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Gli heads-up e la legge del più forte

Nel poker gli scontri testa a testa sono forse i più affascinanti: ciascuno crede di poter prevalere sull’altro, ma spesso uno dei due si sbaglia di grosso, e non di rado è l’ultimo a rendersene conto.

Se infatti un giocatore ne sfida un altro che considera nettamente più forte in heads-up – magari per migliorarsi o solo per il gusto di mettersi alla prova – essendo consapevole della propria “inferiorità” non potrà che limitare le perdite, magari ad una cifra che aveva stabilito in precedenza.

Se invece due professionisti si scontrano convinti di poter vantare un edge consistente sul proprio avversario, ma solo uno dei due ha ragione, ecco che per lo sfavorito lo scenario può farsi cupo.

Nei casi migliori, man mano che gioca, chi è “underdog” si rende conto di avere di fronte un player più forte, e riconoscendo che nel lungo periodo contro quest’ultimo non potrà che perdere smetterà di dargli azione, concentrando le proprie attenzioni su altri giocatori.

Talvolta però questo non succede in tempi rapidi, per varie ragioni. La prima, è che anche un avversario migliore di noi può avere un “rush” positivo di carte per un numero consistente di mani, vincendo quindi più di quanto dovrebbe.

Ammettiamo infatti che il giocatore “A” sia migliore del giocatore “B”, tanto che su 10.000 mani heads-up dovrebbe vincergli “5”: se gli vince “8”, chi perde tenderà a sovrastimare l’effetto della varianza nel breve periodo, attribuendo a quest’ultima la gran parte se non la totalità delle proprie perdite, quando non è così.

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Avrebbe infatti perso comunque se le cose fossero andate “come avrebbero dovuto”, ma non essendone consapevole – e anzi convinto di poter recuperare quanto perso non appena le carte non faranno più scherzi – insisterà più che mai, accanendosi contro un avversario che nel lungo periodo gli è in realtà superiore, quindi correndo il serio rischio di perdere ancora di più.

Naturalmente questo può accadere anche per altri motivi. Senz’altro a causa dell’ego, o perché in passato abbiamo avuto risultati lusinghieri, o magari perché non si è in grado di riconoscere i propri errori, che invece a uno sguardo esterno (e magari più esperto) possono apparire evidenti.

Questo succede a qualsiasi livello compresi i più alti, dove ad esempio giocatori come Sami “LarsLuzak” Kelopuro hanno imparato a caro prezzo che cosa significhi pagare dazio alla legge del più forte, che presto o tardi non manca di riscuotere il suo credito, e spesso si tratta di un conto piuttosto salato…

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