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Roulette: il mistero della banda del Ritz che mise in crisi i casinò di Londra con un sistema predittivo

La storia della Banda del Ritz (seconda parte) – Vi abbiamo raccontato la notte del 2004 che cambiò molte cose nell’industria dei casinò inglesi. Il gruppo di Niko Tosa prese di mira una roulette del Ritz, la prestigiosa e lussuosa sala da gioco del West End di Londra, quando la banda serba-croata sbancò la roulette con un metodo, che fin da subito, insospettì i manager del casinò.

Le azioni dei tre protagonisti guidati Niko Tosa (scopriremo in seguito che la sua era un’identità falsa) hanno costretto i casinò di tutto il Mondo a cambiare approccio e gestione delle roulette. Nel 2005 la Gambling Commission inglese corse ai ripari, così come le sale da gioco londinesi.

John Wootten lanciò l’allarme su Tosa e i suoi soci

La storia di Tosa si interseca con la vita di John Wootten, al tempo capo della sicurezza del casinò londinese da un solo giorno. Fresco di nomina, quella sera Wootten si trovava in un bar del West End a festeggiare il nuovo incarico con gli amici, quando fu raggiunto da una notizia non proprio confortevole da un suo collega: “vieni al casinò perché stiamo perdendo una valanga di soldi”. Il casinò era abituato a sessioni molto impegnative ma, a preoccupare i direttori, era la metodologia inusuale usata dai gamblers balcanici.

Ex soldato inglese (faceva parte della Guardia Reale), John Wootten non aveva mai sentito parlare né di Niko Tosa, né del serbo (suo complice) Nenad Marjanovic, né della donna ungherese presente durante quelle sessioni: Livia Pilisi.

Quando il capo della sicurezza arrivò al Ritz, i tre se ne erano già andati con un assegno in tasca da quasi 1,3 milioni di sterline.

La banda usava un computer? Il sospetto di Wooten ma zero prove

Dopo aver esaminato i filmati attentamente e capito che Niko e Nenad iniziavano a scommettere solo dopo 3-7 secondi dal lancio della pallina, era certo che i gamblers usassero un mini processore, una tipologia di truffa verso i casinò, a suo avviso frequente, ma ancora molto sottovalutata dai manager delle sale da gioco nei primi anni 2000.

In un convegno sul gambling, da relatore Wootten introdusse l’argomento ma fu deriso dai colleghi. Ancora quella umiliazione gli bruciava dentro.

I primi processori e software usati negli anni ’60

Eppure i primi dispositivi assistiti da un processore per la roulette erano comparsi negli anni ’60. Era una questione di fisica e anche Edward Thorp, uno scienziato americano pioniere nel gioco d’azzardo, aveva fatto i primi tentativi insieme a Claude Shannon, professore del MIT. Dal loro punto di vista i lanci della roulette non erano così casuali e, una volta lanciata la pallina, si potevano calcolare alcuni parametri (come quelli della velocità) che potevano essere indicativi sul settore in cui la pallina stessa sarebbe potuta cadere.

Vedremo però che le roulette di oggi sono costruite per rendere sempre più casuale e imprevedibile il lancio e incalcolabili le variabili.

I tentativi degli Eudaemonic Enterprises alla roulette

Negli anni ’70 ci provò uno studente di fisica, J. Doyne Farmer, che fondò l’associazione Eudaemonic Enterprises. Svilupparono un piccolo computer da nascondere durante le sessioni alla roulette ma il progetto non riuscì mai a trovare successo.

Wootten aveva letto un libro e conosceva bene i tentativi del gruppo Eudaemonic. La sua paura peggiore era di essere “fregato” da dei dispositivi elettronici o dei processori di calcolo nel suo casinò. Così iniziò tutta una serie di controlli sulla roulette ma non trovò nulla di compromesso.

Il metodo degli slavi

Esaminando ancora i filmati Wootten era però convinto che il gruppo jugoslavo avesse usato un dispositivo. Il fatto che le scommesse fossero ritardate rispetto al lancio, in media di 6 secondi, era un arco di tempo sufficiente per cronometrare e calcolare – a suo modo di vedere – le rotazioni della ruota e della pallina. Inoltre scommettevano con numeri a gruppi di cinque (tutti adiacenti l’uno con l’altro) come se ci fosse una zona di caduta prevista. Decise di chiamare la polizia.

