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Sei fuoriclasse italiani del poker per sei fasi distinte dei tornei. Voi chi prendete?

Le idee per gli articoli di poker vengono sempre nel momento in cui meno te lo aspetti. 

Chi vi scrive, parlava con degli amici, tutti pokeristi in vacanza in Sardegna, coi quali ci siamo incontrati lo scorso week end a cena e l’oggetto delle nostre discussioni si è improvvisamente posato su un argomento che da prima è diventato FantaPoker, poi, piano piano, probabilmente anche con l’incedere sempre più pressante dei bicchieri di vino tra un pezzo di “porceddu” e una “sebadas”, è diventato nelle nostre teste, addirittura fattibile.

WSOP 2019 Main Event Sergio Castelluccio
Sergio Castelluccio

Il discorso è partito dalla domanda fatta dal nostro capotavola (non farò nomi e cognomi per evitare di darvi informazioni sul nostro tasso alcoolico), su quali, secondo noi, fossero i giocatori con le maggiori possibilità di portare a casa la maggior parte dei piatti disponibili in un determinato momento del torneo.

Ne è venuta fuori una specie di figura Frankensteiniana, che fa un po’ paura, ma che, a pensarci bene, non è poi così lontana dalla realtà. 

Proviamo a vedere cosa ne è venuto fuori all’arrivo degli amari.

I primi 4 livelli: Filippo Candio

Se siete di quelli che consigliano un atteggiamento tight prima dell’entrata delle “Ante”, avete sbagliato cliente in cui imbattervi. 

L’ex “november nine” non lascia respiro, non ti da nemmeno la possibilità di capire a chi è stato assegnato il bottone che sta già aprendo la prima mano, non esiste una posizione, non esiste l’avversario, non esiste l’equity della sua mano. 

filippo-candio
Filippo Candio

Filippo avrà tempo e modo di bilanciare e adattarsi a tavolo e avversari, ma intanto lo schema è quello di mettersi in moto. 

E provate a giocargli contro: vi arriverano queste bordate sui denti in ogni strada che vi metteranno in difficoltà, a meno che non siate come o più pazzi di lui, allora preparatevi a investire una parte importante del vostro stack, lui sarà pronto a farlo.

L’entrata delle Ante: Sergio Castelluccio

Il genio delle tartarughe” ha sempre rappresentato, almeno per chi vi scrive, quella capacità innata di capire quando vi sia la necessità di cambiare marcia. Il pot pre-flop comincia ad essere “croccante”, e portare a casa qualche buio senza dover forzare a tutti i costi una mano, comincia a diventare vitale per lo stack di un torneo. 

Peraltro Sergio ha dimostrato di avere quelle caratteristiche che gli permettono molto spesso di avere particolari letture sugli avversari, tali da metterli in difficoltà non solo per valore, ma anche nei casi in cui quella parte di range non estremamente forte, possa foldare da meglio. 

La parte centrale del torneo: Gianluca Speranza 

Una vera e propria macchina che, in quel particolare (e lunghissimo) passaggio del torneo che porta al pre-bolla, necessita della massima concentrazione per non sbagliare nemmeno un colpo. 

gianluca speranza
Gianluca Speranza

Ecco, Gianluca, agli occhi dei miei commensali, rappresenta quel tipo di giocatore a cui non puoi levare una chip per errori fatti, poichè non lo coglierai mai distratto, mai impreparato. Lo si vede ad occhio nudo: Speranza, almeno all’apparenza, ha la freddezza che tutti noi vorremmo avere durante quelle parti del torneo in cui la tenuta mentale serve più che in altri frangenti, quella dove il gioco si appiattisce ed è più facile andare incontro a distrazioni, come nei lunghi rettilinei delle autostrade: Gianluca è il nostro pilota modello.

Il Pre-Bolla: Alessio Isaia

La spasmodica aggressività da utilizzare in bolla di cui tutti parlano, è semplicemente un mito da sfatare. 

Abbiamo costruito un ottimo stack grazie ai nostri compagni virtuali di gioco, abbiamo tutta la comodità del mondo per poter giocare sulle debolezze altrui, ma questo non vuol dire aprire tutti i colpi. 

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Una struttura bilanciata ci dovrebbe permettere di rubare circa due bui per ogni rilancio che ci permette di chiudere i colpi pre-flop, ma è vero anche che non sapremo mai quanti bui andremo a perdere in caso di resistenza da parte di qualche rivale.

Ecco, il fabbro ha sempre messo davanti all’esasperata necessità di dover portare a casa il maggior numero di piatti possibile, quella praticità che gli ha permesso di implementare il proprio numero di gettoni, giocando sugli avversari e non sulla propria mano, sugli stack altrui e non sul proprio, sulle vere debolezze dimostrate dai rivali fino a quel momento e non sulla propria, seppur oggettiva, supremazia. 

Il Post-Bolla: Dario Sammartino

È la parte del gioco di Dario che piace di più. In questo momento è scoppiata la bolla, lo stack è importante e il napoletano è maestro nel mettere in difficoltà tutti i suoi avversari con le sue letture e un gioco istintivo che gli permette di creare scompiglio tra i rivali. 

Dario scherza indossando il braccialetto che nella realtà ha solo sfiorato

Di solito è qui che Dario, lo abbiamo visto anche al Main Event WSOP, costruisce gli averi che poi gli serviranno per affrontare gli ultimi due/tre tavoli da protagonista. 

Tavolo Finale: Mustapha Kanit

Decisamente il più selvaggio animale da Tavolo Finale che la storia del poker mondiale possa aver mai conosciuto.

È una specie di finalizzatore alla Inzaghi, con la classe e il talento di Van Basten. 

Mustapha Kanit (Katerina Lukina Pokernews)

Dategli uno stack da 30/50x a inizio di un Tavolo Finale e Musta difficilmente tradirà le vostre attese. Lo abbiamo visto in innumerevoli dirette streaming, lo abbiamo osservato nelle parti conclusive dei suoi successi online, ma alla fine il risultato è quasi sempre lo stesso. 

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Questa specie di collage non si pone il fine di giudicare i giocatori più forti in Italia, ci sono tutta una serie di players fortissimi là fuori che potevano essere citati.

Così come, d’altro canto, citare uno di questi giocatori non significa “ingabbiarlo” in una sola parte del torneo, a compartimenti stagni. 

Sono tutti giocatori completi, non ce ne voglia nessuno. Sappiate solo che le cene sono fatte così… 

"C'è chi pensa che sia impossibile prendere parte a tutti i tavoli finali dei tornei a cui si partecipa. Questo è vero per tutti. Tranne per chi li racconta".
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