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Marigliano: ‘Ziigmund? Un isterico. Vi racconto gli high stakes’

Marcello Marigliano ci racconta in esclusiva la sua esperienza negli High Stakes online e i suoi segreti nel mondo delle scommesse. Dopo la prima parte dell’intervista, nella quale ha spiegato i motivi che lo hanno indotto a lasciare il poker a livello professionale, “luckexpress10” svela alcuni retroscena inediti.

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Marcello, cosa ti è rimasto degli high stakes? Il mouse brucia a quei livelli? 

Ho iniziato soprattutto con la voglia di giocare con i migliori per imparare. Di positivo mi è rimasto il know how. Solo confrontandoti con buoni avversari puoi migliorarti, soprattutto in heads-up. Se giochi 100.000 mani contro players scarsi non otterrai risultati. A me è servito molto per imparare l’Omaha.

Ti sentivi preparato in quella variante?

Per molto tempo ho pensato di essere il migliore giocatore italiano di Omaha. Giocavo su PokerStars ai limiti 5€/10€ e mi sono levato qualche soddisfazione. Da un annetto a questa parte devo dire che ci sono diversi giocatori italiani intelligenti che sono migliorati molto e sono più bravi di me.

Le tue sfide con Ilari “Ziigmund” Sahamies erano oramai un appuntamento fisso su Full Tilt Poker.

Ziigmund è un giocatore isterico e nell’Hold’em secondo me non è neanche forte. Tra noi due c’era una specie di rivalità. Bisogna sfatare il mito dei giocatori high stakes: non è vero che sono solidi finanziariamente e soprattutto da un punto di vista mentale. 

Giocano in bankroll?

La maggior parte va in crisi con una facilità sorprendente. Solo pochi hanno delle posizioni finanziarie solide.

Nomi?

Diciamo che anche i più noti e insospettabili non giocano in bankroll e quando sono al tavolo spesso si fanno condizionare: giocano scared money. C’è molto azzardo negli high stakes, irrazionalità.

Rimpiangi quei momenti?

Assolutamente no perché quelle partite condizionano la tua vita privata. Alti e bassi esagerati che hanno perturbato non poco le mie giornate: quando perdi determinate cifre è molto peggio di quando vinci.

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Hai perso molto su Full Tilt Poker?

Ti confesso che su FTP ho fatto un versamento di 600 dollari all’inizio ed ho sempre giocato con il denaro vinto. Poi ho perso tutto. Alla fine ci ho rimesso solo 600 bigliettoni. Per me era una sfida, un modo per imparare il gioco.

Lo rifaresti?

Usando la ragione direi di no. Se devo dare un consiglio paterno, lo sconsiglio ai più giovani di giocare a quei livelli.

Sei invidioso dei tuoi avversari negli high stakes?

Sinceramente no. Molti di loro hanno una vita che mi augurerei di non avere mai, sono troppo squilibrati. 

Chi si salva secondo te?

Phil Galfond è tra i più equilibrati. 

Ti rivedremo a qualche torneo live?

Come ho detto al WPT di Parigi per puro divertimento. L’anno scorso ho fatto il final table a Cannes per il Partouche Poker Tour. Poi ho giocato all’EPT di Montecarlo ma solo perché sono location vicine alla mia residenza. 

Progetti?

Vorrei scrivere un libro, donando il ricavato in beneficenza: ho maturato 20 anni di esperienza a tutti i livelli nel mondo del gioco. Dalle scommesse sportive all’ippica, dal poker alle schedine. Vorrei trasferire la mia esperienza. Mi auguro di trovare l’energia per farlo.

Hai un’esperienza a 360 gradi ma in quale gioco ti senti più skillato?

Nelle scommesse ero bravo, ho sviluppato veramente delle belle idee, sfruttando sempre i miei studi matematici. 

Quando parli di scommesse ti riferisci alle sure bet e al betting Exchange?

No, la mia abilità era capire – su base matematica – quando una quota era sbagliata, soprattutto sui passaggi turno, gli antepost dei tornei. Interessanti poi alcune bet sui Mondiali di calcio: tipo la combinazione delle squadre che passavano i gironi. C’erano tante occasioni da sfruttare. Per entrare nei dettagli però ci vorrebbe un libro nel vero senso della parola. Tipo, spiegare quali sono i criteri per poter individuare un errore. Ero senza dubbio molto più bravo nelle scommesse rispetto al poker.

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I bookmakers oramai sono diventati difficili da battere, così stai applicando i tuoi studi matematici sulla schedina del Totocalcio. 

Devo dire che anche nelle schedine sono abbastanza bravo. Ho fatto delle buone riflessioni e al momento sto vincendo.

Quanto stai guadagnando?

Direi che bisogna disincentivare le persone a ragionare: “quanto posso guadagnare in un anno nel mondo del gioco?” Nel gambling bisogna essere sicuri di giocare in vantaggio. Per fare “più” bisogna sapere chi è il “meno”.  

Hai individuato il meno?

Nelle schedine ho individuato il “meno”, poi dipende tutto dalla casualità. Ho già fatto delle buone vincite e sono in attivo, ma in questo mondo non è possibile calcolare possibili redditi annuali. Il gioco è pur sempre legato al caso, non scordiamocelo.

Seconda parte – fine

Intervista a Marcello Marigliano – prima parte