L’arresto della banda

L’assassino torna sempre sul luogo del delitto: Tosa, Marjanovic e Pilisi la sera successiva si presentarono di nuovo al Ritz, ma il comitato di accoglienza non fu molto cordiale. Furono accompagnati in una stanza privata dopo li aspettava un team di esperti della London Metropolitan Police. I tre furono arrestati e interrogati nella vicina stazione di polizia. Furono perquisiti ma non venne trovato alcun dispositivo. Durante gli interrogatori, mostrarono la consueta freddezza che avevano già mostrato durante le sessioni di gioco. Tosa si rifiutò di rispondere a qualsiasi domanda mentre il suo complice si vantò di essere un giocatore professionista e di poter prevedere oltre il 70% dei lanci.

Entrambi negarono l’uso di computer portatili. La polizia sequestrò 4 telefonini e un palmare.

Dopo la perquisizione delle stanze d’albergo gli agenti avevano trovato centinaia di migliaia di sterline e un elenco di casinò contrassegnati con dei simboli. Subentrò immediatamente nelle indagini la divisione anti-riciclaggio di Londra.

La polizia autorizzò il Ritz a sospendere il pagamento degli assegni con le vincite. Usciti su cauzione i tre promisero al Ritz una causa per recuperare le vincite. A loro modo di vedere il casinò stava usando questo escamotage per non pagare. In realtà, i manager del Ritz erano nel panico perché non riuscivano a capire cosa fosse realmente successo.

E dopo 19 anni c’è chi afferma: “non dormo ancora la notte perché non comprendo ancora cosa sia accaduto quella sera”.
Da questa affermazione vi abbiamo spoilerato una parte della storia. La polizia non trovò alcuna traccia o prova sull’uso di computer.

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La polizia londinese brancolava nel buio

Le indagini degli inquirenti erano su un binario morto: nessuna traccia di auricolari, cablaggi, timer o qualsiasi dispositivo. Gli esperti informatici della polizia avevano notato che diversi dati erano stati – in modo sospettoso – cancellati dai telefonini, ma non c’era alcuna prova di condotte illegali. Non c’era traccia di alcun software.

La sfida al casinò Colony Club

La storia non è finita con la “banda del Ritz”. Dopo circa 6 mesi, una lussuosa Mercedes Benz con autista parcheggiò davanti al Colony Club, un casinò non molto lontano dal Ritz. Scesero due uomini che si presentarono, affermando di poter vincere alla roulette senza alcun trucco illegale. Tale dimostrazione faceva parte del piano difensivo dei legali di Tosa.

Il Colony Club accettò la sfida e invitò tutti i responsabili delle sale da gioco del West End per una dimostrazione. L’ industria del gioco d’azzardo londinese era in fibrillazione. Tosa decise di farsi però da parte. I suoi avvocati fecero entrare due gamblers professionisti: Ratomir Jovanovic e il libanese Youssef Fadel. Su di loro c’era un ampio dossier.

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I due – durante lo stesso periodo di Tosa – avevano vinto in coppia nei casinò di Londra più di 300mila sterline alla roulette, con lo stesso identico metodo, con le scommesse ritardate di qualche secondo. La polizia sospettava che i due facessero parte dello stesso sindacato di Tosa.

Jovanovic e Fadel non furono accolti nel migliore dei modi al Colony. La dimostrazione sarebbe avvenuta in una stanza privata della roulette, la classica room per high roller facoltosi, lontana da occhi indiscreti. Di occhi però ce ne erano parecchi, in particolare quelli dei poliziotti inglesi.

C’erano anche una dozzina di addetti alla sicurezza del casinò, ex militari non proprio con faccine rassicuranti. Jovanovic, appena visto il “plotone di esecuzione” provò a scappare, ma fu trattenuto.

La sezione di gioco non fu per nulla favorevole ai gamblers, nonostante la tecnica delle scommesse “tardive” e posticipate. Wootten osservò molto bene i due giocare e notò la stessa identica tecnica di Tosa con la copertura delle 5 caselle adiacenti. Stesso timing e stesso schema di puntata. In quella occasione però Jovanovic non riuscì a fare funzionare il sistema. Il croato si appellò alle cattive vibrazioni nella stanza: “abbiamo a cuore la roulette ma qui abbiamo perso il nostro cuore” .

Un poliziotto gli rivelò che sospettavano che usassero dei computer, a quel punto Jovanovic rispose: “possiamo giocare nudi” e un responsabile del casinò lo invitò a levarsi la giacca. La sessione alla roulette non fu vincente.

La polizia confusa: erano dei “criminali” ma non c’era evidenza di violazione di leggi

La polizia rimase confusa e a mani vuote: per loro i croati e serbi erano dei criminali perché c’erano in ballo troppi soldi in contanti, cellulari usa e getta, passaporti che dimostravano viaggi in Angola e Kazakistan, a loro avviso sospetti (non so per quale motivo).

