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Alex Fitzgerald: “Sulla carta ho vinto più di 3.000.000 $, ma in realtà…”

[imagebanner gruppo=pokerstars] Diventare un giocatore professionista di poker per guadagnare milioni di dollari, magari in maniera facile, è un sogno che ha avuto più di qualcuno, che altri hanno addirittura realizzato, ma che un professionista di lungo corso come Alex “Assassinato” Fitzgerald sa bene essere molto diverso rispetto alla realtà.

Lo statunitense, che è diventato un professionista circa dieci anni fa, ha avuto molto successo grazie ai tornei online, riuscendo a raccogliere molto ma forse non tanto quanto avrebbe potuto, sia per la sfortuna sia per limiti propri, per un’inconsapevolezza che non poteva o non ha saputo avere quando più gli sarebbe servita.

Eppure, a guardare i numeri, online vanta vincite lorde per oltre tre milioni di dollari, a cui va ad aggiungersi oltre mezzo milione di dollari vinti dal vivo, ma come lui stesso ci ha tenuto a precisare recentemente il denaro poi rimasto nelle sue tasche non era esattamente lo stesso: “Online in dieci anni credo di aver guadagnato un milione di dollari, vale a dire 100.000 dollari l’anno – ha scritto giorni fa – poi bisogna considerare le tasse, ed a quel punto credo che la media sia stata più simile a 50.000 dollari l’anno”.

Una bella cifra insomma, ma molto diversa da quella che si potrebbe immaginare, come accennato anche per degli errori che non ha mai negato di aver commesso: “Negli anni sono andato rotto più volte, mi sono trovato a giocare per decine di migliaia di dollari alle tre del mattino ed a domandarmi come avrei potuto mangiare un’ora dopo – aveva scritto al riguardo in un articolo del 2011 – non avevo autocontrollo, e malgrado fin da quando avevo 18 anni mi sono goduto una vita piacevole, spesso mi sono trovato a chiedermi che cosa stessi facendo, magari ristagnando per anni con sempre lo stesso bankroll, senza riuscire a progredire“.

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Alex Fitzgerald è da tempo residente in Costarica

L’obiettivo, quando sei un vero giocatore professionista di poker, è di togliere il denaro dai tavoli per migliorare la tua vita e quella delle persone che ti sono care, non usarlo tutto semplicemente per giocare a livelli sempre più alti. Se fai questo non sei un giocatore professionista, ma solamente un giocatore, come lo ero io”.

Del resto, saper gestire con intelligenza grosse somme di denaro quando si è poco più che adolescenti non è un esercizio banale: “Spesso, quando vinci una grossa somma all’inizio della tua carriera credi di meritartelo, ma di solito non è così. Non sei capace di risparmiare denaro, di saper gestire correttamente il tuo bankroll, di studiare per continuare a crescere. Hai solo raggiunto un breve picco, ma ovviamente vuoi che continui”.

Fitzgerald molte volte ci è andato vicino, raggiungendo numerosi tavoli finali importanti – sia online che dal vivo – ma senza vincere, guadagnando quindi belle somme, ma non quelle che avrebbe potuto reclamare.

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Come all’EPT di Sanremo del 2009, quando perse un coinflip e finì settimo, o ad un evento FTOPS, quando finì terzo perdendo un colpo al 70% per un piatto che gli avrebbe consegnato oltre i due terzi delle fiches in gioco, e verosimilmente almeno 100.000 dollari in più.

“Desideravo essere come uno dei miei amici, con i titoloni, la foto sorridente, il trofeo ed un mucchio di soldi – ricorda – ma il poker non è un modo facile per guadagnare denaro. Spezza cuori, non è equo e non perdona, e non ci sono scorciatoie per chi intenda essere un professionista”.

Tuttavia, dal suo punto di vista c’è anche l’altra faccia della medaglia: “Credo che chiunque lavori davvero duramente possa diventare un giocatore professionista, qualcuno che non abbia paura di partire dal basso, perché serve coraggio per farsi da soli. Molti non ci riescono, non perché sia impossibile ma perché non vogliono attraversare le difficoltà, non è divertente runnare male per mesi, né il tuo ego ne beneficia quando sei costretto a giocare livelli più bassi, ma è quello che serve, ed un vero grinder saprà andare oltre tutto questo”. E lui, a quanto pare, lo sa bene.

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