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PokerStars: svelato il business miliardario

Si è sempre dibattuto sul reale valore della prima room mondiale: PokerStars. Tra bufale e smentite, finalmente dopo anni di incertezze, il prestigioso Wall Street Journal ha pubblicato numeri e cifre credibili, grazie anche alla collaborazione di Rational Group, la holding che controlla sia Stars che Full Tilt Poker.

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Un inviato del WSJ ha raggiunto l’Isola di Man, per raccontare ai propri lettori la guerra tra PokerStars e i casinò statunitensi: motivo del contendere il mercato del poker online in Nevada e New Jersey. Tema ampliamente dibattuto da Assopoker in questi mesi. Non è nostra intenzione continuare a ripetere le solite cose, così ci concentriamo su aspetti ancor più curiosi, mai svelati prima. Partiamo dalla prima domanda: a quanto ammonta il business annuale del primo gruppo mondiale?

Secondo il quotidiano economico statunitense, PokerStars vanta in organico ben 1.500 dipendenti per un fatturato annuo di oltre un miliardo di dollari. Il quartiere generale è a Onchan (foto in alto), sull’Isola di Man, nel mare d’Irlanda.

In base ai dati forniti da PokerScout, la room dalla picca rossa, fino al 2007, deteneva una quota di mercato  inferiore al 20%. Nel 2010 era più che raddoppiata al 40%. Dopo il black friday (2011) era leggermente calata ma nel 2013 si è assestata intorno al 54%.

Nostre ricerche svelano che nel lontano 2006, il fatturato di Stars ammontava a 200 milioni di dollari (fonte Times) con un utile pari al 50% dei ricavi. Le revenues nel 2009 si assestavano vicino agli 800 milioni.

Nel 2010, con il mercato degli States ancora a pieno regime, i ricavi lordi avevano toccato quota 1,4 miliardi di dollari, con profitti pari a 500 milioni, per un guadagno di 1,37 milioni al giorno (fonte Forbes).

Secondo la società di ricerca H2 Gambling Capital, al momento il fatturato del poker globale ammonta a 4 miliardi di dollari.

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Il WSJ pubblica in anteprima ed esclusiva mondiale l’unica foto disponibile pubblica (in alto) del fondatore Isai Scheinberg, 66 anni, ex programmatore canadese, figlio di ebrei lituani sopravvissuti all’Olocausto. Durante la sua permanenza in IBM, a Scheinberg venne l’idea geniale di creare un software per i tornei di poker online. Al tempo giocava live in un circolo di Toronto.

Isai si è dovuto dimettere da qualsiasi carica ufficiale a seguito dell’accordo dell’anno scorso con il Dipartimento di Giustizia statunitense ed ha passato il testimone al figlio Mark, 39 anni, CEO del gruppo.

In base a dati in nostro possesso, la famiglia Scheinberg detiene il 75% delle quote della holding di controllo. Il 25% restante è diviso tra i dipendenti: una delle quote più importanti è in possesso di Lee Jones, responsabile della comunicazione e storico manager di Stars.

Pensate che il brand più famoso del poker è stato lanciato in una data sfortunata: l’11 settembre 2001. Il marchio è però gestito da diverse società collegate a Rational Group.

Sempre in base alla informazioni pubblicate dal WSJ, anche Stars avrebbe le proprie persone di fiducia a Washington: in prima linea il deputato Richard Gephardt, uno dei parlamentari più attivi per la legalizzazione del poker online a livello federale.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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