Non si parla molto di lui, eppure Giorgio Miconi è il detentore di un primato importantissimo: è infatti il giocatore più vincente del poker online italiano nel 2009. Nessuno, tra le varie poker rooms italiane, ha fatto i suoi profitti, eppure pochi lo conoscono, anche perchè Giorgio è personaggio schivo ed umile nella vita almeno quanto forte nel Texas Hold'em.
Assopoker lo ha incontrato, in una breve pausa fra le trasferte di Nova Gorica e Saalbach, dove Giorgio era impegnato insieme ad altri membri del Sisal Poker Pro team. Andiamo dunque a conoscere meglio questo antidivo del poker online.
Assopoker: Ciao Giorgio e benvenuto su Assopoker. Toglici subito una curiosità: come si fa a diventare il player italiano più vincente dell'anno?
Giorgio Miconi: Grazie per aver rimarcato un risultato dell'anno scorso, che mi ha dato tante soddisfazioni. Comunque non mi sento il miglior giocatore ovviamente, ma è un fatto che per vincere giocando tanto bisogna anche giocare bene. La quantità non può sostituire la qualità.
AP: Tu non sei stato solo il player con il profitto più alto nelle ".it" lo scorso anno, ma hai anche avuto una buona performance alle WSOP 2009. O no?
GM: Sì ho fatto un 20° posto al 3.000$ Triple Chance, su un field di più di 800 iscritti. Per essere un esordio sono molto soddisfatto.
AP: Nonostante i tuoi grandi risultati online e l'ottimo esordio alle WSOP, hai scelto il basso profilo, soprattutto nel tuo rapporto con i media. Diversi tuoi colleghi players infatti curano molto la loro immagine, tu invece hai scelto una strada diversa. Come mai?
GM: E' sicuramente una questione caratteriale. Non sono uno a cui piace mettersi in mostra, e questo penso che si noti abbastanza. Inoltre sono sempre stato una persona abbastanza umile.
AP: Come ti avvicini al Texas Hold'em? Hai esperienze passate in giochi di strategia o altro?
GM: Ho avuto sempre la passione per il gioco. Prima giocavo al poker coperto all'italiana, ed al THE mi ci sono avvicinato tramite un mio amico, che mi ha aperto questa finestra sul poker online: ignoravo che si potesse giocare in rete e farlo per soldi veri. Ho iniziato a vincere praticamente da subito e non mi sono più fermato.
AP: Che varianti e specialità preferisci?
GM: Prediligo il NLHE, nel quale mi cimento su tutte le specialità: tornei, sit&go ed heads up. Se però devo scegliere una specialità che sento più mia, dico proprio l'heads up. E' certamente diversa da tutto il resto, non saprei dire se più tecnica o no. Di certo richiede skills differenti.
AP: Tu hai iniziato a giocare, a vincere e quindi ad accarezzare l'idea di farne non solo un hobby remunerativo ma anche una passione. Sappiamo che la figura del Professional Poker Player è qualcosa che affascina molti ragazzi al giorno d'oggi, soprattutto per il fatto di guadagnare molto. Ci sono però sicuramente aspetti meno "popolari" e più duri, che fanno parte della vita del grinder di professione. Esistono per te questi rovesci della medaglia? Vogliamo parlarne?
GM: Se vogliamo parlare degli aspetti positivi, ce ne sarebbero moltissimi: il fatto di poter scegliere gli orari di lavoro - se giocare e per quanto tempo farlo, il fatto di non dover rendere conto a nessuno, gli ottimi guadagni.
Il primo aspetto negativo - forse l'unico - che mi viene in mente è la varianza. Si va incontro a periodi negativi a volte anche lunghi, e spesso non è neanche colpa tua. Basta abituarsi, giocare in bankroll e si riesce a limitarne l'incidenza.
AP: Ma la varianza e i risultati incidono sul tuo umore, magari nei rapporti sociali? Oppure essere un professionista significa anche avere un mindset che impermeabilizza da questi pericoli?