Ma alla fine dei conti, quale poteva essere il loro crimine?

Anche se fossero stati sorpresi (e non è questo il caso) a servizi di computer, la legislazione inglese sul gioco d’azzardo risaliva al 1845 e non prevedeva – naturalmente – nessuna fattispecie criminosa simile. Solo il Nevada, nel 2004, aveva vietato l’uso dei dispositivi nei casinò (per una legge entrata in vigore negli anni ’80).

Gli investigatori arrivarono all’amara conclusione: alla fine Tosa e compagni dovevano ricevere i pagamenti delle vincite e essere definitivamente liberati.

La polizia interruppe le indagini sui 5 gamblers che nei mesi precedenti avevano messo in ginocchio i casinò del West End.

Wootten era deluso: doveva comunicare ai proprietari del Ritz che avrebbero dovuto pagare Tosa e i suoi amici.

Mike Barnett l’esperto dei sistemi predittivi

Il capo della sicurezza del casinò però prese la cosa sul personale: non avrebbe mai lasciato vincere così facilmente Tosa e ingaggiò un super consulente sulla roulette, l’australiano Mike Barnett, ex giocatore d’azzardo professionista che dimostrerà al mondo del gambling britannico l’efficacia delle roulette predittive. .

In quei mesi Barnett aiutò il Ritz e la polizia londinese a capire come funzionava la roulette predittiva ma questa è una storia che vi racconteremo nella terza puntata. Un altro capitolo molto appassionante.

Perché bisogna scommettere con prudenza

Prima di introdurre un concetto molto delicato e controverso come quello della roulette predittiva è bene ricordarvi che sono sistemi usati da giocatori d’azzardo professionisti e anche truffatori. Ai tavoli è importante giocare in modo responsabile e scommettere solo somme che ci possiamo permettere per qualsiasi nostro hobby, non un centesimo di più. Inoltre certi comportamenti nei casinò sono illegali e possono comportare la commissione di reati con conseguenze gravi. Vi invitiamo quindi sempre a usare la testa.

Cos’è la roulette predittiva?

Barnett dimostrerà alla Gambling Commission britannica (e quindi al Governo) che il concetto di roulette predittiva non era una leggenda ma un pericolo reale per i casinò. Nella prossima puntata vi racconteremo tutto.

Una roulette predittiva è un dispositivo utilizzato da alcuni giocatori professionisti di roulette per cercare di prevedere il più possibile il risultato del lancio. Oggi le roulette sono molto sofisticate ed è sempre più difficile prevedere tutto ciò, anzi per molti esperti è del tutto impossibile, mentre nel 2004 l’industria non era ancora consapevole dei rischi che stava affrontando.

Molte persone – in questi ultimi anni – nel rincorrere questo mito si sono fatte molto male. In ogni caso, questo dispositivo consiste – in genere – in una piccola telecamera nascosta all’interno di un oggetto (ad esempio un cellulare) che viene utilizzato per registrare la velocità della ruota e la posizione della pallina durante la rotazione. Le informazioni raccolte dalla telecamera vengono quindi utilizzate per calcolare la probabilità di dove la pallina atterrerà.

È importante notare che l’uso di una roulette predittiva è illegale in molti paesi e nei casinò, poiché viola le norme sul gioco d’azzardo e può costituire una forma di frode. Inoltre, molti casinò utilizzano misure di sicurezza avanzate per prevenire l’uso di dispositivi di questo tipo. E’ tutto meno che semplice gestire questo tipo di sistema, occorre molta abilità ed esperienza e il vantaggio può essere minimo (quindi spazzato via dalla varianza nel lungo periodo).

Altro aspetto fondamentale è che questi sistemi funzionano solo con ruote imperfette.

La banda del Ritz usò un sistema predittivo?

Nella prossima puntata vi spiegheremo come Barnett riuscì a dimostrare scientificamente l’efficacia del suo software applicato alla roulette ma nessuno, ancora oggi ha capito, il metodo misterioso seguito della Banda del Ritz anche se c’è un’ipotesi che vi andremo a spiegare che è la più accreditata dagli esperti di casinò. L’unica cosa che sembra certa al 99% è che usassero una metodologia predittiva, ma ancora oggi rimane tutto avvolto dal mistero, seppur Tosa sia ancora attivo (ma con un altro nome) nei casinò africani.

La Storia della Banda del Ritz – fine seconda parte – continua

La storia della Banda del Ritz – leggi la prima parte

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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