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Quando il poker insegna a guardare altrove. Il caso di un libro del passato, “Fahrenheit 451”

Fahrenheit 451, fu scritto nel 1953 da Ray Bradbury e narra la storia di un governo autoritario che brucia tutti i libri per la paura di un pensiero critico e ostile. Con un paio di scene di poker…

Il libro e la sua trama

Ricordo di aver letto “Fahrenheit 451” da adolescente. Non era stato assegnato come una lezione normale, ma la sobrietà della quasi inesistente copertina e il suo titolo in maiuscolo banco, attirarono la mia attenzione. 

All’epoca non esisteva Internet e non erano nemmeno così accessibili i videogiochi o le televisioni via cavo, quindi buona prte delle mia generazione è cresciuta leggendo, e una grossa percentuale di essa lo ha fatto avidamente. 

Il romanzo distopico di cui sto parlando, Fahrenheit 451, fu scritto nel 1953 da Ray Bradbury e fa riferimento a un futuro piuttosto terso e cupo in cui un governo totalitario usa i mezzi più disparati per ottenere il controllo sulla vita e sui pensieri dei propri cittadini, mettendo al bando tutti i libri per raggiungere tale obiettivo.

Il protagonista della storia, Guy Montag, esercita la professione di pompiere e quando viene chiamato all’azione, invece di spegnere gli incendi, li deve appiccare quando viene scoperto qualcuno che ha dei libri nascosti nella propria abitazione. 

L’utilizzo successivo degli argomenti del libro

Anche se non avete mai letto il libro in questione, avrete certamente sentito parlare del suo titolo, utilizzato per rievocarlo in testi teatrali, adattamenti cinematografici come quello di Francois Truffaut degli anni 60 o le riproposizioni a mo’ di documentario come quella di Michael Moore ( Fahrenheit 9/11 e Fahrenheit 11/9). 

Nel romanzo, come i più arguti avranno già capito, i libri rappresentano una minaccia per il governo, a causa del loro modo di incoraggiare un pensiero indipendente e quindi potenzialmente pericoloso per chi necessita di tenere le menti al coperto da eventuali rivolte. 

Una delle frasi che meglio rispettano questo enunciato è la seguente: “Se vuoi che un uomo sia appagato dalla politica che lo governa, non dargli la possibilità di esaminare i due lati di una discussione. Dagliene uno solo. Possibilmente non dargliene affatto”. 

Il libro di Bradbury verte sul fatto che le maggiori opere letterarie sono spesso in disaccordo tra di loro, soprattutto quando si tratta di politica e questo fornisce pericolosamente fin troppi tratti che possano mettere in difficoltà chi detiene il potere. 

Come in tante altre opere del periodo in cui la televisione comincia a diventare protagonista del quotidiano delle persone, Fahrenheit 451 diventa un monito terrificante rispetto all’appiattimento del pensiero della gente e la frase ancor più terribile che ne delinea il significato è quella di un anziano accademico ribelle, Faber, che dice “i pompieri non saranno più necessari, le persone smetteranno di leggere da sole”. 

Le nuove distrazioni

Dal libro viene fuori con prepotenza che la pubblicità, la musica moderna, i fumetti, le riviste sessuali e lo sport in TV (ricordate, siamo a inizio anni 50…), distolgono l’attenzione da qualsiasi cosa i nostri leader stiano pianificando. (Suona familiare?). 

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Ma il poker cosa c’entra in tutto questo? 

Tra un intervento e l’altro i pompieri passano il loro tempo a giocare a poker e sappiamo che Montag ha segretamente nascosto dei libri, cosa di cui ha parlato con Beatty che sa di quella situazione. 

Il parallelo che fa l’autore del libro fa capo alla paura di Montag di rivelare le sue mani, non tanto quelle da poker, quanto quelle che si riferiscono ai libri che nasconde, tanto che, nel corso di un colpo in cui Montag tiene le sue mani sotto il tavolo, Beatty lo redarguisce dicendogli: “teniamo le mani in vista, Montag, non che non ci fidiamo di te, capisci…”. E tutti ridono.

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Mentre Beatty lo continua a torturare cercando di mandargli messaggi subliminali coi quali lo vuole convincere che i libri sono il male, Montag ascolta su un auricolare segreto il Professor Faber, che prova a spiegargli perchè Beatty ha torto: una sorta di lotta tra il bene e il male in cui Montag è esattamente al centro.

Mentre succede il tutto, suona il campanello che porta i pompieri a effettuare l’ennesimo intervento. Scoprite da voi dove saranno diretti.

La metafora del gioco è in questo caso presa come riferimento verso l’ennesima distrazione che ci viene inoculata col fine di non accorgerci di cosa succede intorno a noi e l’insegnamento che un buon pokerista dovrebbe trarne, è che il poker non può essere il centro gravitazionale delle nostre esistenze. 

Qualche volta è meglio staccare… E prendersi un buon libro.

Il pezzo che avete letto è tratto da un articolo comparso qualche giorno fa su PokerStarsBlog ed è stato scritto da Martin Harris, ottimo scrittore pokeristico e splendido recensore di lbri e di film sulla materia. 

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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