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Daniel Negreanu

Come contrastare il soft play negli high roller? L’opinione di Negreanu, Bonomo, Kenney e Seiver

Il recente episodio di presunto soft play tra i fidanzati Kristen Bicknell e Alex Foxen al final table di un importante torneo del Venetian (oltre $200.000 al primo) ha riacceso una discussione che da sempre tiene banco soprattutto nel mondo degli high roller: come si può garantire l’integrità del gioco in questi eventi con pochi concorrenti, nei quali la stragrande maggioranza del field swappa quote con altri iscritti e vende buona parte dell’action?

Prima di affrontare questa domanda insidiosa, c’è però da fare una premessa: in diversi anni di high roller live, non sono mai state mosse accuse ufficiali di collusion nei confronti di nessun reg. Nonostante il field medio di questi tornei sia suddiviso in “gruppetti” (quello americano, quello tedesco, quello spagnolo e via di scorrendo) non ci sono mai stati episodi nei quali potesse anche solo esserci il dubbio di qualche scorrettezza. Un segnale importante sull’integrità del gioco in questo contesto dove girano milioni di dollari.

La mano incriminata tra Kristen Bicknell e Alex Foxen

Detto che nemmeno personaggi estremamente polemici e sensazionalisti come Doug Polk abbiano mai avuto qualcosa a cui aggrapparsi per urlare alla collusion, c’è un discorso differente ma pur sempre collegato al rapporto tra la vendita/swap delle quote e la correttezza del gioco: quello sul soft play.

Nessuna collusion negli high roller, ma il soft play?

Il soft play non è come la collusion: nel primo caso si evita di rischiare tutto lo stack contro un avversario non necessariamente perché ci siano implicazioni legate alla compravendita di quote ma anche per un grande rispetto nei suoi confronti. Non c’è la volontà di creare un edge scorretto verso gli altri player seduti al tavolo, è semplicemente una questione di convenienza: perché “giocare alla morte” contro qualcuno che si individua come un ottimo poker player?

Tutto ciò è collegato al discorso delle quote soprattutto per quanto riguarda lo swap, ovvero lo scambio alla pari di una percentuale del buy-in: se il giocatore A decide di swappare con il giocatore B è perché crede che sia molto forte. Ma allora è inevitabile che con lui giocherebbe in ogni caso in modo più… soft, appunto.

Come si può risolvere questa problematica nei tornei high roller? Ecco le opinioni di alcuni top player protagonisti nel circuito high roller.

Justin Bonomo: “È tutta una questione di bluff frequency

“La teoria del gioco più basica nel poker è la frequenza di bluff“, scrive Bonomo sul suo blog analizzando il caso Bicknell-Foxen. “Se un giocatore bluffa raramente, devi chiamarlo meno; se bluffa tanto, devi chiamarlo di più. Semplice. Ma se due giocatori tagliano una grande parte del loro bluffing range perché hanno swappato quote, succederà che ci saranno meno soldi nel piatto su ogni street. I pot saranno più piccoli e meno combattuti e i due giocatori si busteranno a vicenda molto meno. Se lo fanno a un tavolo finale, gli altri avversari risulteranno danneggiati da questo atteggiamento. Non va assolutamente bene evitare di bluffare qualcuno a un final table perché lo stimi come giocatore o hai le sue quote“.

Scott Seiver: “Potrebbe essere un grande problema in futuro, ma ora non esiste”

Scott Seiver ha vinto milioni di dollari negli high roller ed è convinto che prima o poi verranno fuori episodi controversi.

“Penso che negli high roller ci siano tutte le potenzialità affinché diventi un problema. Sono sempre stato un sostenitore della massima trasparenza, quindi vorrei che le percentuali di vendita del buy-in di ogni giocatore fossero pubbliche. Il punto è che alcuni giocatori hanno troppe quote di altri rispetto alle proprie. Ci vuole equilibrio. Quando me lo chiedono, dico sempre quanto ho venduto e a chi ma non tutti si comportano in questo modo”.

Risultati WSOP 2018 Scott Seiver
Scott Seiver

Seiver pensa quindi che sarà necessario monitorare da vicino la situazione, ma al tempo stesso è convinto che attualmente non ci sia nulla di cui preoccuparsi.

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Per un periodo tutti tenevano d’occhio i tedeschi pensando a eventuali problematiche. Nessuno ha mai trovato nulla di sospetto. Posso dire che attualmente l’integrità del gioco negli high roller è salva”.

Bryn Kenney: “Il soft play è inevitabile”

Non devi dire niente su quante quote hai venduto e a chi“, sentenzia Bryn Kenney ai microfoni di Cardplayer.com, top winner dei tornei live nel 2017 proprio grazie ai risultati ottenuti negli high roller. “A un tavolo finale tutti sanno chi è amico di chi e chi compra le quote di chi. Non puoi costringere le persone a parlare della loro situazione finanziaria, è una prospettiva puramente idealistica perché non sapresti nemmeno se quello che dicono corrisponda alla verità. Anzi, causerebbe solo problemi ai finanziatori che verrebbero assaliti di richieste di staking“.

Kenney aggiunge anche:

“Se swappi con qualcuno è perché lo ritieni un giocatore almeno forte come te, se non di più. Perché swapperesti altrimenti? Sarai portato naturalmente a giocare meno mani contro di lui, non a causa dello swap ma perché siete entrambi forti. Nel poker vuoi giocare i piatti grossi contro giocatori scarsi, non contro quelli più forti di te”.

Daniel Negreanu: “L’unica strada è l’auto-regolamentazione”

Infine, l’opinione di Daniel Negreanu:

“È una situazione complessa e difficile da gestire. Non si può regolamentare, è tutto un discorso di auto-regolamentazione. Ad esempio, al final table del Super High Roller Bowl, a 3 left ho chiesto a Koon e Bonomo con che percentuale stessero giocando, perché è un fatto che ha un peso specifico. Loro mi hanno risposto ma l’unica strada è questa, l’auto-regolamentazione. È però difficile metterla in pratica perché solo le persone oneste dicono la verità“.

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