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Poker e tasse: le dichiarazioni dei players USA

Per i giocatori di poker americani, aprile non è soltanto il mese in cui si ricorda l’anniversario del Black Friday. È anche, e soprattutto, il momento in cui tocca mettere mano al portafogli per pagare le tanto temute tasse. Ma quanto e come pagano i professionisti made in USA?

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Domande a cui ha risposto Ray Kondler, dello studio Kondler and Associates, consultato da PocketFives. Partiamo proprio dal regime fiscale. Kondler ricorda come i giocatori in attivo, così come tutte le altre persone, devono pagare le cosiddette tasse stimate, ogni trimestre, secondo disposizioni dell’I.R.S., il fisco statunitense.

Solo che per i giocatori, questo calcolo è piuttosto complicato da fare. Sbagliare può essere decisamente costoso: tutti coloro che non inviano il dovuto al fisco americano, o inviano un importo ritenuto insufficiente, subiranno una multa i cui interessi verranno spalmati lungo tutto il resto dell’anno.

Il discorso più interessante, però, è quello di chi chiude l’anno in passivo. Kondler afferma che professionisti e giocatori amatoriali pari sono: chi alla fine dell’anno ha perso, può scaricare le perdite fino a un tetto massimo che è fissato dal livello delle entrate. “Per esempio – ha dichiarato Kondler – se sei un giocatore amatoriale e hai vinto 10.000 dollari, ne hai persi 15.000 e ne hai spesi 7.000, puoi rivalerti solo per i 10.000 dollari persi, portando il guadagno netto a 0. Non puoi dedurre le spese, perché ti sei dichiarato giocatore amatoriale”. In questo caso, le entrate lorde sono pari 10.000 dollari e il player occasionale può quindi prendere questo come tetto massimo per le perdite.

Leggermente diverso, invece, il discorso per chi si dichiara un giocatore professionista: “In questo caso, nella stessa situazione, puoi far figurare quei 7.000 dollari di spese (viaggio, vitto, alloggio, ndr) come fossero perdite”.

L’esperto in materia fiscale ha anche parlato di quelli che sono i dubbi più diffusi tra i giocatori. La domanda più gettonata è la discriminante da utilizzare per ritenersi giocatori professionisti o amatoriali. Secondo Kondler non esiste una definizione precisa, “ma se dedichi una parte importante del tuo tempo al gioco e allo studio del gioco, e da questo ne deriva una parte sostanziale dei tuoi guadagni, puoi considerarti un professionista”.

Infine, Ray Kondler ha dichiarato come i giocatori siano ben consci dei benefici di dichiararsi professionista (poter dedurre le spese, appunto), così come degli svantaggi (la tassazione più pesante per i liberi professionisti), mentre in molti, per contro, non sono al corrente della possibilità di scaricare dalle tasse eventuali piani pensionistici privati.