GM: Da questo punto di vista sono abbastanza fortunato. Quando incappo in questi periodi negativi riesco ad affrontarli con serenità, e le persone che stanno intorno a me non si accorgono di nulla, se ho perso a poker o meno. Ora ad esempio, quello di gennaio e febbraio 2010 è stato forse il periodo più sfortunato da quando gioco a poker. Per fortuna marzo è iniziato molto bene, e quindi il peggio è passato.
AP: Assopoker è una community la cui forza è data dal confronto delle esperienze dei vari giocatori, che si scambiano pareri ed esperienze in un'ottica di crescita personale e comune. E per un professionista? quanto conta essere attorniato da persone con le quali ci si stima e ci si confronta sui vari temi inerenti al gioco e a ciò che lo circonda?
GM: Questo è uno degli aspetti più belli dell'essere sponsorizzati: ti trovi in mezzo a persone che vivono la tua stessa situazione, che condividono le loro esperienze con te e sono molto preparate professionalmente. Questo tipo di confronto per me è fondamentale, mi aiuta tantissimo.
AP: Hai nominato la parolina magica: sponsorizzazioni. Ma in realtà cosa significa essere sponsorizzati?
GM: Diciamo che è come uno scambio di favori: la poker room ci dà la possibilità di farci notare e di portare avanti la nostra immagine, e noi a nostra volta cerchiamo di fare il nostro per migliorare ed arricchire l'immagine della poker room.
AP: Come ci si sente quando ci si presenta agli altri dicendo "sono un giocatore di poker"?
GM: Sinceramente non ho mai avuto grossi problemi a spiegare quello che faccio. Basta saperlo presentare. In questo senso partiamo con l'eredità pesante che si porta dietro il poker nell'immaginario collettivo italiano, che lo ha sempre associato all'azzardo puro. Certo, ci sono ancora delle persone che non vogliono proprio capire, ma ripeto, io non ho mai avuto grossi problemi a spiegare cosa faccio e quali sono i miei obiettivi.
AP: Secondo te è possibile per un giocatore professionista avere una relazione con una ragazza che non fa parte dello stesso ambiente? Può essere questo legato a un fatto di comprensione di uno stile di vita, di condividere alcuni tipi di emozioni?
GM: Guarda, io sto insieme ad una ragazza che è assolutamente estranea al poker, il rapporto ha un equilibrio e noi stiamo bene. Lei sa quali sono i miei obblighi, sa che ad esempio ogni tanto devo allontanarmi e lei non può seguirmi perchè ha il suo lavoro. Ma dall'altro lato si rende conto anche del fatto che spesso posso scegliere di stare con lei tutto il tempo che voglio - per il fatto di potere scegliermi gli orari di lavoro. Inoltre, sotto l'aspetto economico, ha capito che se si imposta e si gestisce tutto con criterio, questo è un lavoro non solo molto remunerativo, ma anche con molti meno rischi di attività più "stimate".
AP: Infatti. Giocare a poker è un lavoro che richiede grosse energie psicofisiche, tempo, pressione psicologica. Eppure al giorno d'oggi ancora molti non lo considerano alla stregua di altri lavori perchè "non produce ricchezza". Tu che ne pensi?
GM: Chi dice che un giocatore di poker non crea ricchezza, forse dovrebbe chiedersi cos'è la ricchezza stessa. Io sono convinto che una cosa acquisti valore nel momento in cui qualcuno la vuole: quando un giocatore si siede ad un tavolo e un altro giocatore - anche se perdente - vuol giocare con lui, sta creando ricchezza. Nel momento in cui stai andando incontro all'esigenza dell'altra persona di giocare, stai effettivamente creando ricchezza. Sembra contorto ma se ci si riflette bene è proprio così.
AP: Al di là degli ovvi obiettivi personali, cosa auspica Giorgio Miconi per il prossimo futuro del poker?
GM: Che questo nostro lavoro venga finalmente rispettato come tale.
AP: Un saluto a te da tutta Assopoker e ti auguriamo un grande 2010!
GM: Grazie a te e un saluto alla vostra grande community. Ci vediamo ai tavoli di Sisal Poker!