coinflip non è un coinflip. Spesso si passano mani che sono troppo forti contro il shoving range degli opponent. Sono mani che molte volte dominano la mano avversaria, invece che essere in coinflip. Questo è esattamente ciò che succede a Mizrachi in questo caso, perchè Rettenmaier non va all-in solo con le overcard ma anche con coppie inferiori a 8-8″.

Secondo Dunst, c’è poi anche una questione legata alla strategia di gioco, con la quale conclude la sua disamina: “Inoltre è possibile che Marvin non vada all-in con A-A, K-K, Q-Q e J-J ma faccia un mini raise per indurre Mizrachi a pushare. Quindi il suo shove ci dovrebbe far pensare maggiormente alle piccole pocket pair, rendendo il fold ancora più sbagliato“.

La prossima volta che vi trovate a fronteggiare un push con una medium pair e pensate di foldare per non giocarvi il coinflip, ripensate ai consigli di Tony Dunst, uno che anche grazie a questi call si è costruito una carriera da svariati milioni di dollari.

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