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Sam Chauhan, il “mindset coach” delle star del poker

Sam Chauhan, il guru del mindsetSam Chauhan è un personaggio molto noto nell’ambito del poker statunitense: nonostante lo scetticismo di alcuni, è il “mindset coach” di professionisti di successo, quali Antonio Esfandiari, Josh Arieh o Gavin Smith.

In cosa consista il suo lavoro lo ha spiegato in una recente intervista rilasciata nel corso di queste WSOP: “Non sono in grado di fornire alcun talento ai giocatori che seguo – spiega – il talento lo hanno in loro, ma il punto è capire se siano in grado di mostrarlo e saperlo sfruttare al meglio”.

Si tratta quindi di una presa di coscienza di quelle che sono le proprie potenzialità, rafforzandole con una consapevolezza superiore: “Quando si ha molto successo nella vita è piuttosto semplice avere atteggiamenti positivi, ma è proprio nei momenti più duri, in quelli in cui le cose non stanno andando come vorresti che l’essere positivi e propositivi diventa importante.

Per ottenere questo, nessuna ricetta magica, ma piuttosto un costante, meticoloso lavoro su se stessi: “Quello che faccio è diverso a seconda della persona che ho di fronte – ammette Chauhan – il primo passo è quello di capire quanto si sia solitamente fortunati nelle nostre vite: in questo momento c’è chi sta cercando dell’acqua potabile per sopravvivere, e quindi rendersi conto che la propria vita per quanto possa attraversare un periodo duro non sia nemmeno lontanamente paragonabile a situazioni come questa. Il secondo è quello di scuotersi, impegnarsi per se stessi”.

Sfruttando anche paradossi insiti nella natura umana di cui spesso non ci rendiamo pienamente conto: “Molto spesso non siamo capaci di provare per noi stessi quello stesso entusiasmo e passione che siamo capaci di investire negli altri, sul lavoro piuttosto che quando assistiamo ad eventi sportivi come la Coppa del Mondo, ma cosa accadrebbe se quelle stesse persone che urlano e incitano la propria squadra avessero la stessa passione verso se stessi e la propria vita?”.

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Roger Bannister in uno scatto del 1954L’obiettivo è quello di guardare avanti – continua Sam – troppe persone vivono nel passato, che può essere un luogo assai negativo. Si hanno molte potenzialità in noi, e spesso gli altri le riconoscono ma siamo noi a dover essere i primi fan di noi stessi perché queste sboccino in qualcosa di meraviglioso”.

E per spiegarlo meglio, Sam Chauhan fa un esempio: “Nel 1954 Roger Bannister è stato il primo uomo al mondo a riuscire a correre il miglio in meno di quattro minuti. Nessuno ci era riuscito in centinaia di anni, lui ce l’ha fatta e in quello stesso anno ci riuscirono un’altra ventina di persone: dobbiamo credere in noi stessi, anche quando non abbiamo prove a dimostrarcelo ogni giorno dobbiamo pensare che noi siamo buoni e capaci abbastanza per raggiungere quello che ci siamo prefissi”.

Una lezione non certo nuova, quella proposta da Sam Chauhan, ma sicuramente mai appresa abbastanza.

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