Per la Procura di Brescia è stata organizzata una maxi evasione fiscale ai danni dello Stato da parte della “banda delle fiches” (così è stata denominata dai magistrati), un gruppo di presunti evasori che si è servito - per il proprio schema - anche dei casinò di Venezia, Sanremo, Campione d’Italia e Saint Vincent (ma non è stato accertata alcuna responsabilità delle case da gioco, molto probabilmente solo soggetti passivi di questa vicenda).
I proventi dell'attività sarebbero stati “reinvestiti” in preziose chips delle quattro case da gioco italiane.
L’attività investigativa è stata condotta nel 2021 da parte della Guardia di Finanza e, al termine delle indagini, sono stati arrestati e sottoposti a custodia domiciliare il giudice tributario Donato Arcieri, il consulente fiscale Giuseppe Fermo (originario di Potenza ma con sede a Milano) e due imprenditori lombardi Luigi Bentivoglio e Antonino Sortino. L’inchiesta però rischia di allargarsi: sono 90 gli indagati per una frode da 90 milioni di euro.
Le accuse sono gravi: evasione fiscale, corruzione in atti giudiziari, riciclaggio e dichiarazioni fraudolente. Sono state emesse – secondo la Procura – fatture per operazioni inesistenti per svariati milioni. L’ 8 giugno è prevista la prima udienza. Il consulente fiscale Fermo ha chiesto il giudizio abbreviato ed è stato condannato.
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Come operavano all'interno dei casinò? Le ipotesi
La Banda si serviva dei casinò coinvolti per riciclare i proventi della truffa? Non si conosce ancora lo schema che ha portato i 4 indagati a investire nelle fiches nelle principali 4 sale italiane. E’ una vicenda tutta da chiarire ma le Fiamme Gialle sembrano intenzionate a fare piena luce sulla vicenda. E' possibile che si servissero di un network di giocatatori per acquistare le fiches? Sono tutte ipotesi, ma bisognerà attendere il processo per capire come la loro attività interferiva con quella delle sale da gioco.
Una cosa è certa: con il limite sull'uso dei contanti anche nelle sale da gioco, per forza di cose, dovevano servirsi di numerosi complici. I 90 indagati attuali fanno parte di questo schema per acquistare chips dai casinò?
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Banda delle fiches: come è nata l'indagine
La Guardia di Finanza, a seguito di un controllo in una ditta di manutenzione collegata all’imprenditore Sortino (per i PM avrebbe creato fatture false per il valore di 12 milioni in 6 anni). In un capannone di proprietà dello stesso Sortino sarebbero stati rinvenuti 779.000 euro. Sempre secondo le Fiamme Gialle, i proventi della truffa, circa 17 milioni di euro, sarebbero stati “reinvestiti” in fiches dei 4 casinò italiani.
L’imprenditore sarebbe stato arrestato visto che ha offerto – sempre secondo la versione dei pubblici ufficiali – 70mila euro ai finanzieri che stavano effettuando il controllo per chiudere un occhio, forse due. Per l’atto di tentata corruzione è già stato condannato.
I documenti che scottano
Per l’accusa il consulente Fermo invece offriva servizi agli evasori in un ufficio di proprietà della società riconducibile al giudice Arcieri. Nel locale sarebbero state rinvenute fatture false e documenti relativi a una causa tributaria conclusa nel 2019 a favorevole di una società di proprietà degli indagati (per una presunta evasione fiscale da 255.000 euro). Ad assistere i ricorrenti – davanti al giudice Arcieri – è stato proprio il consulente Fermo. Le ulteriori indagini sui conti bancari ha portato alla luce numerosi bonifici dalla società oggetto di indagine al consulente e alle società collegate – secondo la Procura di Brescia – al giudice tributario.
Dall' 8 giugno seguiremo il processo per capire come la "Banda delle fiches" operava e si serviva dei casinò per occultare i proventi presunti illeciti delle attività contestate.
A Frosinone si servivano di un'agenzia di Porteur: lo schema è simile?
Un'indagine condotta in parallelo nello stesso periodo nel Lazio (nel 2021) ha portato alla luce un giro di riciclaggio in diversi casinò europei. La centrale "operativa" era a Frosinone che gestiva una rete che aveva permesso di evadere circa 19 milioni di euro. Sono state denunciate 13 persone che si sono servite di diverse sale da gioco.
In questo caso le persone indagate sono state collegate a 10 giocatori (nullatenenti) originari della Campania e della Puglia che erano presenti nei casinò negli stessi giorni degli accusati che avevano effettuato nei casinò un versamento in contanti per 18 milioni di euro, con importi frazionati per non far scattare l'allert dell'anti-riciclaggio (quindi sempre sotto la soglia).
In questo caso inoltre gli indagati si sono serviti di un'agenzia di porteur (sono persone che riescono a procurare ai casinò clienti) con sede legale nel Regno unito ma attiva nei casinò italiani. In particolare gli inquirenti hanno ricostruito la movimentazione del denaro dai conti bancari: gli indagati hanno versato circa 20 milioni di euro all'estero. L'agenzia, dal 2012 al 2017, ha movimentato nei casinò 81 milioni di euro.