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Colpo al gioco online illegale: 11 arresti, sgominata “dollaropoker”

Nuovo capitolo nell’eterna lotta fra le forze dell’ordine e la criminalità organizzata, con il gioco illegale online ancora una volta protagonista. Si tratta dell’inchiesta “Imitation Game” che ha visto coinvolti la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Roma, il Servizio Centrale Operativo (Sco) della Polizia, la Squadra Mobile della Questura di Roma e il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico) della GdF.

Al centro dell’inchiesta una serie di società offshore di gioco online compreso “dollaropoker”, network fondato qualche anno fa e arrivato ad essere addirittura l’undicesimo network mondiale per traffico (14° mentre scriviamo).

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L’accusa, come riporta il comunicato stampa della GdF, è di associazione a delinquere a carattere transnazionale volta a commettere una serie indeterminata di reati attraverso una rete illegale di gioco online, aggirando, in tal modo, la normativa di settore e omettendo fraudolentemente il versamento dei tributi erariali per la concessione di gioco, al fine di realizzare plurime truffe ai danni dello Stato”.

Inoltre è stata chiesta l’aggravante mafiosa, poichè i vertici di dollaropoker “stipendiavano” letteralmente alcuni esponenti del clan dei casalesi con cifre anche di 60mila euro al mese, allo scopo di facilitare la diffusione del suo business sul territorio controllato dalla potente consorteria criminale. Sotto accusa anche altri elementi legati alla ‘ndrangheta calabrese.

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Sempre secondo gli investigatori, il giro d’affari era enorme, oltre 11 milioni di euro al giorno, frutto di una organizzazione verticistico-piramidale: i vertici intrattenevano rapporti diretti solo con i cosiddetti National, costituenti il livello più alto dell’organizzazione. Ai National facevano quindi riferimento i Regional che provvedevano al ritiro delle somme di denaro dai Distretti i quali, a loro volta, provvedevano alla raccolta dai Club Manager, gli unici ad avere rapporti diretti con il “player” finale il quale, per accedere al gioco on line, doveva corrispondere in anticipo all’organizzazione una somma di denaro che veniva poi accreditata in un conto virtuale anche mediante trasferimento con carte prepagate poste-pay.

Dollaropoker aveva sede in Romania e server in Florida. Come molti altri siti di gioco offshore non aveva alcuna autorizzazione ad operare su mercati nazionali come quello italiano, ma operava ugualmente beneficiando delle concessioni rilasciate da autorità governative di paradisi fiscali. In ragione di ciò, e di un forte radicamento sul territorio (peraltro oggetto dell’indagine), non è un segreto che ci giocassero anche molti italiani.

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