Vai al contenuto

30 tornei senza un solo in the money, poi vince 1.465.000 $

Tom Marchese, quando si tratta di tornei di poker dal vivo e non solo, non ha mai detto di essere un tipo sfortunato: lo statunitense nel 2010 ha vissuto un anno magico, ma anche gli ultimi dodici mesi per “kingsofcards” sono stati piuttosto movimentati.

Tutto cominciò lo scorso gennaio, quando Marchese scrisse su Twitter: “Negli ultimi 30 tornei di No Limit Hold’em non ho fatto neppure un in the money, a quanto pare è una cosa difficile”. Tom non si nascose neppure per quanto riguarda i costi, rivelando che durante quella striscia negativa aveva speso qualcosa come 420.000 dollari di buy-in, senza considerare naturalmente tutto il resto.

Campione irrilevante da un punto di vista statistico si dirà, ed a ragione, se non fosse che ovviamente dal vivo anche una piccola “striscia” come quella può durare un’eternità. Nel suo caso, infatti, per tornare all’in the money  in un evento di No Limit Hold’em occorrerà quasi un anno, con un digiuno andato avanti dal giugno del 2013 fino al marzo del 2014, quando è finito decimo nel Championship Event del Wynn Classic.

“Ho perso con un set contro un set migliore in un piatto enorme – commenterà allora – ma almeno sono riuscito ad ottenere il primo ITM per il 2014!”. La sorte gli restituirà il maltolto con gli interessi qualche mese più tardi: il 28 giugno arriva infatti fino in fondo nel torneo Super High Roller da 100.000 $ del Bellagio, assicurandosi dopo un deal 1.465.000 dollari.

Scopri tutti i bonus di benvenuto

Una cifra enorme che tuttavia, magari anche a causa del periodo che aveva appena attraversato, ha cercato subito di spogliare dalla sua aura di “epicità”. Commentando infatti il suo successo, ma le sue parole potrebbero essere interpretate come un riferimento indiretto a quanto accaduto al One Drop, ha scritto giusto poche ore fa.

“Capisco che con i tornei High Roller si cerchi anche di vendere un sogno, ma risultati di quel tipo sono meno eccitanti e significativi di quanto possa sembrare – ha sottolineato – se un giocatore professionista vince quattordici buy-in in un torneo è improbabile che questo possa cambiargli la vita, non importa quanto sia questo buy-in”.

Una riflessione che a qualcuno potrebbe apparire poco più che scontata, ma che in fondo – visto il continuo proliferare di tornei High Roller e Super High Roller – ricordare non guasta, e chissà che in fondo questa non possa essere anche una delle ragioni che hanno spinto Dan Colman a dileguarsi subito dopo aver messo le mani sul One Drop.

MIGLIORA IL TUO POKER CON I NOSTRI CONSIGLI