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Analisi di una mano con Dave Ulliott: quando osservare gli avversari fa la differenza

Dave 'Devilfish' UlliottE’ indubbio che più mani si giocano e più si acquista esperienza. Ed inoltre, come ulteriore conseguenza diretta, l’istinto si affina e si acquisisce una maggiore consapevolezza circa l’interpretazione dei betting patterns e dei comportamenti degli avversari.

I migliori giocatori in circolazione possono arrivare a un tale punto di eccellenza da riconoscere situazioni dove anche chiamando con il nulla riescono a portarsi a casa piatti importanti. Ed è proprio quello che ha fatto Dave “The Devilfish” Ulliott, eccentrico professionista britannico, in una mano giocata durante il World Poker Tour Championship – torneo da 25.000$ d’iscrizione, tenutosi al Bellagio qualche mese fa.

 

Siamo al livello di gioco con blind 50$/100$. Quattro giocatori limpano fino ad Ulliott, che in posizione di cut-off, spilla A-10 offsuit e rilancia di 1100$. “Speravo di prendere il piatto direttamente pre-flop” racconta Dave, vincitore di un braccialetto alle World Series of Poker e di oltre 5 milioni di dollari di premi in carriera. “Non volevo nessuno call. A-10 è una mano che difficilmente becca qualcosa. Voglio dire: non è così male come possono essere A-9 o A-8, ma il meglio che si può fare con queste 2 carte e sperare di chiudere una scala o prendere un flop con un 10 carta più alta.” Ma Devilfish non riesce nel suo intento, ricevendo infatti un call dal player in seat 2 e in early position.
“Lo stavo già osservando da un po’. Mi aveva chiamato in ogni singola occasione” confessa Ulliot. “E comunque aveva fatto call un po’ su tutti i piatti. Avevo inoltre notato che, di fronte al minimo segno di debolezza, lui puntava immediatamente.

Sul flop arrivano J-4-6 rainbow e il giocatore al seat 2 fa check. David mette nel piatto 1200$ e l’altro, senza scomporsi troppo, si adegua alla puntata.
“Forse avrei dovuto puntare qualcosina di più, perchè nel piatto c’erano già circa 2700$. Probabilmente ha ritenuto valesse la pena callare con magari K-Q o qualcosa del genere”.

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Al turn arriva un 8 di fiori ed entrambi checkano.
“Non c’èra verso che potessi puntare avendo solo asso alta. Aveva fatto già call sul flop e probabilmente avrebbe inseguito ancora. Quello era il classico tipo che, una volta che ha inziato a vedere le puntate, continua imperterrito anche se non ha nulla, oppure ha una coppia media o un jack. Quindi ho pensato di provare a vedere se magari riuscivo a beccare un 10 per poi regolarmi di conseguenza”.

Al river arriva invece un 8 di cuori. “Quell’otto mi è sembrata una carta sicuramente innocua, ma lui è uscito puntando 5000$.” continua Ulliot. “Ho avuto subito l’impressione che stesse cercando di rubarmi il piatto. Poco prima, infatti, mi aveva visto passare due assi su un board che aveva forti possibilità di aver fatto chiudere un full al mio avversario. E sicuramente si ricordava che il mio fold era arrivato dopo una puntata di 4.000$. Probabilmente, forte di quelle informazioni, avrà pensato che fossi talmente nitty da foldare con un certa facilità. Aggiungo poi che, mentre pensavo alla sua azione, lo guardavo e obiettivamente non mi sembrava tanto felice.”

Dopo aver elaborato i suoi pensieri, Ulliot decide per il call mostrando niente di più che Asso alta. Con non poca sorpresa per i presenti al tavolo, la mano risulta più che buona visto che l’altro butta prontamente le sue carte nel muck.
“Se avessi puntato un grossa cifra al flop e lui avesse chiamato, allora a quel punto gli avrei sicuramente fatto qualcosa in mano” conclude Ulliot, “ma per come erano andate le cose, un suo bluff mi sembrava l’unica soluzione possibile. Ecco perchè ho fatto call alla sua puntata finale”.

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