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Vladimir Putin

Il Golpe in Russia “rafforza” la posizione di Putin secondo i bookmakers, le quote sulla caduta

ESCLUSIVA – Per i bookmakers offshore statunitensi, mai come in questo momento, Vladimir Putin è paradossalmente in una posizione di forza dopo il tentato golpe effettuato sabato scorso dal gruppo di miliziani della Wagner. Definiti incautamente come un gruppo di mercenari o un gruppo privato, in realtà la Wagner è nata da una costola del servizio segreto militare (settore contro spionaggio) GRU ed ha ricevuto armamenti (anche molto pesanti come carriarmati e lanciamissili) dall’esercito. Di fatto rappresenta qualcosa di più di un gruppo privato, visto anche che cura interessi geopolitici russi soprattutto in Africa.

A scatenare e a dare il via all’offensiva del leader oligarca Yevgeny Prigozhin (detto anche il cuoco di Putin perché gestiva in passato un servizio di catering) è stato un decreto legge del Cremlino che imponeva lo scioglimento dei gruppi militari privati e il loro assorbimento al Ministero della Difesa.

La cosiddetta marcia su Mosca (interrotta a 200 chilometri dalla capitale) con l’accordo con i ribelli (grazie alla presunta mediazione del Presidente bielorusso Alexander Lukashenko) e l’esilio di Prigozhin a Minsk, ha creato una sorta di instabilità interna alla Russia.

La maggior parte degli analisti e degli osservatori ha constatato una debolezza intrinseca non solo del Presidente Vladimir Putin ma soprattutto del sistema Putin e del suo Governo. Questa è però la visione di noi occidentali, in realtà è molto difficile capire cosa stia realmente accadendo in paesi impenetrabili (con un potere centralizzato molto accentuato) come la Russia o la Cina.

Sabato però l’apprensione in Russia è stata alta. Per ore divisioni dell’esercito non sono intervenute per fermare la folle corsa della Wagner (anche se nell’avvicinamento a Mosca, il gruppo privato si stava sfilacciando e riscontrava sempre più resistenze).

Per i bookmakers le probabilità di un addio di Putin passano dal 40% al 33,3%

In realtà, per il bookmaker offshore che opera negli Stati Uniti con una licenza caraibica (dall’Italia non si può scommettere), Betonline, le quote rivelano un’alta probabilità che Putin rimanga al potere sia nel 2023 che nei prossimi anni (nel marzo 2024 ci saranno le elezioni presidenziali in Russia).


Circa 48 ore fa, il book ha dato un aggiornamento su Putin twittando le nuove quote: un suo eventuale addio è dato con probabilità del 33,3% (odd in decimali 3.00, quote americane +200 ), mentre la sua permanenza al Cremlino al 75% (decimali 1.33, quote americane -300).

Coloro che non sono esperti di scommesse obietteranno che la somma tra le due percentuali non fa 100 ma bensì va oltre il 108%. Quel 8% in più è definito aggio ed è la commissione percentuale che il bookmaker trattiene. Di fatto le quote sono più basse in proporzione dell’8%. Dal punto di vista dello scommettitore minore è l’aggio, più conveniente è il sito di scommesse.

Lasciando i tecnicismi da parte, il 19 gennaio 2023, lo stesso bookmaker dava le seguenti quote:

  • Addio entro il 2023 – quota 2.5 – 40% probabilità
  • Addio entro il 2024 – quota 4.5 – 22,2% probabilità
  • Addio entro il 2025 – quota 5.0 – 20% probabilità
  • Addio dal 2026 – quota 2,6 – 38% di probabilità

C’è anche da fare un ulteriore ragionamento: la posizione è leggermente migliorata ma stiamo comunque ragionando in termini del 33% o del 40%, quote relaticamente sempre alte considerando la stabilità del sistema putiniano degli ultimi 20 anni. La Guerra ha avuto un’influenza decisiva.

Perché Putin esce relativamente “rafforzato” dalla crisi secondo i bookmakers?

Prima considerazione da farsi: prima del golpe paradossalmente l’addio era molto più probabile 40% mentre ora è del 33,3%. A gennaio, nel momento dell’uscita delle prime quote, la Russia stava vivendo una fase della guerra molto delicata, con una contro-offensiva in atto dell’ Ucraina da ottobre. Oggi invece la contro-offensiva tanto annunciata degli ucraini non sembra riuscire a sfondare le quattro linee difensive russe.

