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La chiamata perfetta nel momento più sbagliato, quando un call sposta una carriera

Lo scontro mitico tra il danese Olav Sjavic e la britannica Vicky Coren, ci rimanda indietro ad un poker diverso, poco attento alle size, durante il quale i bluff erano meno frequenti. Ma anche ad una mano che è la cartina di tornasole che dimostra come certi call spostino carriere.

Carpe diem

Alla fine, come recita un vecchio adagio, la vita si gioca in un colpo solo, il resto è attesa. 

Nel poker questo enunciato è di quelli che richiamano alla mente tutta una serie di occasioni mancate e mai sfruttate per la stragrande maggioranza dei giocatori, un felice ricordo, invece, per una piccola percentuale di essi. 

È quello stesso proverbio che deve aver accompagnato il danese Olav Sjavic dal momento in cui un turn non esattamente amico, ha posto fine alle sue velleità di vittoria all’European Poker Tour di Londra, nell’ormai lontanissimo 2006, quando la padrona di casa Vicky Coren gli rubò lo scettro laureandosi campionessa dell’EPT inglese, prima donna a riuscire nell’impresa. 

Il colpo tra Sjavic e la Coren

Lo scenario è abbastanza noto a tutti, si gioca tre left con un premio garantito per tutti pari a $317.478 e il nordico decide di aprire con una coppia di 3 da bottone. 

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Da small blind la Coren non si lascia sfuggire l’occasione di 3bettare con una mano di valore, a j , mentre il BB, occupato dall’Australiano Emad Tahtouh folda il suo T-9. 

Tralasciando il piccolissimo particolare che l’eventuale terzo incomodo avrebbe fatto full al flop, la Coren decide che è il momento di metterle tutte per far spaventare il suo avversario, praticamente in bianco. 

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Il danese in the tank

Sjavic prima la spaventa cominciando a tankare per alcuni minuti, poi decide di ghiacciarla proferendo la parolina magica “call” proprio mentre il Direttore del Torneo Thomas Kremser sta per concludere il suo countdown. 

La sala si alza in piedi per ammirare la chiamata del giocatore danese e la Coren prende la sua borsetta battendo la manina sul tavolo per complimentarsi con l’autore del call. 

Il turn amico, il turn nemico

La reazione di stupore da parte di tutti, commentatori compresi, all’uscita del turn, lascia sbigottito Sjavik come se avesse appena accusato un KO da Mike Tyson. 

Nemmeno la Coren riesce, almeno all’apparenza, ad essere soddisfatta della sua condotta e si scusa più volte col rivale. 

Ma c’è ancora il river, quello ve lo lasciamo gustare senza spoiler, ma ormai buona parte del danno è fatta.

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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