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“E’ pazzo Phil Galfond ad andare rotto con questa mano?”

[imagebanner gruppo=pokerstars] Entrare nella testa di un giocatore come Phil Galfond, non soltanto quando gioca a poker, è una presunzione che in pochi possono avere. Per questo, anche quando lo statunitense si rende protagonista di una giocata apparentemente discutibile ogni cautela diventa un obbligo: tuttavia anche lui sbaglia, come è successo in questa mano.

Siamo al Pot Limit Omaha $25/$50 Zoom su PokerStars.com, un livello dove la partita si accende solo quando qualche giocatore considerato perdente decide di prendere parte all’azione, come succede ad esempio quando alla compagnia si unisce Gus Hansen, che sulla poker room dalla picca rossa è “broksi”.

In questo caso però l’avversario di Galfond non è affatto un giocatore perdente, visto che stiamo parlando di Ben “Ben86” Tollerene. Lo statunitense è un suo buon amico – i due vivono nella stessa palazzina in Canada – ed al giorno d’oggi è probabilmente il più forte fra i due nel Pot Limit Omaha, almeno a giudicare dall’opinione di altri professionisti.

Malgrado questo, “Ben86” in questa mano gioca con uno stack di 50 big blind, e ad un tavolo 4-handed a cui trovano posto anche Dani “supernova9” Stern e “n0d1ceb4by” decide di 3-bettare dallo small blind l’openraise di Phil, che aveva aperto da cut-off e chiama.

Il flop è 3 7 8 , ed è qui che l’azione diventa insolita. Tollerene prosegue infatti la sua azione puntando il piatto, e Galfond decide di rilanciare all-in malgrado non possa ormai contare su alcuna fold equity, il che non sarebbe necessariamente un male, se non fosse che in mano ha soltanto a 10 j 2 , una mano che non può certo dire di aver hittato il board.

galfond-tollerene

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Ben diversa la posizione di “Ben86”, che con a a q 2 è ben felice di chiamare, e dopo che due board sono stati girati si aggiudica l’intero piatto, lasciando però interdetto chi ha osservato la scena: come mai Galfond ha deciso di fare questo genere di azione, con una mano come la sua?

Come vedremo Galfond aveva delle ragioni precise per comportarsi così, eppure ammette di aver commesso un errore non così secondario: “Sono convinto che Ben vada rotto al flop con tutto il suo range di 3-bet – ha spiegato su RunitOnce.com – in effetti, non credo di poter nominare una mano con cui non lo faccia. Tuttavia, mentre stavo giocando ero convinto di avere più equity contro il suo range, i conti che avevo fatto al tavolo erano sbagliati“. E la ragione è la seguente.

“Non ho pensato abbastanza rapidamente ad un punto in realtà decisivo, e cioè che sono messo male contro tutte le sue mani che contengano combo di AK ed AQ. Purtroppo, proprio questo tipo di mani costituiscono una parte rilevante del suo range di “air” con cui decide di andare rotto comunque”. Uno sbaglio che forse non ci aspetteremmo da un professionista dell’esperienza di Phil Galfond, ma che in fondo aiuta a ricordarci che anche i giocatori migliori sono prima di tutto persone, più o meno come noi…

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