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Il bot Libratus domina la sfida contro gli umani, per Doug Polk il divario è enorme

Da quando esiste il poker online c’è sempre qualcuno che si chiede se un bot sia in grado di battere i giocatori in carne e ossa. Questa prospettiva è al tempo stesso affascinante e preoccupante: affascinante perché dimostrerebbe quanto la robotica si sta evolvendo, preoccupante perché aprirebbe nuovi orizzonti sulla vendita e l’utilizzo dei bot nel poker online.

Finora i migliori professionisti al mondo erano d’accordo nel dire che un bot non riuscirebbe a risultare vincente sul lungo periodo contro i top player. Ciò che sta facendo Libratus potrebbe però far cambiare idea a tutti.

Il bot costruito dalla Carnegie Mellon University si sta infatti dimostrando nettamente superiore al team human composto da Dong Kim, Jimmy Chou, Jason Les e Daniel McAulay. Il divario si palesa soprattutto nei numeri: nel momento in cui scriviamo, Libratus è in attivo di $794.392 dopo 64.312 mani, tutte giocate in heads-up ai limiti $50-$100 con uno starting stack di 200 big blind. Anche se si parla di playmoney e non di soldi veri, è bene ricordare che in caso di vittoria il team human incasserebbe un premio reale di $200.000.

Il bilancio attuale
Il bilancio attuale (tra parentesi le perdite)

Il bilancio è quindi tremendo, perché quando mancano meno di 60.000 mani alla fine (la sfida è su 120.000 mani), Libratus ha vinto quasi 80 stack da 100 big blind ai suoi avversari. Oltretutto in maniera così dominante da risultare quasi imbarazzante.

A dirlo è Doug Polk. Il forte professionista di Las Vegas, che l’anno scorso faceva parte del team che stravinse contro Claudico, ha commentato duramente il confronto di quest’anno tra i “Brains” (cervelli) e la “Artificial Intelligence” (intelligenza artificiale): “Questa è una devastazione assoluta per il team human. Il divario sta diventando enorme“.

Se nel 2015 “WCG|Rider” sconfisse Claudico vincendo ben $732.700 (sempre playmoney), quest’anno la situazione è completamente ribaltata: con metà sfida ancora da giocare, Libratus ha già accumulato un vantaggio quasi incolmabile. Una situazione che nessuno si sarebbe mai aspettato, ma ciò che più ha impressionato Polk è un’altra questione: il bot è in grado di adattare il suo gioco agli avversari in una maniera molto più complessa rispetta a Claudico. Così complessa da fargli sorgere qualche dubbio…

“In genere, open raisare 2x in heads-up è una mossa un po’ debole, perché permetti al tuo avversario di chiamare con tante mani a un ottimo prezzo”, spiega Doug in riferimento a questa tendenza iniziale di Libratus. “È molto interessante che il computer abbia deciso di cambiare strategia dal Day 6 passando a una size di 2.5x. Mi chiedo se ci sia stato l’intervento umano dietro, perché non credo che sia in grado di passare da 2x a 2.5x da un giorno all’altro in completa autonomia”.

Doug Polk
Doug Polk durante la sfida a Claudico del 2015

Al di là della size di opening raise, ciò che hanno notato Polk e molti altri osservatori è il frequente utilizzo da parte di Libratus della overbet al river. Una mossa che si vede sempre più spesso anche agli high stakes online e che ora potrebbe spingere ancora più professionisti a metterla in pratica. D’altronde, contro il team human sta funzionando alla grande…

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“Il bot bilancia bene questa mossa con bluff e value bet. Overbetta in molti spot che non sono per nulla convenzionali. A volte lo fa in situazioni nelle quali rappresenta mani che avrebbe slowplayato nelle street precedenti. Per esempio, se un flop è monotone, lui punta sul flop, checka sul turn e fa una overbet enorme al river. Questo comportamento non è per nulla comune nei match tra umani”.

Tralasciando i giudizi tecnici, di una cosa Doug è sicuro: gli umani hanno pochissime possibilità.

“Se non riescono a capire cosa sta andando storto e non riescono ad aggiustare il loro gioco, sono completamente dominati. Anche perché sembra che il bot sia migliorato nettamente nelle ultime giornate. Secondo me il team human ha un 10% di riuscire a vincere la sfida“.

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