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Una bad beat da impazzire con gli Assi al Main Event WSOP. Come ne uscì Greg Byard

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Orgoglio e pregiudizio

Chi ha dovuto faticare come un costruttore di edifici, giorno dopo giorno, porta con sè l’orgoglio di avere messo su una carriera senza l’aiuto dell’acuto, del risultato che fa da trampolino. 

Altri, un po’ più fortunati, hanno magari ricevuto una mano di aiuto dallo shot iniziale, per poi mettersi di buona lena a studiare il giochino, pena l’inesorabile discesa agli inferi. 

Sfortunatamente la nostra storia di pokeristi è costellata anche e soprattutto da situazioni che vorremmo dimenticare: periodi di varianza assassina e prolungata, 90% scoppiati al river a 15 left per un pot 5 AVG, una serie di fattori a somma negativa che, se si fossero chiusi in maniera favorevole, avrebbero cambiato il nostro percorso. 

Tutti si lamentano

Anche i più fortunati, quelli che non hanno la capacità di riconoscere che c’è un mondo di giocatori che non hanno avuto la stessa loro “run” nei momenti decisivi, hanno qualcosa per cui recriminare. 

Sotto questo aspetto siamo tutti uguali. 

Sperimentare numerosi risultati negativi in ​​un arco di tempo concentrato, e non voglio dire breve, ha il suo effetto sulla psiche umana. 

Per questo motivo è importante imparare a gestire quegli inevitabili punti di rottura. 

È importante non solo lavorare (o sperare) per migliorare i risultati effettivi di inevitabile sfortuna, ma lavorare per migliorare la nostra risposta immediata a risultati insoddisfacenti e iniziare a farlo immediatamente con la prossima sessione.

L’esempio arriva da una mano accaduta alle WSOP 2013. 

Gregory Byard e la sua bad beat

Correva l’anno 2013 e al Main Event Greg Byard, aveva passato il day 1 con una certa facilità, trascorrendo una giornata di apertura in compagnia di giocatori ricreativi poco inclini al rilancio e al gioco aggressivo. 

Il day 2 non ebbe lo stesso andamento. 

Una marea di pazzi aggressivi che non facevano altro che schiacciare sull’acceleratore e dal quale Byard uscì indenne grazie ad un raddoppio verso fine serata per un set chiuso al flop pagato per i massimi dal suo avversario di turno. 

Dopo un buon inizio al day 3 Greg raggiunse l’invidiabile stack di 250.000, circa 2,5 volte l’average, evento che cominciò a fare eccitare gli amici sui social. 

Al tavolo arrivò un signorotto di mezza età con uno stack da 180.000 e le movenze piuttosto incerte, una sola mano giocata, per un’apertura dal mezzo della pista e il fold alla 3Bet arrivavata da HiJack. 

La mano del peccato

Il livello era 1000/2000/300 e Greg ricevette gli assi da UTG onorati con un raise per 4.800, che originava il call di un viandante da mid position e la 3Bet a 21.000 del signorotto dalle movenze incerte. 

Greg decise di salire in 4Bet a 48.000 e, dopo un minuto e mezzo di ragionamenti, villain decise di chiamare dopo il fold del flatter. 

Il flop fu a q q e Greg era dietro. Sì, avete capito bene. Byard perse quel colpo già al flop.

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Le chips andarono tutte nel mezzo al flop e la situazione di vantaggio di villain non mutò. 

Una pazzesca e bruttissima bad beat. 

Il fine di questo pezzo

La finalità di questo articolo non è tanto quella banale di raccontare una bad beat come tante se ne sono lette, anche se questa è un pochino più brutale delle altre. 

Il fatto è che Greg riuscì ad eliminare quasi subito le scorie di quel colpo tremendo e si riprese senza troppe conseguenze. 

In quel momento di disperazione legata al risultato della mano, Greg ebbe la certezza e la chiarezza che un destino così negativo non sarebbe stato suo. 

Tirò fuori la sua scheda su cui aveva scritto gli obiettivi per il torneo, una buona abitudine che aveva preso per i grandi eventi dal vivo e tra questi c’era quello di mantenere un atteggiamento  per una prestazione vincente, “winning performance”, a prescindere da ciò che sarebbe capitato, fino alla mano della sua eliminazione. 

Altri dettagli riportati furono: la chiarezza riguardo tutte le dimensioni degli stack al suo tavolo, le tendenze del giocatore e l’history, la massima attenzione alle mani altrui, il dimensionamento delle scommesse, il ritmo, lo stato emotivo degli avversari, le chiacchiere, ecc.

Erano informazioni molto basiche, ma particolarmente utili, soprattutto quando la testa gira ancora dopo aver perso un grosso piatto e cerca di elaborare ciò che è appena accaduto.

Sfortunatamente quella volta, non andò come gli anni passati e come sperato.

Eppure Greg riuscì a perdersi nel profondo processo decisionale subito dopo la mano negativa in questione e si sentì benissimo in post-analisi. 

È sempre una battaglia costante migliorare il gioco mentale riferito al poker, soprattutto se  orientata ad una risposta positiva allo stress e ai cattivi risultati. 

Quando saprete conquistare quella vittoria, il vostro poker ne risentirà in maniera molto profittevole. 

Liberamente tratto da un racconto di PokerNews

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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