Naturalmente stiamo parlando solo delle previsioni di analisti di scommesse, quindi prendiamo queste percentuali con le molle. Però è logico che parlare di un Putin dimissionario o “licenziato” con percentuali comunque alte è derivante dal fatto che la sua debolezza derivi dalla Guerra in Ucraina che fino ad ora non è stato un successo politico interno.

L’impressione quindi è che da una parte il golpe fallito e dall’altra un andamento della guerra più statico sembra averlo leggermente rafforzato di circa 6,7% punti percentuali secondo gli esperti di scommesse.

Putin è un elemento di equilibrio?

Non è un paradosso? C’è una spiegazione “logica” e questo ragionamento ce lo danno gli esperti di geopolitica.

Anche Lucio Caracciolo, uno dei massimi esperti in Italia e direttore della rivista Limes che vede in Putin, in un momento di forte instabilità, come un elemento che dà relative garanzie al sistema interno.

Per Caracciolo “tutti i paesi si augurano che la Russia non vinca la guerra ma che non la perda neanche” (perché comporterebbe una disgregazione della nazione) “tranne alcuni paesi anti-russi come ovviamente l’Ucraina, la Polonia e altri (i baltici ndr) ancora”.

Interpretando il pensiero di Caracciolo e degli esperti di geopolitica, sarebbe molto peggio relazionarsi – a livello internazionale – con il Prigozhin di turno che con Lavrov (il potentissimo ministro degli Esteri di Vladimir Putin). E’ un paradosso ma gli occidentali devono scegliere il male minore.

Caracciolo sostiene che un crollo improvviso del sistema Putin porterebbe il paese nel caos e questo pericolo è avvertito non solo all’interno della Russia, ma anche della comunità internazionale visto che stiamo parlando di una potenza con oltre 6mila testate nucleari in dotazione. Sia Biden che gli altri leader occidentali auspicano un cambio di potere ma che non avvenga così improvvisamente semmai gradualmente con un post Putin gestito con moderazione e le necessarie garanzie di tenuta del sistema.

La disgregazione della Russia non interessa a nessun paese occidentale, tranne quelli che sono in prima linea e sono anti-russi per eccellenza (per loro è una questione di sicurezza-sopravvivenza, pensiamo per esempio alla Polonia per finire ai paesi baltici).

Per Caracciolo “tutti i paesi si augurano che la Russia non vinca la guerra ma che non la perda neanche, tranne alcune nazioni anti-russe come l’Ucraina, la Polonia e altri”.

Lucio Caracciolo – Direttore Limes

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I pericoli di una caduta improvvisa del Governo russo

Quindi è interesse di (quasi) tutti, soprattutto dei russi, che ci sia una fase di transizione ben ponderata che garantisca un passaggio di consegne al Cremlino graduale e non con un colpo di Stato che potrebbe gettare una delle potenze nucleari del pianeta nell’anarchia, come è successo post disgregazione dell’Unione Sovietica dal 1991 in poi, quando una parte del paese e delle sue ricchezze naturali erano contese da gruppi di mafiosi, fino all’arrivo proprio di Putin.

L’auspicio e l’interesse quindi dei poteri in campo, sia interni che esterni, è quello di evitare che estremisti si impossessino delle chiavi delle valigette nucleari e di una delle nazioni più potenti al mondo (oltre che la più estesa).

Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, Yevgeny Prigozhin è stato uno dei falchi, un sostenitore della guerra totale ed è stato uno dei motivi dei dissidi con il capo di stato Maggiore Gerasimov e con il ministro della difesa Sergei Shoigu e indirettamente anche con Putin.

Prigozhin fa parte di un gruppo di estremisti che vorrebbe la chiamata alle armi generali del popolo russo, secondo lui, unica condizione – secondo lui – per vincere la Guerra in Ucraina, con la trasformazione del sistema produttivo russo in una industria e economia di guerra a 360 gradi.

Quindi, in un momento di crisi istituzionale, molto probabilmente gli analisti dei bookmakers vedono in Putin un elemento di stabilità se confrontato a Prigozhin e company. E’ paradossale ma è così.

Putin lascia nel 2026?

Il secondo aspetto da tenere in considerazione, riguardo le quote di gennaio, è che Putin potrebbe lasciare nel 2023 o nel 2026, non nel 2024. Perché? Perché secondo gli analisti se non dovesse decidere di partecipare alle elezioni lo annuncerebbe al massimo entro settembre-ottobre visto che le elezioni ci saranno nel marzo del 2024 e il suo partito dovrà nominare un candidato e ci sarà un periodo pre-elettorale relativamente lungo. Più probabile che lasci dopo il 2026.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.