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“Ryan Fee’s 6-Max NL Strategy Guide” in italiano – 7° parte: il check-raise al flop

Ryan FeeRyan Fee continua ad essere un insegnante prezioso e gratuito per tutti noi, grazie alla traduzione esclusiva da parte di Assopoker della sua “Ryan Fee’s 6-Max NL Strategy Guide“. Oggi, nella settima parte, si parla di check-raise al flop, e come al solito gli spunti interessanti non si contano…

Il check-raise al flop:
Concentriamoci adesso sul check-raise, ammettendo per ipotesi di trovarci contro un loose passive TAG che ha statistiche come 20/15, mettiamo che lui apra da CO e che noi con 33 ci si limiti al call dal BB. Il flop è T53 rainbow. In questa situazione non dovreste checkraisare, a meno che non si verifichi una delle condizioni seguenti:

1) Avete ragione di credere che il vostro avversario sia scarso e spewy, capace di mettere nel piatto i soldi da dietro con mani come TP o OP
2) Avete history di check-raise al flop su board dry contro un giocatore discreto, e lui ha ragione di credere che possiate farlo in bluff frequentemente, per cui c/r con monster per bilanciare il nostro range

Entrambi questi scenari sono tuttavia abbastanza specifici, e richiedono informazioni sulle tendenze dei vostri avversari. Ammettiamo che non sia questo il caso.

In genere non vorrete check-raisare in situazioni simili perché il farlo polarizza il vostro range su set o bluff e difficilmente potrete quindi venire pagati. Così come check/calleremo in questo caso una mano come AT o 88 (anche a seconda dell’history) vogliamo farlo col nostro intero range, a meno che non si sia in bluff o semibluff naturalmente. Quindi, di default, quando floppate un mostro in queste situazioni limitatevi al check-call.

Ryan Fee festeggia la vittoria al LAPT di San Josè

Se invece avessimo sullo stesso board una mano come QJ suited o 76 suited contro lo stesso avversario: questa è un’ottima situazione per un c/r, perché avete sia backdoor flush draw sia backdoor straight draw, e soprattutto perché il vostro avversario sarà spesso in difficoltà di fronte ad un’azione tanto forte. Questo vale tanto di più contro avversari che abusano della c-bet e saranno quindi spesso in bianco. Anche l’history ha il suo peso: se molla il colpo la prima volta fatelo di nuovo. Mettetelo alla prova e costringetelo a prendere delle contromisure, e se non lo fa insistete. Si tratta di un tipo di giocata che tende ad avere ancora più credito in piatti multiway.

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Se ad esempio vi trovate a limitarvi a chiamare con una mano come A5 suited dopo un raise ed un call, ed il flop è 7-3-2 rainbow, voi checkate, l’OR c-betta e l’altro avversario chiama, dovreste c/r, in quanto la vostra azione è strong e con un overcard, un gutshot e un backdoor flush draw avrete comunque una certa equity. Soprattutto, avrete molta FE: potrete imbattervi in un set da parte dell’avversario che ha chiamato per due volte, ma non è molto probabile ed anche in quel caso avremo comunque dell’equity. Naturalmente se 3bettati dovremo foldare.

Immaginiamoci adesso un’altra situazione invece, quella in cui avete floppato una made hand su un board drawy: ammettiamo quindi di avere 87 o 55 ed il flop è 9-6-5 con due fiori. In questo caso c/r è più che giusto perché il flop è molto più pericoloso: inoltre è più probabile che i nostri avversari siano portati a giocare aggressivamente i loro draw in questa street piuttosto che in quelle successive, in modo da massimizzare la FE. Poiché non ne hanno alcuna in questo caso visto che siamo molto avanti al loro range, ciò che vogliamo è far finire i soldi nel piatto adesso.

Questo tipo di board può essere c/r occasionalmente anche avendo dei draw, ma ricordate che questo dipende dal vostro avversairo: dovrete bilanciare accuratamente il vostro range di draw e di made hand. Infine, è evidente che non tutti i draw siano ugualmente belli: un draw particolarmente buono lo si può giocare c/r, mentre uno più debole come un semplice straight draw è meglio giocarlo in c/c, a meno di informazioni particolari. (fine settima parte)

Traduzione di Piero ‘Pierelfo’ Pelosi

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