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Psicologia e poker: gli HUD e l’effetto alone

Spesso la bellezza influenza la nostra percezioneL’avvento degli HUD nel poker online ha certamente portato benefici sensibili per i grinder, che forti di un buon numero di informazioni sugli avversari hanno aumentato mediamente il numero di tavoli su cui giocano, rischiando però di porre meno attenzione al gioco e quindi di incappare in quello che in psicologia viene definito “effetto alone”.

Teorizzato per la prima volta da Edward L. Thorndike nel 1920, l’effetto alone è un bias cognitivo, in base al quale giudichiamo una persona nel suo complesso sulla base di singoli tratti specifici, traendone magari assunzioni generali per elementi che in realtà non sono necessariamente correlati fra loro.

Banalmente, siamo ad esempio portati a pensare che una persona percepita di bell’aspetto e ben vestita sia anche cortese, intelligente e probabilmente dotata di un alto livello di istruzione, attribuendogli anche qualità morali positive che non possiamo in realtà dedurre da quanto siamo in grado di osservare.

Questo naturalmente ha a che fare anche con aspetti culturali ormai radicati, dal momento che fin da piccoli ci raccontano favole dove i buoni siano anche belli e viceversa, e del resto l’idea che bontà e bellezza fossero strettamente connesse nasce nella cultura ellenica.

Cosa ha a che fare tutto questo con il poker? Parlando del live, è indubbio che daremo tendenzialmente più credito a un avversario ventenne che indossi felpa, occhiali e grosse cuffie piuttosto che ad un cinquantenne in giacca e cravatta, ma anche nel poker online l’effetto non è assente.

Se giochiamo cash game al NL50 e ci troviamo di fronte un regular con statistiche come 16/14 3-bet 6 saremo portati a pensare che abbia un gioco tendenzialmente straightforward tanto preflop che postflop, e probabilmente si tratterebbe di una buona approssimazione.

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Elky prova a sfruttare l'effetto alone a suo vantaggioIl discorso cambia a limiti più alti, dove è possibile imbattersi in regular percepiti come capaci ma di cui potremmo essere portati a sopravvalutare le capacità postflop a causa della loro immagine preflop.

Se infatti ci imbattessimo in un giocatore con statistiche LAG come 30/27 3-bet 11 penseremmo di trovarci di fronte ad un regular capace, consapevole e fastidioso, tanto preflop che postflop, ma questo non è sempre vero.

Può accadere infatti che ad un’immagine preflop aggressiva e competente non sia associato un gioco postflop dello stesso livello, fatto di cui un player capace ed attento si accorge, mentre non è detto accada se ci si sofferma solo su informazioni parziali, dunque inadeguate per avere un’idea che sia davvero completa ed affidabile.

Per evitare di incorrere in questo tipo di effetto alone è quindi consigliabile bilanciare sempre il numero dei tavoli giocati, in modo che non penalizzino troppo il nostro gioco appiattendolo e rendendolo meccanico, specie quando ci si affaccia a limiti dove le cose iniziano a farsi non più così semplici.

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