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Giovanni Di Donato e Las Vegas: ‘programmare un viaggio qui va oltre l’ EV’

Giovanni Di DonatoL’Italia del poker ha conosciuto il suo nome grazie al 30° posto nell’event 26 WSOP di Pot Limit Omaha, ma le strade di Giovanni Di Donato e del poker non hanno iniziato ad incrociarsi proprio ieri l’altro…
Milanese di 44 anni, Giovanni è un habituée del cash game live nei casinò di mezzo mondo, ma anche un pioniere del cash game online.

AssoPoker: Era il 2005, e ce lo facciamo dire direttamente da lui che aria si respirava..
Giovanni Di Donato: Sì, tra l’altro è in quel periodo che conobbi Emadunk e Mandrake, con cui ci incontravamo ai tavoli di room come Paradise Poker, Poker Nexus e altre, molte delle quali oggi non esistono più.

AP: Cosa giocavi allora?
GDD: Più che altro Limit Hold’em full ring, che era il gioco più frequentato a quel tempo. Poi passai quasi subito al No Limit, e l’action fu ottima fino al 2008, quando ci fu un calo improvviso.

AP: E tu cosa facesti?
GDD: Iniziai a giocare al casinò di Barcellona, e da allora mi dedicai principalmente al live nei vari casinò. Dal 2008 al 2011 ho vissuto in Spagna (tra Barcellona e Madrid), seguendi i principali eventi per l’azione che si sviluppa sempre al cash in queste occasioni.

Giovanni si prepara ad una partita di pool, uno dei tanti svaghi della villa di PokermagiaAP: A Vegas sei ospite della villa di Pokermagia. Che aria si respira lì?
GDD: Sì, con Carlo “Mandrake” siamo grandi amici da anni, e seguo Pokermagia fin dalla nascita. La villa è mozzafiato, è enorme e non le manca nulla, nemmeno una mini-discoteca con palo da lap dance (giuro), una Jacuzzi sul tetto, e una Harley-Davidson d’arredo piazzata su un piedistallo in anticamera. A tutti noi serve però soprattutto per riposarci e ricaricarci in mezzo alle lunghe sessioni di gioco. Carlo, Franz e gli altri hanno avuto una grande idea, e naturalmente li ringrazio per l’ospitalità di questi giorni.

AP: Trentesimo a un evento WSOP di Pot Limit Omaha. Quali sono le tue prime sensazioni e come giudichi il tuo torneo?
GDD: La prima sensazione, lo ammetto, è di grande amarezza: quando ti rendi conto che degli oltre 65 tavoli iniziali ne rimangono 4, cominci a crederci veramente.
Credo di aver giocato abbastanza bene: il mio problema nei tornei solitamente è il calo di concentrazione che subentra, che mi può far commettere l’errore spesso decisivo; in questo torneo invece ho mantenuto lucidità. Un po’ di rammarico forse è relativo alla zona bolla, dove non ho avuto abbastanza coraggio per spingere a dovere in situazioni favorevoli; ma questo è senno di poi.

AP: Tra gli addetti ai lavori è rimasta nella storia la frase di un giocatore italiano che, raccontando del suo EPT, disse “C’era un nero che rilanciava sempre”…ed era Phil Ivey. Ecco, un cash live player come te come si approccia? Conosci i volti dei torneisti, o a un tavolo MTT ti approcci come a uno cash pieno di sconosciuti?
GDD: In questo torneo penso ci fossero tutti i top mondo; ne ho avuti diversi al tavolo: Veldhuis, Williamson, Buchanan, e nelle ultime due ore Erik Seidel seduto alla mia destra che, per sua stessa ammissione, era più focalizzato sul vicino final table dell’Omaha high-low dove l’ascesa di Ivey gli stava costando parecchio in termini di sidebet

Giovanni durante il torneo WSOP in cui ha chiuso al 30° postoAP: Per un giocatore di cash cosa significherebbe il braccialetto? Cambierebbe qualcosa nella tua vita?
GDD: Ovviamente sì, anche se sono più orientato al vil denaro, nel senso che tra prestigio e notorietà o un sacco di soldi scelgo sempre il sacco. A 44 anni con due figli prevale la concretezza…

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AP: C’è qualcosa che invidi al torneista? E per contro, quale pensi che sia il vantaggio più irrinunciabile per un giocatore cash live rispetto a un MTTer?
GDD: Non vedo vantaggi o svantaggi nelle due attività a confronto. Sono due modi diversi di intendere il poker, ma il giocatore davvero forte riesce ad aver successo in entrambi, anche se è molto difficile.

AP: In questi giorni in Italia è partita una polemica su quanto sia EV+ per un italiano programmare un viaggio a Vegas per giocare N eventi WSOP investendo Xk€. Qual’è il tuo punto di vista?
GDD: Non credo che una spedizione torneistica possa essere EV+ in termini monetari se ci si deve pagare i buy-in, ma inseguire un sogno non ha prezzo; inoltre l’esperienza che puoi fare a Las Vegas durante le WSOP è unica. Programmare un viaggio qui va oltre l’EV

AP: Come hai trovato il livello all’evento PLO?
GDD: Ho visto all’opera alcuni giocatori molto bravi, da cui ho avuto modo di imparare. Ho visto anche diversi giocatori, per lo più americani, con un’idea dell’Omaha piuttosto allegra, e la cosa mi ha abbastanza sorpreso. Ecco, diciamo che dagli americani mi aspettavo qualcosa di più; tutti molto bravi invece gli europei che ho avuto al tavolo. 

AP: E tornando al cash live di contorno agli eventi, com’è il livello in periodo di WSOP? E’ davvero un acquario?
GDD: Diciamo che più i blinds sono bassi e più giocatori amatoriali ci sono, ma questo è standard anche nelle poker room europee. Piuttosto, i veri vantaggi del cash di Vegas sono tutta la serie di agevolazioni per i giocatori: rake tra i più bassi al mondo, room aperte 24 ore su 24, sistema di fidelizzazione incentivante tramite le players card (un vero e proprio rakeback), la cortesia del personale che ti fa sempre sentire un cliente importante (mi vengono invece in mente certe situazioni che si vedono dalle nostre parti… vabbè lasciamo perdere).
 
AP: Trovare edge ai tavoli è più difficile ora o 3-4 anni fa?
GDD: Mi sembra più o meno uguale.

AP: Pensi che giocherai ancora qualche torneo in queste WSOP?
GDD: Non lo so ancora. Deciderò giorno per giorno, a seconda del programma e dello stato psicofisico.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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