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Phil Galfond: “Durrrr è stato il mio maestro”

Phil Galfond e Tom Dwan si sono conosciuti anni fa grazie a David Benefield: all’epoca “OMGClayAiken” giocava il NL1000, mentre “durrrr” era già al NL10.000.

E quando si hanno amici del genere, non c’è da sorprendersi se poi si arriva lontano: “Tom fu molto generoso, nonostante ci conoscessimo da poco tempo mi faceva osservare le sue sessioni, prima al No Limit Hold’em e quindi al Pot Limit Omaha – ricorda – dire che abbia avuto un impatto sulla mia crescita iniziale come giocatore sarebbe riduttivo“.

VIZI E VIRTU’ DI DURRRR – Conoscendolo bene, Galfond può così permettersi di regalare un paio di “chicche” agli appassionati: “Di solito ha oltre un centinaio di SMS, messaggi vocali ed e-mail non lette sul cellulare – confida – e una volta cercò di farci saltare la fila al bowling lasciando una mancia da 100 dollari, ma non ci riuscì perché per sbaglio tirò fuori un biglietto da un dollaro“. Bad beat, soprattutto per chi avrebbe dovuto intascarla.

MACAO? NO, GRAZIE – Phil rivela poi di non essersi mai recato a Macao per giocare, e di non avere intenzione di andarci, nonostante ci abbia pensato: “Non potrei permettermi di giocare in una partita con bui $2.000/$4.000 – ammette candidamente – ed inoltre per sedersi a certi tavoli è necessario coltivare le giuste amicizie, e io non sono il tipo che fa finta di non essere un professionista o cerca addirittura di apparire scarso“.

CHRIS FERGUSON, COLPEVOLE O VITTIMA? – Galfond spende anche due parole su Chris Ferguson e sulle sue eventuali responsabilità legate allo scandalo di Full Tilt Poker: “Ci siamo incontrati un paio di volte, e si è mostrato una persona gentile e interessante. Mi piace ancora pensare che non avesse cattive intenzioni, e che magari sapesse poco o nulla di quel che stesse succedendo. Non l’ho più incontrato, ma se accadesse gli concederei il beneficio del dubbio”.

LA MANO CHE NON DIMENTICA – “Stavo giocando heads-up al $50/$100, quando non potevo permettermelo – racconta – 3-bettai KQ e venni chiamato. Puntai su flop 632, venni chiamato. Sul turn 2 check/pushai, e lui chiamò con KJ. Al river cadde un jack, e quella sessione si portò via metà del mio bankroll“.

CONOSCI TE STESSO – “Mi sono sempre sentito a mio agio nell’hero callare per il mio intero stack, a prescindere dall’esito, ma al contrario quando bluffavo per l’intero stack senza equity, sentivo che in qualche modo mi faceva male.
Ora che lo so, mi trovo a chiedermi: ‘Okay Phil, vorresti herocallare perché sarebbe davvero bello se funzionasse, ma credi sia davvero profittevole?’. Oppure: ‘D’accordo, stai pensando che non dovresti continuare a bluffare e dovresti mollare il colpo, ma è veramente quello che credi o non è piuttosto un sentimento basato sulla paura?“.

LA CASSAFORTE INVIOLATA – Infine, un curioso episodio che ci ricorda come, nonostante si tratti di un giocatore tanto forte da sembrare inumano, in fondo stiamo pur sempre parlando di un trentenne un po’ distratto: “Nel mio vecchio appartamento feci installare una cassaforte a muro, nascondendola dietro un quadro che feci dipingere apposta. Nel giro di una settimana persi la combinazione, e non l’ho mai usata“. Questo è “OMGClayAiken“, epico anche nei suoi errori.

Se ti sei perso la prima parte dell’intervista di Phil Galfond, non credi sia tempo di rimediare?